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Moralia Dialoghi

Tecnologia ed ecologia: una questione mai neutrale

Il Novecento, il secolo appena trascorso, si chiude lasciando al nostro secolo un patrimonio di conoscenze quale nessun secolo aveva prodotto. La logica matematica, la relatività e la meccanica quantistica, il DNA e la biologia molecolare, la virologia, la tettonica delle placche, l’informatica, i nuovi materiali, giusto per fare alcuni esempi, costituiscono un patrimonio tale che spinge molti a guardare al secolo appena trascorso come a “il secolo della scienza”.


Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il Novecento è anche il secolo in cui la tecnologia è emersa come il principale fattore di trasformazione: è facile affermare che il ritmo dei cambiamenti, particolarmente rapido, sembra svolgere in tale processo un ruolo chiave. Ci vogliamo chiedere se e come questo sguardo tecnologico sul mondo intercetti la questione ecologica. Cercheremo dapprima di individuare brevemente la natura della tecnologia per poi lanciare alcune suggestioni sul rapporto tra tecnologia ed ecologia.

1. La natura trasformante della tecnologia

Se fino agli inizi del Novecento l’innovazione tecnologica si è sviluppata in modo prevalentemente autonomo rispetto alla scienza, nel corso dello scorso secolo questo rapporto si è completamente ribaltato e il nuovo rapporto tra scienza e tecnologia determina una forte accelerazione del progresso scientifico e del ritmo di nascita e di esistenza del prodotto industriale.

Questa pervasività della tecnologia ha portato, a partire dagli anni Cinquanta dello scorso secolo, alla nascita di una vera e propria disciplina chiamata filosofia della tecnologia. Il motivo di questa nuova disciplina viene così sintetizzata: la scoperta dell’assoluta novità, mai accaduta in tutta la storia dell’umanità, dell’esistenza di un approccio tecnologico alla realtà frutto e causa di una co-evoluzione tra società e tecnologia.

Si introducono parole come tecnosocietà o tecnocultura, che servono da metafora per indicare questa interdipendenza e interscambio. Si acquista consapevolezza filosofica del fatto che lo sviluppo tecnologico è un’attività sociale che riflette le particolarità del suo essere situato: il tempo, il posto, i sogni e gli scopi, le relazioni tra le persone.

Alla luce di queste ricerche la tecnologia viene oggi definita come la disciplina che studia i metodi e i mezzi atti a trasformare i materiali grezzi in prodotti finiti: la natura, vivente e inanimata, nonché il mondo degli artefatti tecnologici sono sede di processi di trasformazione di specie, nello spazio e nel tempo. Queste trasformazioni possono essere naturali, naturali integrate da tecnologia o tecnologiche.

La tecnologia è quindi, nel suo insieme, un processo di trasformazione del mondo che parte da una visione del reale di tipo strumentale trasformativo e si fonde con i bisogni e i desideri di un contesto sociale trasformandoli in realtà. Il processo tecnologico per sua natura parte da un esistente, considerato come dato grezzo, e realizza un prodotto (l’artefatto) e dei residui di lavorazione (scarti).

2. Ecologia e tecnologia: intersezioni

Proveremo ora a delineare alcune tracce fondamentali di riflessione sul legame tra tecnologia ed ecologia, secondo tre sintetiche direttrici di riflessione.

  • In un primo senso, molto generale, l’ecologia è quella disciplina che studia le relazioni tra gli organismi e il loro ambiente naturale, inteso come l'insieme dei fattori che influiscono o possono influire sulla vita degli organismi stessi. Questo ci permette di dire innanzitutto che, in quanto processo di trasformazione del mondo, la tecnologia è indissolubilmente legata alla questione ecologica. In altri termini la tecnologia in quanto fattore trasformante della natura non sarà mai neutrale rispetto alla questione ecologica: la scelta dei mezzi di trasformazione, la priorità accordata ai fini e le condizioni di questo sono questioni che devono sempre interrogare la nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente e della sopravvivenza della vita in esso.
  • A un secondo livello possiamo dire che la tecnologia in quanto realizzatrice di artefatti è chiamata a confrontarsi con l’attività trasformatrice di cui è foriera non soltanto da un punto di vista dei residui di produzione (inquinamento e/o rifiuti) ma anche dal punto di vista della produzione stessa. Da ricordare in tal senso i casi delle prime centrali nucleari: il progetto guardava solo alla messa in funzione, ma una volta arrivato il tempo della dismissione ci siamo resi conto che i grandi cappelli di acciaio delle vasche di reazione – larghi 30 m e spessi 1, e ormai contaminati – non potevano essere né tagliati né fusi né trasportati, obbligandoci a seppellire i reattori nucleari dentro enormi bare di cemento armato nel tentativo di contenere le radiazioni.
  • Infine a un terzo livello dobbiamo guardare alla tecnica come a un elemento profondamente positivo: proprio in forza del suo potere trasformante essa può realizzare quelle trasformazioni che riparino ai disequilibri ambientali che mettono a rischio la vita del nostro pianeta introducendo efficaci buone pratiche ecologiche.

3. Conclusioni non concludenti

Siamo consapevoli che quanto delineato non è che un abbozzo del problema, ma ci interessava sottolineare come il binomio scienza-tecnologia si propone come protagonista assoluto del nostro secolo. Per questo esso chiede di essere gestito e orientato verso il bene capito e voluto, perché alcune delle grandi tragedie che hanno accompagnato il secolo appena trascorso non si ripetano in futuro. Particolarmente delicate appaiano le nuove frontiere tecnico-scientifiche delle biotecnologie.

Da credenti nel confrontarci con la tecnologia dobbiamo ricordare e far nostro quanto Benedetto XVI evidenziava rispetto alla tecnologia: «La tecnica […] è un fatto profondamente umano, legato all'autonomia e alla libertà dell'uomo. Nella tecnica si esprime e si conferma la signoria dello spirito sulla materia. Lo spirito, “reso così ‘meno schiavo delle cose, può facilmente elevarsi all'adorazione e alla contemplazione del Creatore’”. […] La tecnica è l'aspetto oggettivo dell'agire umano, la cui origine e ragion d'essere sta nell'elemento soggettivo: l'uomo che opera. Per questo la tecnica non è mai solo tecnica. Essa manifesta l'uomo e le sue aspirazioni allo sviluppo, esprime la tensione dell'animo umano al graduale superamento di certi condizionamenti materiali. La tecnica, pertanto, s’inserisce nel mandato di coltivare e custodire la terra” (cf. Gen 2,15), che Dio ha affidato all'uomo e va orientata a rafforzare quell'alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell'amore creatore di Dio» (Caritas in veritate, n. 69).


Paolo Benanti

Pontificia Università Gregoriana


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