Nel giorno di Francesco d’Assisi, il 4 ottobre, Leone XIV firma la sua prima esortazione apostolica: Dilexi te, Ti ho amato. Un testo che prosegue idealmente l’ultima enciclica di papa Francesco, Dilexit nos, Ci ha amati. Iniziato dal predecessore, è stato portato a termine da Leone a ribadire la continuità fra i due pontificati, certamente sul piano dell’insegnamento sociale della Chiesa.
                            La prospettiva cristiana, in particolare quella cattolica, è particolarmente a-datta a riflettere in modo equilibrato e lungimirante sull’Europa e sulle sue numerose regioni, tra cui l’Est e l’Ovest. A tal fine, è necessario innanzitutto comprendere l’origine e la logica delle divisioni del continente. In una seconda fase esploreremo gli elementi rilevanti del magistero della Chiesa.
                            L’assassinio di Charlie Kirk, trentunenne attivista politico, durante un dibattito-comizio il 10 settembre sul campus di un’università nello Utah, segna un crescendo nella spirale di polarizzazione ideologica negli Stati Uniti.
L’efficace protezione dei minori e degli adulti affidati alle cure della Chiesa universale è un dovere per tutti i cristiani. Tuttavia, ciò che s’intende per strategia di Safeguarding efficace può variare notevolmente a seconda del contesto.
Ciò che si ipotizzava seguendo alcune vicende di cronaca, ascoltando le proteste delle vittime, confrontando le prassi di altre Chiese locali, riflettendo sui pareri di osservatori ed esperti, oggi è stato messo nero su bianco nel II Rapporto della Pontificia commissione per la tutela dei minori.
La domanda che ora rimane è questa: che si tratti di un processo in corso o di una stagione quasi conclusa, quali sono i suoi effetti sulla vita e sulla struttura della Chiesa?
                            Non prendiamo in esame la vicenda storica – che coinvolge l’intero scacchiere dei poteri del tempo – e concentriamo l’attenzione sul significato di alcuni contenuti del pronunciamento finale.
                            La separazione tra fede e politica sembra oggi un dato acquisito: da un lato il disincanto del potere, dall’altro la spiritualità nell’intimismo. Questa frattura produce cinismo. Prenna rovescia il paradigma: senza qualità interiore non c’è polis autentica, senza «unione degli spiriti» la politica si riduce a mero conflitto di interessi.
Cinque aggettivi possono aiutare a descrivere l’ultimo romanzo della nostra collaboratrice Mariapia Veladiano. Senza rivelare troppo della trama, possiamo dire in forma essenziale che il racconto è un dialogo tra una donna (fisioterapista), un vescovo (da poco insediato) e una religiosa (d’origine africana). E al centro della vicenda c’è il tema della violenza sessuale nella Chiesa cattolica.
Nel rapporto tra Chiesa e modernità, dopo il Concilio si è spesso slittati dal modello originario del «sì, ma» a quello strumentale del «no, ma».
Si tratta per la massima parte di poesie, ma è opportuno iniziare da un approccio prosaico-descrittivo.
«Qual è la relazione tra la natura nella sua vastità – cioè l’universo delle galassie e delle stelle, il mondo delle montagne e dei mari, ma anche delle creature viventi come i batteri, le piante, gli animali – e la vita, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo?»
Ha mantenuto la promessa l’economista Carlo Cottarelli nel suo ultimo libro: descrive le sfide economiche e sociali del futuro senza giri di parole, a partire dall’analisi spassionata dei dati a disposizione, acutamente rielaborati, senza peraltro avanzare la pretesa di fornire soluzioni pronte o rimedi miracolosi.
Il volume si presenta come una biografia orientata, nel senso che vuole ricostruire il mondo politico di quello che per l’autore è un uomo politico a tutto tondo. Soltanto a partire da questa intenzione di fondo si può seguire il dettagliato percorso che vi è proposto, dall’ambiente familiare di Bergoglio fino al suo pontificato, preso in esame quasi nella sua interezza.
Il testo manifesta un dichiarato amore delle autrici per la lingua ebraica, però non contiene alcuna esposizione di tipo grammaticale o similia.
Chi è l’essere umano? Che cosa significa la vita buona per noi? Come intendere la differenza più ovvia, e allo stesso tempo più fondamentale tra gli esseri umani, quella tra donne e uomini?
Negli ultimi tempi sono numerosi i testi che riflettono sul presbitero e sulla sua formazione: gli schemi classici appaiono oggi insufficienti ma non è agevole trovare strade nuove e praticabili. In tale contesto è interessante l’ultimo libro di Giorgio Nacci, canonico della cattedrale di Brindisi, docente incaricato di Teologia morale e segretario generale presso la Facoltà teologica pugliese, membro della Presidenza del comitato del cammino sinodale delle Chiese in Italia.
Il volume di Scornajenghi ricostruisce il contesto della cosiddetta secessione aventiniana con l’acribia dello storico che sonda archivi e confronta fonti e bibliografie, riconsegnandoci così tutta la tragicità di quegli avvenimenti, i quali vengono letti dal lato dell’impegno degli esponenti del Partito popolare fondato da Sturzo e altri, nel 1919, alla fine del primo conflitto mondiale.
L'autobiografia del cardinale Walter Kasper, sobria e intensa, ripercorre con lucidità e profondità spirituale le tappe fondamentali della sua vita, intrecciate indissolubilmente con la storia della Chiesa cattolica del Novecento e dei primi decenni degli anni 2000. Non si tratta di un semplice memoriale o di una cronaca personale, bensì di un vero e proprio esercizio teologico in forma narrativa, dove ogni passaggio biografico diventa occasione di riflessione sulla fede, sulla Chiesa e sul ministero.
L’autrice, assegnista di ricerca in Pedagogia generale e sociale e docente a contratto di Educazione dell’adulto all’Università cattolica del Sacro Cuore, propone una riflessione sul tema della mobilità umana non solo come spostamento fisico, ma come opportunità per una nuova consapevolezza di sé.
L’editrice Claudiana pubblica in un volume le lezioni del Riformatore sulla creazione del mondo, precedute da una serie di contributi non solo di studiosi di diversa provenienza ecclesiale, a testimonianza di un proficuo dibattito ecumenico, ma anche di storici da anni impegnati nell’approfondire gli studi sulla Riforma.
Azione pastorale e pensiero non rappresentano adeguatamente Agostino, che prima di tutto è un grandissimo scrittore. Egli infatti da un lato fa propria e porta a perfezione tutta la tradizione della lingua latina precedente, dall’altro accoglie, in un amalgama straordinariamente originale, tutta la semplicità, la profondità e l’umiltà del dettato biblico, specie quello dei Salmi e dei Vangeli.
Ancora oggi la teologia è generalmente concepita come quel sapere intento ad approfondire una verità formulata da un locutore divino, sedimentatasi in una Scrittura, veicolata da un magistero. Tuttavia proprio l’insistenza del magistero ecclesiastico dell’ultimo decennio su un ripensamento epistemologico del sapere teologico nell’ottica di una fattiva inter e transdisciplinarità, rende possibile la considerazione della teologia come una «pratica discorsiva».
                            La grandezza di questa saga risiede nella varietà, nella tragicità e nella poesia; il tutto si legge come le variazioni di Beethoven o Bach; in questa grandezza si trova una profondità insolita, persino abissale, per molti romanzi di fantascienza, che pone più domande di quante siano alla fine le risposte.
                            Il significato del rapporto ebraico-cristiano «non è dato da sé», ma è «costituito dal contesto sociale», soggetto a «forti cambiamenti», come quello rappresentato dal massacro compiuto da Hamas e da ciò che ne è seguito. Muove da questo presupposto il gesuita C.M. Rutishauser, che mette a fuoco tre snodi: la compresenza di due narrazioni secolari sulla colpa europea, quella della Shoah e quella del postcolonialismo; la rimessa in discussione del paradigma occidentale della secolarizzazione e il confronto mondiale tra forze liberaldemocratiche e forze identitarie di cui Israele sembra oggi il teatro; il compito attuale del dialogo ebraico-cristiano alla luce del legame storico e teologico tra ebraismo e cristianesimo. Un dialogo oggi urgente e allo stesso tempo in crisi, come afferma P. Stefani, rileggendo, nel 60° della sua promulgazione, la dichiarazione conciliare Nostra aetate. Essa è stata l’«inizio di una svolta» nei rapporti cattolico-ebraici e «foriera di grandi e tutt’altro che esaurite conseguenze». Cruciali tra di esse l’abbandono, tuttora incompiuto, della teologia della sostituzione e l’assenza, nel testo conciliare, del tema del rapporto della Chiesa con la terra d’Israele.