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il Regno delle Donne

il Regno delle Donne

8 marzo – «E anche nel buio sono libera, orgogliosa e canto»

Nella canzone Mariposa di Fiorella Mannoia ci sono le ali della libertà delle donne e insieme il peso delle ferite e quello dei destini, dei nomi, dei ruoli non scelti. Ci sono le voci delle donne che in ogni parte del mondo gridano e la potenza tenace delle loro lotte. C’è la crepa da cui passa il vento che scompiglia anche le teologie, e che nelle Chiese suscita timori e arroccamenti.

 

Non ho mai ucciso una donna. Ma non mi sento innocente

«Not all men», «Non tutti gli uomini»: lo si dice anche in ambiti cattolici, di fronte ai femminicidi. E così ci si libera dall’impegno di riflettere sull’ordine gerarchico che sta alla base delle molteplici forme di sopruso maschile: anche quelle quotidiane, quelle di cui nemmeno ci si rende conto perché sono modi “normali” di porsi e relazionarsi. Ma se non si fanno i conti con quel modello, anche nella propria esperienza personale, se ne diventa complici. 

 

25 novembre - Vittime di chi si crede dio

Le multiformi violenze contro le donne perpetrate in istituti religiosi, movimenti e“nuove comunità” vengono coperte e minimizzate da silenzi colpevoli e narrazioni distorte. Si radicano in un modello di autorità che non si può più accettare, e che non potrà veramente cambiare senza il contributo attivo di chi ne ha sperimentato il devastante potere.

 

Giulia e le sante violate: una memoria pericolosa

Quest’anno il 25 novembre, con il suo carico di scandalo e con le domande sempre più incalzanti, ha un dramma in più: l’uccisione di Giulia Cecchettin, accompagnata da parole sante ma anche da commenti inascoltabili. Non vogliamo lasciar cadere la sua eco, mettendola nella serie lunghissima di un martirologio di vite crocifisse – Blandina, Giulia di Brescia, Rosalia, Vilgefortis, Maria Goretti – che si estende alle vittime degli stupri di guerra e dei campi di detenzione dei migranti.

Questa memoria non è devota, bensì pericolosa, in un duplice senso: può rafforzare e in qualche misura “sacralizzare” l’immaginario perverso della violenza su inermi, ma porta anche con sé la resistenza, la parola/corpo che si oppone, la resilienza che trova posto nei simboli più alti.

 

Quel voto che cambia il domani

Alla recente assemblea del Sinodo dei vescovi per la prima volta hanno partecipato donne con diritto di voto. Si possono fare diverse valutazioni sui prodromi e gli esiti di questa novità. Ma una cosa è certa, e ce la insegna il film di Paola Cortellesi.

 

Un Nobel da esame di coscienza

Premio per l’Economia alla statunitense Claudia Goldin, che nei suoi studi ha analizzato i  fattori della disparità di genere nel mercato del lavoro. Fra questi, il binomio maternità/lavoro: un tema che a livello sociale ed ecclesiale è quasi sempre affrontato senza ascoltare e rispettare le dirette interessate.

 

Laudate Deum, quella nota eco-femminista

Nell’esortazione apostolica Laudate Deum papa Francesco cita un libro di Donna Haraway, filosofa dell’eco-femminismo, aprendo un varco da cui possono passare nuove luci e nuovi immaginari. Una ricerca che attraversa anche il Coordinamento Teologhe Italiane.

 

Parole melliflue e pugno di ferro: il Dicastero sfida il Sinodo

Il Dicastero per la cultura e l’educazione nega il “Nihil obstat” per l’elezione a preside del prof. Martin Lintner, contraddicendo lo spirito del Sinodo ma anche quello di Amoris laetita e di Veritatis gaudium. Una sfida che lascia intravedere scenari irriconciliati sulla sessualità non meno che sulla dinamica sinodale. Non può tuttavia far tacere la riflessione né rendere vana la speranza.

 

Il male della banalità. Nella Chiesa, per esempio

La riduzione della fede a una sorta di gioco dei quattro cantoni tra luoghi comuni catechistici e stimolazioni emotivamente gratificanti, portata avanti da una versione tutta clericale dei moderni influencer, non contribuisce a dare forza al corpo di Cristo, ma lo indebolisce giorno dopo giorno.

 

Natalità: ancora una questione “da donne”

Si parla tanto del sostegno da dare alle donne perché siano libere di diventare madri senza che questo penalizzi la loro vita professionale. Giusto. Ma perché non si parla dei padri?