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il Regno delle Donne Tag: violenza

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Sul patriarcato: ancora!?

L’ultimo intervento del ministro dell’istruzione Valditara alla presentazione, alla Camera dei deputati, della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin ha portato nuovamente in prima pagina la questione del rapporto tra patriarcato e violenza di genere, aggiungendovi il fantasma dell’immigrazione. Leggiamo piuttosto con attenzione la storia e la cronaca e – dramma moltiplicato – consideriamo che lo stupro è la manifestazione più grave della violenza di genere, specie all’interno dei nuclei di convivenza, non l’unica. 

 

Amore violento

Se è violento non è amore. Tante agenzie educative mettono in guardia da certe manifestazioni di controllo, dai segnali di un rapporto tossico. Ma se quell’immaginario si trova nella Scrittura? Se, senza verifica passa nella predicazione e si spaccia per atteggiamento di Dio? 

 

Non ho mai ucciso una donna. Ma non mi sento innocente

«Not all men», «Non tutti gli uomini»: lo si dice anche in ambiti cattolici, di fronte ai femminicidi. E così ci si libera dall’impegno di riflettere sull’ordine gerarchico che sta alla base delle molteplici forme di sopruso maschile: anche quelle quotidiane, quelle di cui nemmeno ci si rende conto perché sono modi “normali” di porsi e relazionarsi. Ma se non si fanno i conti con quel modello, anche nella propria esperienza personale, se ne diventa complici. 

 

25 novembre - Vittime di chi si crede dio

Le multiformi violenze contro le donne perpetrate in istituti religiosi, movimenti e“nuove comunità” vengono coperte e minimizzate da silenzi colpevoli e narrazioni distorte. Si radicano in un modello di autorità che non si può più accettare, e che non potrà veramente cambiare senza il contributo attivo di chi ne ha sperimentato il devastante potere.

 

Giulia e le sante violate: una memoria pericolosa

Quest’anno il 25 novembre, con il suo carico di scandalo e con le domande sempre più incalzanti, ha un dramma in più: l’uccisione di Giulia Cecchettin, accompagnata da parole sante ma anche da commenti inascoltabili. Non vogliamo lasciar cadere la sua eco, mettendola nella serie lunghissima di un martirologio di vite crocifisse – Blandina, Giulia di Brescia, Rosalia, Vilgefortis, Maria Goretti – che si estende alle vittime degli stupri di guerra e dei campi di detenzione dei migranti.

Questa memoria non è devota, bensì pericolosa, in un duplice senso: può rafforzare e in qualche misura “sacralizzare” l’immaginario perverso della violenza su inermi, ma porta anche con sé la resistenza, la parola/corpo che si oppone, la resilienza che trova posto nei simboli più alti.

 

25 novembre - Non si cambia da soli

«Possa io muovermi con lentezza e non bruscamente. Possa io essere abbastanza coraggioso da condividere la mia paura e la mia vergogna e da raccogliere altri uomini affinché facciano lo stesso» (Eve Ensler)

 

25 novembre - Caro troglodita, ti svelo un segreto

Dalla differenza fisica fra donne e uomini al dominio degli uni sulle altre – e alla violenza che questo comporta – il passo è stato presentato come breve, anzi inevitabile. Invece è lunghissimo, perché fatto di cultura. E quindi è a partire dal piano culturale che è possibile, doveroso e umano cambiarlo.

 

25 novembre – La violenza dietro la porta di casa

La pandemia ha svelato una volta di più quanta violenza contro le donne attraversa i rapporti di coppia. Per superare questa disumanizzazione è necessario svincolare decisamente e radicalmente l’idea e il vissuto dell’amore da ogni forma di “ordine”, di autorità e di potere. C’è un grande lavoro educativo che ci aspetta, e la Chiesa non può sottrarsi.

Uomini che uccidono le donne

Perché ancora si raccontano i femminicidi normalizzando i gesti degli assassini? Perché l’idea che l’esistenza delle donne valga meno di quella dei maschi non è affatto tramontata, e si infila dappertutto. Allora ci sono dei passi seri da fare, ci sono delle responsabilità a cui nessuno può sottrarsi. Chiese e “uomini perbene” inclusi.

25 novembre / 4 – Violenza di genere: quando se ne parla in classe

Un’insegnante racconta le reazioni dei ragazzi e quelle delle ragazze, la scoperta che la violenza è una prigione e che bisogna uscire dall’ombra, lo scavo nelle radici culturali e sociali e la necessità dell’educazione alle differenze.