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Moralia Dialoghi

Fare blog in genere

L’idea di aprire sul sito del Coordinamento teologhe italiane una sezione di tipo giornalistico era emersa, tempo fa, ma era anche stata rapidamente messa da parte per la mole di lavoro che avrebbe comportato. Poi è arrivata la proposta del Regno, e l’abbiamo accettata con quel poco o tanto di incoscienza che ogni invito sollecita e in qualche modo consente, anche se in realtà la responsabilità aumenta, perché non è più solo verso quelli “di casa propria”.

L’esperienza del Regno delle donne ha pochi mesi di vita (il primo post è uscito il 30 ottobre 2017) e ancora molto da imparare, ma fin dall’inizio ci siamo dovute confrontare, in vivo, su diverse questioni di fondo: cosa succede quando un’associazione di teologhe decide di accettare la proposta di fare un blog? Di cosa parla, e come ne parla? Quali difficoltà incontra, quali interesse muove, quali vie apre?

Gestire un blog: alcune questioni di fondo…

La prima questione delicata è quella di gestire uno spazio che è curato da un’associazione – e quindi viaggia in base a criteri diversi da quelli di un blog individuale – ma che non è propriamente “associativo”, nel senso che non è la voce ufficiale del Cti. Occorre dunque tenere insieme l’orientamento che in teoria tutte le socie condividono in base allo statuto a cui aderiscono iscrivendosi, e la pluralità ovviamente presente anche in una realtà con obiettivi ben definiti come la nostra. In sintesi, si tratta di parlare a partire dall’associazione, ma non in nome dell’associazione: distinzione chiara in teoria, non sempre chiara nella pratica.

Un secondo ambito di riflessione riguarda la scrittura, nella sua intenzionalità come nel concreto attuarsi. L’accesso a una forma, quella del blog, decisamente non consueta per chi abita i mondi dei saggi, delle mille revisioni, dei referaggi è un’impresa dal risultato non scontato, e per molte persone può risultare veramente difficile assumere la postura mentale adeguata al nuovo mezzo. Non si tratta certamente di spocchia intellettuale, ma semmai del contrario: scrivere senza poter dimostrare e argomentare la fondatezza di ciò che si afferma può essere vissuto come una specie di mancanza di rispetto per chi legge, e a superare questo scoglio non basta la possibilità di inserire nel testo quei link che, utilissimi se usati bene, non fanno comunque le veci di un apparato di note a pié di pagina.

D’altra parte, le teologhe sono sempre anche impegnate in un’intensa pratica di divulgazione a tutti i livelli, passano frequentemente da seminari specialistici a incontri in piccole parrocchie o gruppi locali, dai contesti scientifici a quelli pastorali e a quelli sociali, dalle ricerche complesse agli articoli più lineari e semplici, adeguando di volta in volta il linguaggio, l’articolazione dei concetti, le scelte argomentative.

Se dunque a volte il blog soffre di qualche inceppamento, non è per una qualche resistenza o incapacità ad uscire dall’accademia; credo invece che – oltre a oggettive questioni di tempo e di energie – la difficoltà abbia a che fare con la direzione della comunicazione che il blog presuppone: un conto è rispondere a una richiesta – ad esempio da parte di un gruppo o di una rivista; altro è immaginarsi a prendere la parola su un argomento, un fatto, senza che ciò sia stato in qualche modo sollecitato da un interlocutore riconoscibile.

Per questi motivi chi ha un ruolo di coordinamento si trova a volte non a regolare il traffico più o meno intenso delle proposte che riceve, ma piuttosto a suggerire temi e sollecitare specifiche persone ad intervenire. Come si può immaginare, in questi casi anche le risposte più immediate e generose non sempre hanno, alla prima stesura, la scioltezza che avrebbe una presa di parola suscitata da un desiderio e un’urgenza autonomi. Il che ovviamente non significa che non si abbiano cose da dire sul mondo: nascendo da un’istanza trasformativa, la teologia fatta da donne che si riferiscono all’area degli studi femministi e di genere è infatti quanto di meno evanescente e chiuso in torri eburnee si possa immaginare.

Praticare il “genere” e mostrarne il senso

Infine, qualche nota sulla prospettiva di genere, tratto caratteristico sia del Coordinamento teologhe italiane che del blog, come Cristina Simonelli ha sottolineato nel post inaugurale. Nonostante alcuni segni di cambiamento, il contesto ecclesiale fa ancora una notevole fatica a comprenderne il senso proprio; il fatto di assumerla esplicitamente anche in questo nuovo spazio può allora contribuire a mostrarne le potenzialità conoscitive ed etiche e a smontare inutili e infondate demonizzazioni. Il ventaglio già discretamente ampio di argomenti, il tipo di lettura che i vari interventi hanno offerto sia dell’attualità che delle “feste comandate”, il recupero della memoria dimenticata e la proposta di riformulazione del vivere comune sono il modo in cui, già in questi pochi mesi, abbiamo “praticato” il genere e, per converso, mostrato ciò che esso non è.

In questo impegno di riattraversamento del passato e del presente con uno sguardo non neutro ci troviamo spesso a fianco di donne di appartenenze culturali diverse. Rimanendo invece nell’ambito ecclesiale, c’è un’obiettiva e consapevole distanza rispetto a personalità o movimenti che, sulla base di varie forme di mistiche della femminilità, evitano programmaticamente sia il confronto con la storia che l’urgenza di affrontare la questione maschile.

Sentiamo invece che ci riguardano da vicino il disagio sempre più diffuso tra le donne cattoliche nei confronti del “maschilismo” che innerva la vita della Chiesa, e l’altrettanto diffusa aspettativa verso prese di parola femminili pubbliche, forti e accessibili che diano voce a ciò che è inespresso, strumenti culturali a ciò che è solo intuito o desiderato, legittimazione condivisa alla denuncia e alla proposta. Ci pare che anche un blog come “Il Regno delle donne” possa fare la sua parte nel sostenere il cambiamento: con gli spunti che i suoi post offrono, e con la ricchezza di studi e di impegno di lunga data per una Chiesa inclusiva da cui trae alimento.

 

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