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Moralia Dialoghi

Ecologia umana: il viaggio di un'idea

«I papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all'ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell'ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell'uomo»: con queste parole papa Francesco, nell'udienza generale del 6 giugno 2013, fa propria una riflessione presente nell'insegnamento dei suoi predecessori.

Il termine “ecologia umana”, e un primo abbozzo del suo significato, sono proposti nell'enciclica di Giovanni Paolo II Centesimus annus (1.5.1991) estendendo il paradigma ecologico oltre alla questione ambientale, per porre l’attenzione al rispetto, tipico dell’uomo come essere «donato a se stesso da Dio», della propria «struttura naturale e morale, di cui è stato dotato» (n. 38).

L’autorevole documento auspica anche una corrispettiva “ecologia sociale” all’interno delle molteplici attività umane. Non diversamente Benedetto XVI, nel discorso al Parlamento federale di Berlino (22.9.2011), allarga il senso dell’ecologia alla tutela della struttura, degli equilibri e delle relazioni che definiscono la specificità umana, utilizzando il lemma “ecologia dell’uomo”: «anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé».

1. La “ripresa” di papa Francesco

Francesco innesta su questi insegnamenti una ripresa creativa. Mentre in Giovanni Paolo II e Benedetto XVI il riferimento al paradigma della lex naturalis sembra accentuare la possibilità di definire un orientamento etico fissato con chiarezza nella struttura dell’essere umano, l’attuale pontefice evidenzia piuttosto le dinamiche storiche tramite le quali l’uomo accede alla coscienza di sé e del peso delle proprie azioni, attraverso la cura delle relazioni originarie (naturali) nelle quali vivere la prossimità umana e comprendersi nello spazio di senso dischiuso dall'intera creazione di Dio.

Il passaggio decisivo consiste nella valorizzazione dell’identità e della relazione come tratti caratterizzanti la dignità della persona (cf. il Discorso al Parlamento europeo, Strasburgo, 25.11.2014). Un approccio che permette di illuminare anche un particolare modo di comprendere la stessa questione ambientale. Se l’ambito scientifico ecologico pone attenzione ai legami fattuali ed empirici, Francesco intende includere il campo dell’ambiente in quei “legami di senso” che devono essere riconosciuti e rispettati nelle molteplici dimensioni dell’azione umana.

Il termine “ecologia”, seguendo l’insegnamento del pontefice, lascia intendere la possibilità per il soggetto umano di riconoscere un senso (logos) all'“ambiente”, circoscrivendo spazi e relazioni che lo definiscono non solo per sé, ma in sé. Si tratta di comprendere il proprio “abitare la terra”, per “custodire” e “coltivare”, cioè rendere evidenti e lasciar esprimere le potenzialità del proprio essere e quelle della stessa creazione, con uno sguardo lucido e consapevole su tutto ciò che può costituire una minaccia per sé, per gli altri e per il mondo.

L’immagine della casa, contenuta nel lemma eco-logia, pertanto, non si riferisce unicamente alla fissazione di uno spazio (habitat) assegnato a ciascun vivente, alle forme di adattamento e alle interazioni tra gli esseri. Richiama la capacità propria dell’essere umano di elaborare una percezione originale del mondo come realtà «in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi “a casa”, perché è “cosa buona”» (Francesco, In occasione della veglia di preghiera per la pace, 7.9.2013). Si rimanda, pertanto, a una modalità di fare esperienza del reale che si radica su un fondo antropologico. E per questo non può far a meno di riferirsi all'identità del soggetto umano, nell'interazione complessa con tutto ciò che definisce (ambienta) il proprio vivere. Senza dimenticare che tale operazione inizia da uno sguardo attento che l’uomo è chiamato a rivolgere su di sé per definire la qualità delle proprie emozioni e dei pensieri che danno impulso alle azioni.

Su questo insiste papa Francesco, individuando come elemento imprescindibile per l’ecologia umana, la ripresa riflessiva dei motivi che orientano l’agire: «custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive» (Francesco, Omelia per la solennità di san Giuseppe, 19.3.2013).

Tale movimento introspettivo consente alla persona di scoprirsi già definita e ambientata, prima di ogni regola prodotta per organizzare il vivere sociale, dalla presenza dell’altro, che “altera” la compattezza egemonica del proprio io. Di riconoscersi anticipata da una relazione, quella con la propria vita, che si origina e prospera a partire da “altri”: dai legami umani e dal complesso sistema di interazioni con gli altri viventi. Per comprendersi circoscritta (limitata) da precise condizioni ed equilibri della biosfera, che permettono non solo la sopravvivenza di sé e delle altre realtà, ma la progettualità cooperativa tipicamente umana, cioè il compiersi nel tempo della specifica “natura” dell’uomo.

2. Coordinazioni e rimandi: ambiente persona e società

L’accostamento di ambiente, persona e società si rintraccia in ripetuti interventi del pontefice, nei quali si esplicitano i legami di senso che danno una dimensione unificante alla prospettiva ecologica.

Così è della correlazione tra biodiversità e molteplicità delle identità e delle culture umane, nell'integrazione dinamica e arricchimento reciproco delle differenze (cf. Francesco, Udienza generale, 5.6.2013). O ancora del modello olistico, proprio dell’ecologia ambientale, per una ripresa della solidarietà come paradigma della partecipazione all'humanum condiviso, con una specifica attenzione alle persone più fragili e povere, non solo nell'ottica (pur urgente e doverosa) dei bisogni da colmare, ma della loro promozione quali soggetti attivi nei processi sociali, per rivitalizzare la pratica della comunione e contrastare la “globalizzazione dell’indifferenza”. O, infine, dell’organizzazione politica della vita nella prospettiva del contributo partecipativo delle molteplici forze vive della società civile, assumendo un concetto sostantivo di democrazia (cf. Francesco, Discorso ai partecipanti all’Incontro mondiale dei movimenti popolari, 28.10.2014).

Il paradigma ecologico, inoltre, delinea un’analogia tra i dissesti ambientali e personali o sociali, con i ben noti ritorni, negli interventi del pontefice, alla “cultura dello scarto” e la gestione delle “eccedenze”, nei confronti della quale reagire, al pari delle buone pratiche ecologiche, per riparare le profonde ingiustizie perpetrate alla presente e alla futura generazione. È infine da segnalare l’accostamento del guasto ambientale alla corruzione che degrada il patto di fiducia alla base delle relazioni sociali (cf. Francesco, Discorso alla delegazione dell’Associazione internazionale di diritto penale, 23.10.2014).

«Voi non lavorate con idee, lavorate con realtà […] Senza la vostra presenza, senza andare realmente nelle periferie, le buone proposte e i progetti che spesso ascoltiamo nelle conferenze internazionali restano nel regno dell’idea»: le parole di Francesco agli esponenti dei movimenti popolari sono da assumere come un ultimo elemento caratterizzante l’ecologia umana. La forza del principio non può prescindere da una profonda aderenza alla realtà. Sia in vista della traduzione operativa, cui allude il pontefice, sia in vista di una migliore intelligenza delle stesse idee, perché interpellino veramente le coscienze. Si rende, pertanto, necessaria un’osmosi continua tra la ricerca del senso e delle motivazioni per vivere e operare insieme e l’interpretazione della realtà per orientare le pratiche sociali. Senza utopismi, con profondo amore e aderenza alla realtà, come ricorda papa Francesco: «L’idea – le elaborazioni concettuali – è in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtà. L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classifi­cano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento» (Evangelii gaudium, n. 232).

Le parole viaggiano, si allontano dai loro inizi, acquistano nuovi campi di impiego, accorpano inediti legami concettuali. A volte si lasciano sottoporre all'usura del tempo. E poi ritornano alla freschezza originaria. Là dove la traccia del senso tende all'evanescenza, in profondità, la vitalità del concetto continua a illuminare la realtà. È questo il viaggio e il destino anche dell’ecologia umana.

Pier Davide Guenzi
Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
Sezione parallela di Torino
pierdavide.guenzi@unicatt.it

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