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Moralia Dialoghi

Com’è stata affrontata la crisi pandemica in Austria e in Germania

In Austria e in Germania la crisi da COVID-19 a livello del sistema sanitario è stata meno grave che in Italia. Sono state registrate meno infezioni e in molti casi si è verificato un decorso meno grave.

Ha avuto un impatto positivo il fatto che, anche se negli ultimi anni in tutti e due i paesi si sono avviati programmi di razionalizzazione nel campo del sistema sanitario, i numeri dei posti letto in terapia intensiva non sono stati razionati. Nel gennaio 2020 in Germania c’erano a disposizione 33,9 posti letto di terapia intensiva ogni 100.000 abitanti, in Austria 28,9, mentre in Italia solo 8,42.

Anche al culmine della crisi, né in Germania né in Austria le capacità di terapia intensiva sono state esaurite totalmente. In tal modo i due paesi sono stati in grado di accogliere pazienti con COVID-19 sia dall’Italia sia dalla Francia.

Tuttavia, allarmati soprattutto dalla grave situazione in Italia, e specialmente in Lombardia – situazione che ha suscitato grande commozione e cordoglio in entrambi i paesi – Austria e Germania hanno preso misure stringenti per evitare situazioni di dilemma etico-medico in cui non si potessero poter trattare tutti i pazienti in modo adeguato. Contemporaneamente sono state elaborate linee guida per aiutare la decisione nell’eventualità di scarsità di risorse nell’ambito della crisi da COVID-19.

Le riflessioni che seguono, senza analizzare separatamente i singoli documenti, fanno riferimento ai documenti del Consiglio etico nazionale tedesco, della Commissione di bioetica della cancelleria federale austriaca, dell’Associazione interdisciplinare di medicina intensiva e di emergenza (Germania) e del Gruppo di lavoro etica della Società austriaca di anestesiologia, rianimazione e medicina intensiva.

Responsabilità clinica e responsabilità sociale

Quali sono state le linee guida della discussione? In primo luogo si è sottolineata l’urgenza di evitare casi estremi di situazioni decisionali dilemmatiche a fronte di scarsità di risorse in ambito sanitario, o almeno di minimizzare gli effetti negativi con due approcci: l’assunzione di responsabilità clinica e di responsabilità sociale.

A livello della responsabilità clinica sono state rafforzate e stabilite immediatamente le capacità del sistema sanitario, per esempio tramite l’introduzione di un sistema completo per la registrazione e l’utilizzo ottimizzato delle capacità di terapia intensiva e un migliore collegamento in rete degli attori del sistema sanitario e con altri settori rilevanti della società.

A livello sociale si sono prese delle misure politiche – con un forte appello alla solidarietà e alla responsabilità dei singoli cittadini – per mantenere la curva delle infezioni piatta in modo di non sovraccaricare il sistema sanitario. Allo stesso momento si sono mantenuti tutti i servizi sanitari necessari per i pazienti di altre malattie, rimandando solo casi di malattia meno gravi e meno urgenti. Di fronte agli ospedali si sono costruite delle tende per il triage, per poter separare effettivamente i pazienti di COVID-19 dagli altri pazienti.

Le raccomandazioni di procedere nel caso di emergenza di scarsità di capacità di terapie intensive (situazione che, come già accennato, non si è avverata in nessuno dei due paesi) seguivano il principio fondamentale di salvare la maggior parte delle vite umane, ovvero di agire in modo che vi fossero meno morti evitabili.

I principi di riferimento

I seguenti aspetti sono stati sottolineati:

  • La base costituzionale deve essere rispettata: ogni vita umana gode della stessa protezione.
  • Per salvaguardare il principio di giustizia, ogni decisione da prendere deve essere concentrata sulla situazione clinica del singolo paziente.
  • Una decisione di triage non dice nulla sul valore della vita, ma sul valore di una terapia in riferimento alla situazione concreta di salute di un paziente.
  • L’indicazione dell’obiettivo terapeutico dal punto di vista medico deve essere controllata regolarmente sia prima del ricovero in un reparto di terapia intensiva, sia nel corso di un trattamento di terapia intensiva.
  • La volontà del paziente deve essere verificata già prima del ricovero in terapia intensiva: sia l’obiettivo terapeutico sia la valutazione del trattamento devono essere concordati con il paziente.
  • Età, malattie pregresse e disabilità non sono criteri legittimi per le decisioni di triage. Questi aspetti devono essere considerati caso per caso in relazione alla loro rilevanza per le prospettive di efficacia della terapia, che in caso di decisioni dilemmatiche a causa della scarsità di risorse mediche sono decisivi.
  • Le prospettive di successo di una terapia si devono basare sulla probabilità che il paziente sopravviva alla malattia attuale con l’aiuto di una terapia intensiva. La probabilità di sopravvivenza a lungo termine e la qualità della vita invece non hanno alcun ruolo.

 

Martin M. Lintner, membro dell’ordine dei Servi di Maria, è docente di etica teologica presso lo Studio filosofico-teologico accademico di Bressanone. In italiano ha pubblicato, fra l’altro: La riscoperta dell’eros, EDB, Bologna 2015; Cinquant’anni di Humanæ vitæ, Queriniana, Brescia 2018; ed Etica animale. Una prospettiva cristiana (BTC 201), Queriniana 2020.

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