Anche i blog hanno una storia
Per parlare di blog, uno strumento comunicativo piuttosto recente e con finalità molto diverse tra loro - dal diario personale-collettivo, alla piattaforma informativa fino allo strumento di marketing, ora sempre più in concorrenza con i social media - occorre un po’ di storia.
Secondo www.blooacademy.it fu Jorn Barger che inventò a metà degli anni Novanta il web-log ovvero il logging the web. La formula iniziale del blog (termine poi coniato da Peter Merholz nel 1999) era un embrionale strumento di condivisione di freddi e interminabili elenchi di risorse o appunti molto utili in completa assenza dei motori di ricerca. Il noto motore Google di Larry Page e Sergey Brin nasce infatti nel 1997 e viene registrato come dominio nel 1998.
L’interesse per i blog è tale che nel 2003 nasce GoogleAdsense che abbina ai contenuti dei blog le inserzioni pubblicitarie, offrendo così una possibilità di monetizzazione; nasce Wordpress e il blog entra nei sacri palazzi della comunicazione come la BBC; nello stesso anno nasce anche l’Huffington Post.
Il tempo sulla Rete scorre veloce e tra il 2009 e il 2010 si teme la fine dei blog a vantaggio dei social media. In realtà non è stato così e, anzi, i blog diventano sempre più diffusi e sempre più usati anche dalle istituzioni le più diverse (oltre le testate giornalistiche, musei, pubbliche amministrazioni, associazioni, partiti) che si servono di tale strumento per comunicare con velocità e immediatezza; sempre più difficile effettuarne una catalogazione. Secondo https://storiadiinternet.wordpress.com, nel 2010 esistevano più di 70 milioni di blog attivi in tutto il mondo, di cui 400.000 erano italiani. Oggi se ne contano circa 440 milioni.
La figura del blogger i cui post sono seguiti e molto commentati assume una crescente importanza a prescindere dal fatto che sia un giornalista o un esperto specifico; questi spazi virtuali para-editoriali assurgono al rango di fonte di informazione anche politica – pensiamo anche al caso politico del Movimento 5 Stelle in Italia – ha portato alla richiesta pressante di vincoli legislativi. Nel 2007 il Governo (ministro per le Comunicazioni era Paolo Gentiloni) presentò un disegno di legge sulla riforma dell’editoria, in cui veniva stabilito per i blog l’obbligo della registrazione come testata editoriale: la postilla non venne accettata dal mondo web (aspra fu la protesta fatta da Beppe Grillo dal suo blog), la disputa arrivò in tribunale e in Corte di Cassazione, la quale nel 2011 ha ritenuto ammissibile il sequestro preventivo di un articolo “asseritamente diffamatorio” pubblicato su un blog, ma solo se si tratta di un giornalista professionista. Una riflessione ancora aperta a cui non si è stati in grado di dare risposte concrete e costruttive. La domanda è il vecchio “reato a mezzo stampa” è da estendere ai blog, ai social e al web?
Certo è che l’uso del blog ha portato a una nuova e «continua dialettica fra espressione del sé e relazione sociale in uno spazio pubblico» (Elisabetta Locatelli, The Blog Up. Storia sociale del blog in Italia, Franco Angeli), quindi a un nuovo modo di incontrarsi, confrontarsi e informarsi. E questa rivoluzione sociale e comunicativa avrà ancora tante pagine da scrivere.
Una piccola postilla potrebbe essere fatta sui blog dei giornalisti che lì scrivono ciò che non possono/vogliono sul giornale/portale dal quale sono stipendiati, con continue dissonanze tra i contenuti dell’uno e dell’altro…
I blog e Il Regno
La rivista Il Regno si è dotata negli anni Novanta di un sito, per rendere fruibile non solo la rivista ma anche il suo ricco archivio. Il primo blog vero e proprio venne solo nel 2013 con L’Indice del Sinodo: l’occasione dei due Sinodi indetti da papa Francesco per il tema della famiglia come segnale di una nuova sottolineatura della Chiesa fece pensare alla redazione di investire energie (e quante ce ne vogliono, anche in termini di tempo!) in un blog dedicato all’evento ma che rimanesse in forma stabile. Poi nacque un blog più modesto, ma utile punto d’appoggio che fu Il blog del Regno.
Mentre si stava pensando a un restyling del sito Internet che prevedesse al proprio interno spazi per dei blog, venne l’idea di Moralia, la cui data ufficiale di nascita è stata il 25 marzo 2015. Il blog, curato dall’Associazione teologica italiana per lo studio della morale ha ad oggi ha pubblicato 265 post: 88 all’anno, cioè 1 ogni 4 giorni, escludendo i mesi di luglio e agosto. Dai post fondativi del blog, Moralia nasce come «Luogo di discernimento, luogo in cui esercitare la libertà di coscienza e la sua formazione di fronte al cambio dei paradigmi etici che non solo sembrano venire meno ma cambiano di segno».
Infine, è neo-nato il 1o novembre 2017 Il Regno delle donne che a oggi ha pubblicato 25 contributi che vanno dalla Riforma alla riforma; dalla violenza di genere alla comunicazione; al ruolo della donna nella Chiesa alle questioni sociali e lavorative. Esso nasce come «Luogo per prendere la parola e dire teologicamente della differenza e del genere», «intesi come ipotesi di ricerca e istanze di trasformazione». È riandare a temi, lessici e a stereotipi non ancora tramontati».
Fare blog per noi è quindi un esercizio collettivo di discernimento anche ecclesiale. Fare blog per una rivista è anche dare risposta alla richiesta di ripensare alle gerarchie comunicative e alle spinte della disintermediazione della comunicazione senza destrutturarla completamente.
È, infatti, un nostro modo per resistere e motivare la nostra resistenza a mettere tutto sullo stesso piano, a considerare in-differente ogni informazione, a ritenere che la carta sia del passato (oggi un po’ tutti si accorgono che non è così perché la variabile del tempo di lettura è anche una variabile di tipo qualitativo) e che l’accuratezza delle fonti non sia importante (parliamo di fake news?) o che non esiste gerarchia delle fonti.
Occorre oggi giocarsi in pubblico la risposta a queste tentazioni e a questi contro-circuiti comunicativi; occorre insistere, più e più volte, usando un linguaggio che non sia mai nulla per scontato e possa immaginarsi comprensibile per il lettore anonimo e distratto della Rete che forse è anche quello che frequenta i banchi delle nostre parrocchie.
Questa è la sfida alla quale come rivista desideriamo rispondere facendo e ospitando blog.