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Moralia Blog

Verso Parigi: un brutto clima morale

Tra i temi toccati nel primo Dialogo pubblicato su Moralia, "Aspettando l'Enciclica", uno si segnala per la sua complessità e merita di essere ripreso: il mutamento climatico. Proprio questo 2015 è, in effetti, un anno assolutamente critico per il futuro del pianeta (e di noi tutti), ma il clima non è facile. A Parigi, nella Conferenza delle Parti che si terrà nel prossimo dicembre, la comunità internazionale è chiamata a definire misure condivise per mitigare il riscaldamento globale. È quasi un ultimo appello a superare finalmente le incertezze assumendo decisioni efficaci per il contrasto di un riscaldamento globale sempre più devastante. Eppure si fatica: ci aspetta un tempo di duro negoziato e di dibattito.

Sarà anche un tempo di riflessione, sul V rapporto elaborato dai climatologi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) (reperibile sul sito www.ipcc.ch) e sul suo messaggio centrale: il riscaldamento prosegue e le sue conseguenze si dispiegano con forza crescente. Scioglimento dei ghiacciai e crescita del livello dei mari, desertificazione ed aumento degli eventi metereologici estremi, difficoltà per la produzione di cibo: fattori diversi, ma convergenti nel disegnare una condizione inquietante per tante aree geografiche, specie quelle più povere. La vita di molti uomini e donne è in gioco; i mutamenti toccano la struttura ecosistemica planetaria e hanno tempi drammaticamente brevi (qualche decina d’anni).

Deve essere allora anche (aldilà delle questioni tecniche) un tempo di etica, per capire che significhi responsabilità nell’Antropocene – quando le conseguenze dell’azione umana assumono portata globale, quando ci sperimentiamo come famiglia umana, collegati in una solidarietà di destino. Davvero se non si riuscisse ad avviare un’azione condivisa, se prevalessero i comportamenti opportunistici – da free-rider -, sarebbe un vero e proprio fallimento per la politica globale, una drammatica espressione di inadeguatezza di fronte alle sfide del tempo.

Giustamente il card. Parolin nel suo intervento al Forum ONU del settembre 2014 disegnava una “responsabilità di proteggere” per gli stati e le entità sovranazionali e non si riferiva solo al contrasto alla violenza interumana, ma anche alla custodia della stabilità climatica. Ma non sono solo le istituzioni ad essere coinvolte; anche gli operatori del mondo economico, i ricercatori, gli educatori e tutti noi - cittadini e consumatori – siamo interpellati da una sfida che è davvero trasversale. Capir bene come agire in questo tempo, come collaborare in modo equo e solidale alla sostenibilità climatica, è sfida morale esigente ed impegnativa per tutti e per ognuno/a.

Simone Morandini


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