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Moralia Blog

Va' e ripara la mia casa: un monito (anche) ecologico

San Francesco sembra avere la capacità di mettere d’accordo tutti. Dichiarato da Giovanni Paolo II patrono dei cultori dell’ecologia (29 novembre 1979), con lo “spirito di Assisi” (1986) ha unito i cuori di molti nella disponibilità al dialogo per la pace.

Ora il suo magistero, riattualizzato da papa Francesco, viene di nuovo in soccorso dell’umanità, sfigurata da una crisi ambientale in continua accelerazione. “Va’ e ripara la mia casa”, le parole pronunciate dal Crocifisso di san Damiano, si possono forse anche intrepretare – alla luce dell’enciclica Laudato si’ – come un mandato nei confronti di “matre Terra”, la casa comune di cui prendersi cura, insieme e al più presto.

E se la situazione sembra essere grave, è anche necessario ricordarsi che “il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode” (n. 12). Non a caso, nell’ultimo paragrafo del documento, papa Francesco, dopo aver definito la riflessione svolta “gioiosa e drammatica” (n. 246) al contempo, apre alla speranza proprio attraverso la preghiera, riscrivendo un moderno Cantico delle creature.

Ma, chiediamoci, come si parla del Santo di Assisi nella Laudato si’? Innanzitutto il papa fa notare che il vissuto di Francesco nei confronti delle creature, caratterizzato da una lode mai generica ma personalizzata (esse sono, per quanto piccole, fratello e sorella), non ha nulla a che fare con un “romaticismo irrazionale” (n. 11). La creazione, che non perde per questo la sua consistenza, viene letta nello specchio di Dio, quindi in maniera simbolica e perciò come fonte perenne di stupore e meraviglia, di lode riconoscente.

Il riflesso di Dio in tutto ciò che esiste risalta soprattutto nel Cantico delle creature, inno che viene citato quasi per intero nella prima parte, quella cosmologica, al n. 87 del documento. Ma se la riconciliazione con il creato è fondamentale, non lo è meno quella tra gli uomini, per cui il papa recupera la seconda parte del Cantico, quella antropologica – più tesa e drammatica – parlando dell’indifferenza e del disinteresse verso i poveri, concretamente della “tratta di persone”.

Dopo aver riportato il versetto “‘Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore”, subito aggiunge: “Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società” (n. 91).

Degrado della natura, dell’uomo e della società sono tra loro intimamente collegati e connessi e richiedono una lettura non settoriale della realtà. Se nella Laudato si’ ecologia ambientale, umana e sociale sono tra loro inscindibili, la figura di san Francesco potrà senz’altro sostenere e motivare la “conversione ecologica” di molti. 

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