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Moralia Blog

Uteri in affitto: l’umano in vendita?

«La maternità surrogata, detta “gestazione per altri” (GPA), praticata in diversi paesi, è la messa a disposizione del corpo delle donne per far nascere bambini che saranno consegnati ai loro committenti» (Carta di Parigi).

Una questione sociale

Si tratta di una questione di etica sociale che coinvolge un sistema organizzato e una pluralità di agenti: industrie della riproduzione umana, cliniche, personale medico, avvocati, agenzie di intermediazione, committenti facoltosi e donne povere. Queste ultime si trovano prevalentemente in India, Tailandia, Nepal e Ucraina e sono ridotte a “mezzi di produzione”, il corpo alla funzione di incubatrice, il loro valore monetizzato nella logica dello scambio. Nessuna legge le protegge e sono sottoposte a pressioni sociali, familiari ed economiche che ne riducono l’autonomia e mettono in pericolo la loro salute. Inoltre, la GPA riduce il bambino a oggetto di scambio, pensato come bene utile sottoposto alle regole di un mercato globale, costoso e spregiudicato

Molte voci si sono levate contro una pratica ad alto grado di disumanizzante, manifestando un consenso trasversale che unisce fronti ideologici molti distanti: femministe e movimenti pro-life, cattolici e laici, fatto piuttosto insolito per la bioetica solitamente divisiva! Su questo sfondo, anche organismi autorevoli si sono espressi contro la GPA: il Parlamento Europeo ha chiesto agli Stati membri di bandire la pratica in due risoluzioni (2011 e 2016); il Consiglio d’Europa ha bocciato un testo che cercava di legalizzarla; il Comitato Nazionale per la Bioetica ha approvato a larga maggioranza una mozione contraria alla maternità surrogata a titolo oneroso.

L’approccio prevalente segue l’argomento dei diritti umani violati: l’utilizzo della persona non riconosciuta nella sua dignità, ridotta a strumento d’uso e a mezzo di scambio; la mercificazione del corpo delle donne e dei bambini; sottolineando le analogie con la prostituzione, la tratta e la schiavitù, in forme inedite di nuovo “colonialismo riproduttivo neo-liberista”.

Diritti violati

A fronte di questo dramma, lascia molto sconcertati il modo patinato con cui il tema viene spesso divulgato, soprattutto quando coinvolge personaggi pubblici... «I media hanno dipinto la maternità surrogata come una cosa sfiziosa per ricchi e famosi. Se sei una diva di Hollywood e non vuoi rovinarti il corpo, usa una surrogata! Idem se sei un maschio gay e non vuoi spartirti tuo figlio con sua madre. E ci bombardano con le foto di Ricky Martin, Elton John, Sarah Jessica Parker o Nicole Kidman, che sono felici “grazie a una surrogata”…» (K.E. Ekman).

Ciò che viene taciuto è lo sfruttamento riproduttivo, la mercificazione del corpo delle più vulnerabili, la presunzione machista-patriarcale che la donna esista per soddisfare i bisogni degli uomini e possa essere usata per questo; la totale incomprensione della dimensione relazionale-affettiva, dei profondi legami che si instaurano in gravidanza tra madre e figli, al punto da pretendere che sia “altruistica”, cioè gratuita perché assolutamente insignificante e senza valore. (R. Wienberg).

Riflettere sul tema, mobilitare le coscienze, agire politicamente per proibire l’utero in affitto appare così una esigenza di civiltà … e ancora una volta l’ascolto del più debole (la donna e il suo bambino) ci indica la strada per crescere in umanità!

 

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