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Moralia Blog

Un’etica per tempi incerti

Moralia – come linea editoriale – normalmente non presenta recensioni di testi. Fedele a questa impostazione, non farò una recensione tecnica di un libro (a cura di P. Benanti e F. Compagnoni), che ha appena fatto ingresso in libreria: Un’etica per tempi incerti – Giannino Piana, teologo italiano (Cittadella). Eppure: non posso non nominarlo e segnalarlo.

Un’ulteriore modalità di collaborazione dell’ATISM

Perché questa «eccezione non-eccezione»? Per indicare ai nostri lettori un’ulteriore modalità di collaborazione e di impegno dell’ATISM. Non solo congressi / convegni, il manifesto, l’e-book pubblicato un anno fa a ridosso del primo lockdown, lo stesso blog Moralia… ma anche la capacità di una discussione interna, aperta anche ai «non addetti ai lavori».

Protagonista di queste pagine sono Giannino Piana e la sua instancabile ricerca teologico-morale. Ma non si tratta di una Festschrift: piuttosto è «una raccolta di studi che alcuni amici hanno voluto dedicargli, presentando e valutando le sue posizioni teoretiche» (p. 10).

Dieci autori (di cui nove membri dell’ATISM) – di diverse generazioni – sono stati convocati dai due curatori per questo confronto su svariati temi della riflessione teologico-morale che hanno accompagnato (e sono stati accompagnati da) Giannino Piana.

Il libro è inoltre arricchito da una lunga intervista che l’attuale presidente ATISM, Pier Davide Guenzi, ha rivolto a Giannino Piana: si tratta di una preziosa ricostruzione per comprendere non solo il percorso di Piana stesso, ma dell’intera riflessione teologico morale degli ultimi decenni.

Un’ulteriore pista di riflessione per l’ATISM (e non solo)

Mi pare che il testo, nel suo insieme e nel mettere al centro una specifica vita spesa nella ricerca, possa regalare a noi tutti tre stimoli per la riflessione teologico-morale, che chiamerei «ricordare», «serbare memoria», «rimembrare».

Nella postfazione al libro («Un dialogo “implicito” – tra ricordo e memoria») mons. Gianfranco Ravasi cita il ricordo e la memoria.

Il ricordo: «Come suggerisce l’etimologia è un “riportare al cuore” e ha quindi un profilo personale soggettivo e fin affettivo» (p. 246). La ricerca teologico-morale non può fare a meno degli aspetti relazionali, interpersonali certo, ma anche intrapersonali, con la storia, il creato, Dio… La ricerca teologico-morale non è e non può essere una ricerca asettica e solipsista. Questo è chiaramente l’invito a «ricordare», a collaborare, a confrontarsi.

La memoria: «Si basa su dati, eventi, documenti, ed è per questo che nella Bibbia suppone un’oggettività storica: “memoriali” sono definiti in particolare due componenti fondamentali della fede, da un lato la liberazione esodica (…) e dall’altro l’eucaristia che nella cena di Cristo è memoria della sua morte sacrificale e della sua risurrezione pasquale». «Serbare memoria» significa stare nel memoriale/memoria della rivelazione, nell’impostare una riflessione che non dimentichi il dato teologico, pena la perdita d’identità della ricerca stessa.

Infine il terzo stimolo è il «rimembrare», quasi come sintesi e rilancio degli altri due momenti: «ri-membrare», per noi tutti, potrebbe significare impegnarsi a offrire una riflessione che aiuti tutti e ciascuno a essere «membra del corpo di Cristo» (cf. 1Cor 12,12), nella storia personale e comune, hic et nunc.

 

Gaia De Vecchi è insegnante di religione presso l’Istituto Leone XIII e docente presso l’Università cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto superiore di scienze religiose a Milano. Fa parte dell’ATISM e del gruppo di redazione di Moralia. Ha scritto Il peccato è originale?, Cittadella, Assisi 2018.

Tag Etica ATISM

Commenti

  • 19/07/2021 Francesco Compagnoni

    P. Benanti (* 1973) e F. Compagnoni (* 1941) ringraziano Moralia Blog e Gaia De Vecchi per aver presentato il volume dedicato all’opera di Giannino Piana. Ci tengono a far sapere che diversi colleghi non sono presenti tra i contributori perché, per varie ragioni, non hanno accettato l’invito a partecipare. Inoltre sottolineano il fatto che il volume non vuol essere la celebrazione di una posizione o di una corrente della teologia morale, bensì l’apprezzamento della posizione dello studioso Piana. Egli pur essendo sempre stato preciso nelle sue scelte, non è mai stato “divisivo” (come si usa dire oggi) sia sul piano delle relazioni personali che nella valutazione di posizioni diverse dalle proprie. Diremmo che è il rappresentate eccellente di un modo di lavorare collegiale dei teologi morali italiani dei decenni post-conciliari e che si è espresso chiaramente in diversi manuali e dizionari enciclopedici collettivi (spesso diretti da G. Piana stesso). Oltre che nella quarantennale Rivista di Teologia Morale, evidentemente.

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