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Moralia Blog

Una pastorale per accompagnare i divorziati risposati?

L’esperienza quotidiana ci pone di fronte a non poche persone battezzate e sposate “in Chiesa”, che facendo ricorso al divorzio vivono una nuova unione coniugale definita dal Direttorio come “irregolare”. I divorziati-risposati non sono però una categoria, ma “persone” con storie diverse tra loro, pur se ugualmente difficili e dolorose.

Sono spesso persone che non hanno lasciato il coniuge per vivere nella cultura dell’edonismo e nel narcisismo individualistico, ma che continuano a credere in un amore stabile, fedele, unitivo e fecondo; che, anziché tornare a un individualismo fatto di relazioni emozionali e gratificanti a livello affettivo e sessuale e privo di un progetto di vita, scelgono la fatica di costruire una nuova relazione stabile, unitiva e generativa, con l’impegno etico di vivere la fedeltà e la fecondità che rivelano la verità dell’amore umano.

Parlando con le coppie di persone risposate facilmente si possono cogliere pensieri, sentimenti, attese e domande che ci interrogano e ci provocano. Essi avvertono soprattutto il giudizio, che nasce dalla morale sociale, che li fa sentire come coloro che hanno fallito o tradito i sogni e i progetti sociali e familiari perché non si sono sacrificati per salvare l’istituzione matrimoniale. Percependosi “fuori” dalla Chiesa, inoltre, ritengono di non avere più una responsabilità educativa verso i loro figli, quasi fossero inadeguati nella testimonianza di fede.

In genere non chiedono approvazione, ma ascolto e comprensione del loro dolore e della loro situazione; desiderano conferme che Dio non si è dimenticato di loro, che li ama e che non li punisce, che ancora crede nel loro amore coniugale e genitoriale, che ancora possono essere Chiesa!

È evidente che tutto questo non può lasciarci indifferenti a guardare, ma chiede una vicinanza, una prossimità nello stile di Cristo. Penso che proprio inquesta vicinanza passi la strada di Dio che raggiunge le vie dei fratelli. Di tutti i fratelli. Non può esserci pastorale, infatti, che non sia a misura di quell’amore che il Figlio ha rivelato nel mistero pasquale.

Come applicare alla pastorale questo atteggiamento misericordioso, che non è in alcun modo riducibile a un sentimenti di simpatia o di compassione? Certamente non è proporsi nella superiorità di atteggiamenti discriminanti (di fronte al Padre, del resto, siamo tutti in una situazione di inadeguatezza…) ma il “porsi a fianco” come Gesù con i discepoli di Emmaus: siamo compagni di viaggio, fratelli in Cristo, in cammino e in ricerca della comunione con Cristo sposo dell’umanità.

Lo stile di compagnia aiuta a far scoprire il progetto di Dio sull’amore coniugale e genitoriale, progetto dentro il quale si custodisce l’amore stesso della Trinità. Solo attraverso l’ascolto della Parola, e con doni dello Spirito, e possibile scoprire e vivere in modo pieno tale progetto.

Ma quale potrebbe essere il cammino di questi fratelli?

Certamente un cammino di riconciliazione e di ricostruzione in Cristo, per ricercare e mettere al primo posto la verità del progetto di Dio nella propria storia.È un cammino di purificazione che parte dal rileggere e rielaborare la relazione coniugale passata per perdonare e lasciarsi perdonare.

Compiere con l’ex coniuge il difficile passaggio dalla coniugalità interrotta alla fraternità ecclesiale è riconoscere i semi della grazia e i peccati commessi per guarire e liberare sé stessi e gli altri in un evento pneumatico che permette di accedere a una nuova consapevolezza di Dio e dei legami umani.

Nei legami umani nuovi c’è anche il rapporto con i figli nati dal matrimonio precedente. Vivere un nuovo matrimonio significa anche imparare a diventare genitori risposati che sanno collaborare a costruire sempre il bene e il benessere per i loro figli. Le comunità parrocchiali possono essere un importante aiuto e un grande sostegno per questi ragazzi e per i loro genitori.

Essere una Chiesa che ha i gesti del Padre misericordioso che va incontro al figlio, lo bacia, lo abbraccia, lo lava, lo riveste, gli dona l’anello della dignità regale e lo invita al banchetto di famiglia, aiuterà le famiglie di coppie risposate a giungere al fine dell’accompagnamento pastorale, che è quello di vivere in autonomia e responsabilità morale, protagonisti del proprio futuro per costruire un progetto di senso nel qui e ora della loro storia.

Pure se molto è stato fatto nelle nostre comunità, molto resta da fare non cadendo nella tentazione di fare una pastorale “di settore” per permettere allo Spirito di andare dove vuole.

Lo Spirito e la pace sono dono del Risorto dato agli apostoli perché possa circolare nel mondo. Auguriamoci dunque di rinascere anche noi pastori nella vita nuova dello Spirito che si consuma nelle strade delle nostre città e nelle case delle nostre famiglie.

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