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Moralia Blog

Un posto a scuola per la bioetica

Bioetica e scuola: perché questa diade? La risposta è semplice: è indiscutibile il valore educativo e formativo della bioetica nella direzione della possibilità di capire e rispondere agli interrogativi pressanti posti dalla cultura contemporanea. E ci viene spontaneo dire che, fino a prova contraria, quale miglior contesto culturale e formativo può permettere alla bioetica di realizzare tutte le sue potenzialità educative e formative se non la scuola, che è, per antonomasia statuto e vocazione, fucina delle future generazioni.

Un po’ di storia

Ma, sia chiaro, questa diade non l’abbiamo certo confezionata noi, perché negli ultimi anni, per la verità a partire dalla fine degli anni ’70 e via via con una maggiore intensificazione nell’arco degli anni ’80 fino ai nostri giorni, si sono moltiplicate le sollecitazioni affinché l’istituzione scuola si attrezzasse per affrontare adeguatamente il mondo contemporaneo ed offrisse agli allievi sia delle chiavi di lettura che consentissero loro di orientarvisi, sia degli strumenti conoscitivi specifici che consentissero loro di operare nella  società odierna.

Queste sollecitazioni a cui facciamo riferimento sono le cosiddette “educazioni”; infatti, a partire dagli anni ’80 diverse circolari ministeriali hanno sollecitato le scuole affinché si facessero carico di alcune tematiche dal forte impulso educativo, connesse a determinati comportamenti diffusi tra i giovani sulla base delle sollecitazioni della cultura del tempo. Ci si è posti, per esempio, il problema della prevenzione delle tossicodipendenze, dell’educazione alla salute, dell’educazione alla legalità, dell’educazione stradale, ecc…

Bioetica ante litteram

Ci sembra che proprio queste “educazioni” debbano essere inquadrate come delle introduzioni, se vogliamo “ante litteram”, ad alcuni temi della bioetica, deficitarii, però, di quella visione di insieme, che, forse ora alla luce dello sviluppo della bioetica come branca della disciplina etica, da sola può aiutare gli allievi a maturare delle efficaci chiavi di lettura della contemporaneità.

Mentre, da una parte, queste “educazioni” hanno offerto e continuano ad offrire informazioni, anche interessanti, sotto diversi punti di vista, la bioetica, dall’altra, allo stato attuale del suo profilo epistemologico, aiuta ad individuare innanzitutto alcuni “nodi problematici” significati e cruciali, che possono sempre fungere da “catalizzatori concettuali” attorno ai quali organizzare adeguati strumenti ermeneutici che dovranno, a loro volta, offrire uno sguardo multi prospettico e interdisciplinare.

Infatti, i temi della bioetica, ormai dichiaratamente tali e non più le varie educazioni, attagliati su una didattica di “scuola” possono essere dei catalizzatori concettuali, specialmente se riportati alle loro matrici teoriche e collegati alle diverse prospettive culturali che sono sottese, e possono offrire chiavi interpretative di non poco conto per leggere e capire il mondo contemporaneo.

Bioetica a scuola

Pertanto, volendo procedere, appunto, a partire dalle “educazioni” già realizzate e collaudate per arrivare a delineare la collocazione della bioetica all’interno dell’impianto formativo di una scuola che è un continuo cantiere aperto (oggi con un linguaggio iperdemagogico si chiama POF), potremmo dire che la bioetica può offrire un contesto epistemologico significativo alle azioni che già si collocano nell’ambito delle “educazioni” a cui si è fatto cenno.

Pensiamo all’evidente legame tra “educazione alla salute” e la bioetica, ma anche ad altri legami non proprio evidenti come da una parte la lotta preventiva alle tossicodipendenze e dall’altra la proposta del “diritto al suicidio”: se quest’ultima proposta viene suffragata dalla convinzione che vi sia una soglia qualitativa della vita al di sotto della quale non si deve andare, in base a quale altra convinzione dovremmo sostenere che le droghe sono un male assoluto? Non si dovrebbe forse affermare coerentemente alla proposta del diritto al suicidio una sorta di diritto al suicidio lento da parte di chi ritiene la qualità della propria vita presente non sufficientemente gratificante, anche solo per stanchezza o noia?

Questo è solo un esempio per comprendere che gli orizzonti ultimi di significato, spesso tra loro divergenti e bisognosi di una valutazione critica, sottesi alle diverse “educazioni”, si collocano a fondamento delle diverse prospettive bioetiche: il valore della vita, la dignità della persona umana, la ricerca di una qualità della vita stessa. La contestualizzazione degli interventi legati alle “educazioni” in seno al dibattito bioetico non potrà che offrire agli allievi, in modi diversi secondo le età ed il tipo di studi, strumenti di analisi critica e di valutazione personale più profondi e penetranti.

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