Un patto fra generazioni. Verso il III Forum di Etica civile
Meno di un mese è passato dall’intervento di Greta Thunberg alle Nazioni Unite e solo lentamente vanno placandosi le polemiche suscitate dal suo intervento – intenzionalmente crudo e sofferto –, permettendo così di portare l’attenzione sulle questioni che ella poneva (al di là di chi le pronunciava e persino al di là della forma, troppo semplice).
Come osate rubare il futuro del pianeta, lasciando correre un mutamento climatico così devastante? Come osate stravolgere l’esistenza delle prossime generazioni, compromettendone sogni e speranze? Perché anteponete miopi considerazioni politiche ed economiche a questioni di vita o di morte? In simili questioni sta il senso di un intervento che svela il mutamento climatico di origine antropica nella sua realtà scandalosa – quasi oltraggiosa nei confronti di una generazione che rischia di vedere ecosistemi collassare e città intere sparire.
Difficile qui individuare il confine tra fatti e valori: le stesse dinamiche studiate da parte di fisici e studiosi del clima si rivelano al contempo cariche di valenze etiche forti. Trascurare o sottovalutare i dati offerti dalla competenza degli esperti (i phronimoi, i sapienti, i competenti in materia, li direbbe Aristotele) non è allora solo innocua disattenzione, ma assume un diretto e problematico significato morale.
Un futuro a rischio
Si può discutere lo stile di Greta e l’eccessiva linearità della sua argomentazione; certo la sua azione e le sue parole hanno posto sotto gli occhi di molti una delle massime contraddizioni del nostro tempo: quella di una società in cui la generazione presente divora il futuro delle prossime, chiudendo a esse gli orizzonti disponibili. È la stessa logica che opera in quella devastazione selvaggia dell’Amazzonia, su cui sta portando l’attenzione il Sinodo in corso, ma che anche nel nostro paese trova riscontri, forse meno evidenti, ma non meno drammatici.
Anche in Italia c’è come una rottura di quel patto tra generazioni in cui ognuna poteva contare sulla precedente per aprire spazi alla successiva: lo documenta il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo, che evidenzia la difficile situazione degli under 35 nel nostro paese, il forte scarto tra le loro speranze e loro concrete possibilità di vita.
Ma se non vi sono risposte alla domanda sul loro futuro – che è in realtà già una domanda sul loro presente –, il rischio è quello dell’indignazione contro tutti e tutto o – forse peggio – della rassegnazione aprogettuale.
La vita civile – così come la vita entro la comunità politica internazionale – ha bisogno di reciproca fiducia, di affidabilità espressa in comportamenti concreti (e certamente non va in questa direzione quanto sta accadendo in questi giorni ai curdi, con molti patti – più o meno espliciti – dimenticati).
Eppure – anche solo guardando al nostro paese – vi sono anche tante esperienze di buone pratiche, in cui trova espressione una rinnovata etica civile, tesa a costruire un tessuto rinnovato di bene comune. Di questo si discuterà al III Forum di Etica civile (Firenze, Auditorium di S. Apollonia, 16-17 novembre), dedicato a «Verso un patto tra generazioni: un presente giusto per tutti». A introdurre il dibattito e le riflessioni tematiche nei gruppi saranno Alessandro Rosina (che del Rapporto giovani è il coordinatore), Benedetta Tobagi, Erio Castellucci, Enrico Giovannini, Marco Tarquinio.
Un evento promosso da una rete di soggetti della società civile – tra i quali Il Regno – su cui si possono trovare ampie indicazioni su www.forumeticacivile.com. Un’opportunità per ritrovare un’etica intergenerazionale, per articolarla in proposte concrete, in progettualità tese a disegnare in forme rinnovate il rapporto tra le generazioni nei tanti ambiti in cui esso si realizza.
Un’occasione in cui sarà pure siglato un Patto, un impegno condiviso per operare congiuntamente in tale direzione.