Sperimentazione dei farmaci: globalizzare la ricerca, ma condividere anche i benefici
La Dichiarazione di Helsinki, documento che ispira la pratica di tutti i comitati etici internazionali, prevede che un gruppo “vulnerabile” incluso in una ricerca medica debba beneficiare degli eventuali risultati positivi conseguiti. “Vulnerabili” sono da ritenere, secondo l’autorevole Belmont Report, anche le popolazioni in situazione di povertà, con limitato accesso a cure sanitarie. Per le linee guida del Council for International Organizations of Medical Sciences (CIOMS), se vi sono ragioni a priori per credere che un prodotto di ricerca non si renderà disponibile in una popolazione, non è etico condurvi la sperimentazione.
Nei paesi a risorse limitate, la vulnerabilità legata a povertà induce le popolazioni a partecipare a sperimentazioni cliniche per fruire gratuitamente di cure specialistiche, altrimenti non accessibili. Nei protocolli bioetici internazionali richiamati, l’accesso temporaneo a un farmaco in fase di sperimentazione, che andrà, quando approvato, a esclusivo beneficio di popolazioni benestanti, sarebbe pertanto da considerare una forma di ingiusto sfruttamento per quelle popolazioni.
L’applicazione dei menzionati principi alle sperimentazioni comporta che i farmaci innovativi diventino accessibili per tutti i paesi in cui la ricerca è condotta. Se ciò non avviene, le indicazioni etiche enunciate non risultano soddisfatte.
Da una ricerca empirica da noi effettuata, con Raffella Ravinetto e Pierre Massat, pubblicata in The Lancet Haematology, sulla sperimentazione di farmaci salvavita ad alto costo contro malattie non trasmissibili, in paesi a medio reddito (MIC: middle income countries; reddito annuo lordo pro capite $ 1.045-12.746,7) si ricavano importanti dati per introdurre qualche riflessione sull’equità delle sperimentazioni cliniche farmacologiche.
I tumori del sangue, a riguardo, offrono un caso significativo, perché spesso curabili con farmaci innovativi, ma con alti costi non sostenibili dai MIC. Il 30% delle sperimentazioni sponsorizzate con farmaci innovativi contro tumori del sangue inclusi nel registro dei ClinicalTrials.gov ha coinvolto MIC, sia low-middle (reddito $ 1.025-4.125) sia upper-middle income (reddito $ 4.126-12.746).
La percentuale media dei centri sperimentali in MIC è del 20% sul numero totale di quelli coinvolti in uno specifico trial clinico internazionale, ma, per talune ricerche, arriva sino all’80%. Studi clinici confrontanti farmaci salvavita ad alto costo in prossimità di scadenza brevettuale con farmaci di seconda generazione sviluppati dalla stessa azienda titolare del brevetto, sono stati condotti in MIC, anche se il farmaco di controllo non era mai stato prima accessibile. La globalizzazione delle sperimentazioni di farmaci ad alto costo aggiunge complessità alla preoccupazione che i trials siano delocalizzati per convenienza amministrativa, per accorciare la tempistiche di sviluppo clinico, con minori costi, maggiore numero di casi e supervisione meno rigorosa delle autorità regolatorie. Le questioni qui sollevate devono indurre soluzioni accettabili piuttosto che essere percepite come ostacolo a coinvolgere i MIC in ricerche cliniche.
Ai fini di una più evidente eticità risulta, a nostro avviso, importante che:
1. le riviste scientifiche rendano noti i paesi e i centri dove è attuata la sperimentazione descritta, con indicazione del numero di casi per ciascun centro;
2. le agenzie regolatorie e i comitati etici possano richiedere una “clausola etica” che vincoli le aziende a registrare il farmaco in tutti i MIC coinvolti nelle sperimentazioni a “tiered prices” (prezzi diversificati in base ai differenti segmenti di mercato);
3. medici e pazienti debbano esercitare pressioni per ottenere un prezzo equo per i farmaci salva-vita sperimentati nei loro paesi.
L'attuazione di queste misure avrà successo solo se fondata sulla collaborazione globale, e favorirà l'equa distribuzione di oneri e benefici della ricerca, contribuendo a colmare le lacune persistenti nell’accesso a terapie salvavita per malattie non trasmissibili.
Pier Davide Guenzi e Gianluca Gaidano