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Moralia Blog

San Valentino e l’amore digitale

Ci perdoneranno i santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa, se preferiamo dare più spazio in questo mese di febbraio a san Valentino, che veneriamo insieme a loro proprio oggi.

La festa del santo ci fornisce il pretesto per cominciare ad affrontare la spinosa questione dell’amore nell’era digitale.

Dobbiamo innanzitutto spezzare una lancia rispetto al mondo dei social media, per altri versi stigmatizzabili per diverse questioni. Il progetto Why We Post, coordinato dallo University College London (Ucl), ha dimostrato errate alcune precomprensioni nei loro confronti.

Quando i social aiutano l’affettività: 15 scoperte che lo confermano

Il progetto, che ha visto sul campo un team di antropologi in diversi contesti sociali e in diverse aree del mondo, ci consegna un’immagine positiva dei social, racchiusa in 15 scoperte. Tra esse alcune appartengono alla sfera affettiva: i social ci rendono meno individualisti, non stanno rendendo il mondo più omogeneo e hanno – questo lo immaginavamo – un impatto profondo sulle relazioni affettive, in particolare nelle società altamente conservatrici.

Di studi di questo tipo ne esistono molti. Alcuni ci hanno fatto scoprire che oggi essere adolescenti implica l’essere connessi. È lì che si trovano i primi amori, e non è un mistero che il ruolo che un tempo avevano le liturgie per far incontrare uomini e donne, oggi è svolto on-line dalle diverse app di dating – strumenti digitali per il corteggiamento – che decretano il successo o meno della vostra capacità di raccontarvi on-line; sino a Evolve, l’app che utilizza l’intelligenza artificiale per trovare l’anima gemella tra conoscenti e amici digitali.

Questi strumenti, oltre ad allargare la cerchia delle persone con cui entrare in relazione, permettono di dilatare i tempi di rispostauno studio ha indicato in quattro ore la soglia migliore – e danno la possibilità a chi è più timido di avere le energie e il coraggio per farsi avanti, procedendo per gradi.

Potremmo continuare a lungo, ma ci affacciamo solamente per esprimere un doveroso giudizio iniziale: continuano a non poter essere delle strategie comunicative a garantirci felicità.

E fuori dai social? L'autenticità di amore e amicizia

Amore e amicizia sono degni di tale nome, specchio dell’amore di Dio che si è proclamato amico dell’uomo, solo a condizione che siano improntati alla durevolezza: l’amore non si può disconnettere, né riconnettere a piacimento.

Se le storie sui social durano 24 ore, le storie nella vita vanno cercate e custodite per durare tutta una vita. Il paradosso della rivoluzione digitale è che mentre i social network permettono di apparire un po’ diversi da quello che si è realmente, un algoritmo invece può scovarci e metterci più a nudo di quanto davvero non si voglia o non si possa.

L’amore e l’amicizia, in sintesi, non sono beni computazionali, né merce, né prodotto: dunque è illusorio pensare che un algoritmo possa davvero scegliere per noi esimendoci dall’esercizio della libertà, con i rischi, responsabilità e fascino annessi.

Amore e amicizia sono fatti di vedo e non vedo, di rischio e di oblatività: ogni volta che tentiamo di incasellarli e di prevedere quello che potrà accadere non facciamo altro che avverare la profezia che vogliamo scongiurare.

Essi si nutrono di libertà, cercare di farli recitare – anche se a soggetto – finisce sempre per ucciderli.

 

 

Luca Peyron, prete dell’arcidiocesi di Torino, è autore di Vangelo per matricole (Effatà, Cantalupa [TO] 2015) ed Elogio della generosità (Elledici, Torino 2018).

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