Robot, al lavoro!
In questo autunno caldo per il lavoro, nasce la prima agenzia al mondo per l’impiego di robot che le aziende possono affittare su base flessibile, pay-per-use.
Come evidenziato nel sito, i robot non necessitano di assenze per malattia o previdenza sociale e possono anche lavorare 3 turni al giorno. L’agenzia si chiama MusashiAI e fa riferimento alla Honda Motors. Il costo del noleggio della tecnologia varia in base alle esigenze specifiche di un’azienda, ma generalmente si colloca tra i 1.500 e i 3.000 dollari al mese.
Al momento MusashiAI non ha una particolare varietà in catalogo, perché offre due sole soluzioni regolate da un’intelligenza artificiale: un carrello elevatore e un ispettore visivo di controllo qualità. Tuttavia viene sottolineato che «la nostra piattaforma robotica per l’occupazione forma i dipendenti robotici a svolgere le attività in modo migliore e più conveniente rispetto alle soluzioni esistenti».
Quelle esistenti a cui si fa riferimento – ci chiediamo – sono soluzioni «robotiche» o piuttosto soluzioni «umane»? L’amministratore delegato della MusashiAI afferma che «gli esseri umani stanno ancora facendo lavori molto monotoni, rigidi, noiosi e insoddisfacenti», e dunque «non c’è niente di gratificante, soddisfacente o addirittura impegnativo nell'ispezionare gli ingranaggi o le pale delle turbine tutto il giorno o guidare un carrello elevatore tutto il giorno».
Il sito conclude affermando che la MusashiAI è una società che genera un impatto sociale, poiché sfrutta la tecnologia per un mondo migliore in cui «le persone sono più contente, soddisfatte e utilizzano al meglio le proprie capacità umane. L’introduzione della robotica non è il problema, ma parte della soluzione e dei mezzi per raggiungere questo nuovo mondo di prosperità umana».
Il paradosso in tutto ciò è che le affermazioni che abbiamo riportate sono vere. La tecnologia dà il giusto valore al lavoro noioso e insoddisfacente, che è pagato in molte nazioni meno dei 1.500 dollari della soluzione robotica.
Ma non solo: in molti ambienti si discute del fatto che un robot evidenzia le carenze dei manager perché non lo puoi prevaricare, ha bisogno di obiettivi chiari che non possono provenire che dagli umani, non «copre» in altri termini le carenze di chi dirige e non dà quelle malsane soddisfazioni di chi usa il potere per definire la propria identità.
A ben guardare la trasformazione digitale può essere un interessante strumento di conversione nelle relazioni industriali. La grande preoccupazione è stata da sempre come, quanto, dove e come le macchine avrebbero sostituito l’uomo. A ben guardare, e pur rimanendo importanti questi temi, dovremmo anche ascoltare le macchine laddove ci permettono di essere migliori, di essere umani consistenti, così consistenti da divenire insostituibili.
La trasformazione digitale ci aiuta, se ben utilizzata e compresa, per definire quel leader di impresa così come la dottrina sociale della Chiesa è stata in grado di ben delineare.
Luca Peyron è presbitero della diocesi di Torino, coordinatore del Servizio per l’apostolato digitale, docente di teologia all’Università cattolica di Milano e di Spiritualità delle tecnologie emergenti all’Università degli studi di Torino. Ha scritto Incarnazione digitale (Elledici, Torino 2019).