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Moralia Blog

Quando la guerra aggredisce gli uomini e la loro casa comune

A pochi giorni dall’aggressione russa dell’Ucraina, le drammatiche immagini di un presente di guerra e gli inquietanti scenari di instabilità futura si dipanano attraverso la trama di rapporti che corrono tra comunità umane ed ecosistemi: non solo perché la guerra si combatte, con crescente impatto, all’interno di territori con loro equilibri, ma sotto un profilo assai più radicale.

Se «il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi» (Laudato si’, n. 56), allora le devastazioni causate dalla guerra riflettono la lacerazione dei cuori che arma gli stati e orienta i governi a equilibri di forza, più che alla cooperazione internazionale nella salvaguardia della casa comune. Tre immagini sono emblematiche in proposito.

Milioni di nuovi profughi

La prima è la fuga dei civili ucraini dalle città vittime dell’aggressione: vie e palazzi si svuotano, consegnati a un’atmosfera spettrale; sotto lo sguardo di un’immaginazione purtroppo realistica, le code di auto in uscita dalle città si prolungheranno presto nell’esodo di nuovi profughi camminanti sulla rotta balcanica.

Le migrazioni costituiscono, da sempre, anche una criticità ambientale, dove il lamento dei poveri si fonde con il lamento della terra. Ecosistemi resi inabitabili, tragitti e campi di accoglienza densi di tracce di sofferenza umana che pesano su falde e terreni, muri di esclusione cementificata che lacerano speranze e nicchie ecologiche, destinazioni che riservano agli ultimi arrivati le aree del degrado, umano e urbanistico, di tante periferie.

Devastazioni ambientali di lungo periodo

La seconda immagine è un distico, in parte ricorrente in tanti scenari di guerra, in parte con tratti specifici dell’area di conflitto russo-ucraina.

Missili, mortai, lanciarazzi, disperdono nei suoli detriti metallici, talora anche radioattivi; in più auto e carri militari incendiati e abbandonati, macerie di edifici crollati, impiego intensivo di mezzi di aviazione, uso concentrato di mine (nella zona di Mariupol, ad esempio).

Sono elementi costanti del bilancio ambientale negativo di ogni scena di guerra. Quella ucraina, però, presenta alcune pericolose specificità, come ricorda un servizio dell’Huffington Post: oltre lo scenario peggiore del sabotaggio di centrali nucleari (in Ucraina sono 15 i reattori), preoccupa il rischio di contaminazione connesso alle miniere carbonifere del Donbass, alcune delle quali già siti di test nucleari ai tempi dell’URSS.

Basta questa immagine a sancire l’insostenibilità delle guerre contemporanee, i cui effetti negativi sul lungo periodo pesano come un’ipoteca ingiustificabile sulle generazioni future.

Energia verde per la pace

La terza immagine è una mappa energetica. La quasi totalità delle guerre nasce, o diventa, un conflitto per le risorse: in questa lunga fase di transizione ecologica, ancorata al gas quale fonte privilegiata, non si può non considerare questo profilo rispetto alla crisi russo-ucraina.

Lo stesso impegno del colosso russo a non interrompere la fornitura di gas all’energivora Europa ne rimarca la dipendenza energetica.

Questa scelta di convenienza ha condotto molti paesi – compreso il nostro, per il 40% – a optare per essa, eludendo vari punti interrogativi di carattere geopolitico, fino al rialzo dei prezzi degli ultimi mesi (con la crescita della domanda cinese) e all’impennata dall’inizio della guerra. «Soldi – osserva Becchetti su Avvenire dello scorso 27 febbraio – che pagano i carri armati che invadono l’Ucraina» (44 milioni di euro però sono stati versati dalla Russia nelle casse dell’industria bellica italiana nel 2020, a completare il quadro).

La crisi attuale sta ora spingendo a diversificare frettolosamente gli approvvigionamenti, oltre che a regredire verso il ripristino delle centrali a carbone; meno manipolabili e più libere sono le fonti alternative, conclude Becchetti, secondo il quale la tragedia del popolo ucraino ci ricorda anche l’urgenza della transizione verde.

 

Pier Paolo Simonini insegna Etica ecologica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – Sezione parallela di Torino.

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