Quale morale per matrimoni civili e convivenze
Il rinnovato
richiamo ecclesiale a una “pastorale della misericordia”, posta come urgenza
primaria sin dai primi giorni del suo pontificato da papa Francesco, induce a
riesaminare gli aspetti di morale sessuale alla luce dell’esperienza di fede
dei nostri giorni. Per questo il papa ha voluto che i due Sinodi, quello già
celebrato nel 2014 e quello del prossimo ottobre 2015, avessero come
riferimento pratico le risposte a due questionari appositamente diffusi per
raccogliere il sentimento di tutte le Chiese particolari.
È proprio il confronto tra la prassi rilevata nei questionari e l’attitudine a una pastorale attenta ai bisogni dei fedeli a fondare le sfide a cui il Sinodo è chiamato a dare risposte. La materia è molto delicata, soprattutto perché appare del tutto evidente la distanza tra magistero ecclesiastico da una parte e prassi e sensus fidei fidelium dall’altra. Si può asserire che questa distanza oggi emerge (non nasce) proprio a ragione della nuova sensibilità pastorale, promossa da papa Francesco, e non appare intrinsecamente riducibile in forza di una pretesa di adeguamento spontaneo dei comportamenti dei fedeli alle indicazioni magisteriali.
Matrimoni civili e convivenze
Uno degli aspetti di morale sessuale al centro della riflessione sulla famiglia, presente in tutti i documenti sinodali incluso il nuovo Instrumentum laboris, riguarda i matrimoni civili e le convivenze. La sollecitazione a una specifica riflessione su questi legami familiari deriva dalla ritrovata alta considerazione del matrimonio naturale, già presente nel questionario del Documento preparatorio dei lavori del Sinodo straordinario e che l’Instrumentum laboris così riprende al n. 39: «Dato che l’ordine della creazione è determinato dall’orientamento a Cristo, occorre distinguere senza separare i diversi gradi mediante i quali Dio comunica all’umanità la grazia dell’alleanza. In ragione della pedagogia divina, secondo cui l’ordine della creazione evolve in quello della redenzione attraverso tappe successive, occorre comprendere la novità del sacramento nuziale cristiano in continuità con il matrimonio naturale delle origini».
Tale fondamento dottrinale viene applicato dal Sinodo a questo tipo di unioni familiari al n. 66: «[…] una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze. Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio».
E il n. 98 così conclude: «Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze».
Un processo dinamico e graduale
Viene dunque riconosciuto un processo dinamico e graduale nella progressiva integrazione dei doni di Dio, per cui le coppie di conviventi vengono accolte e comprese come coppie in cammino verso la meta del matrimonio sacramentale. E’ una prospettiva importante, perché a sancirla è lo stesso Sinodo dei vescovi, che, nella sollecitudine pastorale, indica questa via come interna alla comunità cristiana e in comunione con essa.