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Prostituzione come violenza sulle donne: la nuova legge francese

Dopo Svezia, Norvegia, Islanda, Regno Unito, Irlanda del Nord e Canada, la Francia si aggiunge all’elenco dei paesi che hanno deciso di adottare la linea dura contro i clienti delle persone che sono ingaggiate nella prostituzione.

A seguito di due anni e mezzo di acceso dibattito sull’opportunità di far passare in Francia il «modello svedese», che si fonda sulla criminalizzazione del cliente, l’Assemblea Nazionale, il 6 aprile scorso, ha adottato in via definitiva la nuova legge che punta a penalizzare la domanda piuttosto che l’offerta. La legge è entrata in vigore il 15 aprile 2016, a 70 anni dall’approvazione della legge Marthe Richard che in Francia ha chiuso le «case di tolleranza».

 

I pilastri della legge

Quattro sono i pilastri su cui la legge («finalizzata a rafforzare la lotta contro il sistema prostituzionale e a sostenere le persone nella prostituzione») è costruita.

1) Il primo pilastro è costituito da misure specifiche che rafforzano, anche su Internet, la lotta alla tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e al prossenetismo (induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione).

2) Il secondo pilastro ha come obiettivo quello di migliorare la protezione delle vittime della prostituzione, attuando misure di uscita da essa, cancellando il reato di adescamento, considerando la prostituzione una forma di violenza e attribuendo alla persona nella prostituzione lo status di vittima.

3) Il terzo pilastro recepisce gli orientamenti provenienti da organismi internazionali ed europei che invitano gli stati ad adottare o potenziare misure educative, sociali e culturali per scoraggiare la domanda che incrementa tutte le forme di sfruttamento delle persone, incide negativamente sulla parità di genere e viola il principio della dignità umana.

4) Il quarto e ultimo pilastro introduce il divieto di acquisto di atti sessuali e fa ricadere l’onere criminale su chi li acquista piuttosto che su chi li vende.

Facile vedere, insomma, che la nuova legge francese ritiene che il modo più efficace per combattere tratta e sfruttamento sia il cosiddetto «modello nordico» (o svedese), che penalizza il «cliente».

 

Una questione di eguaglianza

Secondo il legislatore francese, infatti, la nuova legge va inserita nel quadro della lotta contro le violenze nei confronti delle donne e all’interno dell’impegno di promozione di un’effettiva eguaglianza tra donne e uomini. Proprio il principio di uguaglianza tra i sessi e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne sono incompatibili con il diritto di imporre con il denaro un atto sessuale, sfruttando la precarietà delle persone in un contesto di prostituzione.

Per il legislatore francese la prostituzione è, dunque, in sé, la prima forma di violenza nei confronti delle donne, la più antica del mondo. Essa è intrinsecamente dannosa per la sicurezza delle donne, ed è devastante per la loro salute fisica e mentale.

Contrariamente a coloro che reclamano la legalizzazione del sex work, il legislatore francese ritiene che la prostituzione sia un asservimento arcaico della donna da superare. Essa non va quindi né regolamentata né tollerata: va progressivamente abolita. Obiettivo ambizioso, da perseguire con pervicacia.

Vi è, infatti, una totale asimmetria tra il cliente, che cerca di soddisfare di tanto in tanto il suo desiderio, e la persona che deve subire relazioni sessuali in serie, nel disprezzo della sua sensibilità e del suo desiderio. L’acquisto e la vendita del sesso è una negazione della persona; il corpo umano non si può vendere e non si può comprare.

Il legislatore francese ha avuto il coraggio di affermare che la prostituzione non è utile, non è indispensabile, non è necessaria per la vita di una società moderna. Quando avrà altrettanto coraggio il legislatore italiano?

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