Otto marzo: celebrare per trasformare
Il XXI secolo ha ereditato dal precedente molte date e ricorrenze, che gremiscono il calendario, cercando di contrastare l’oblio della memoria, subendo significative metamorfosi, sostenendo progetti politici di trasformazione. La memoria dell’8 marzo è infatti plurale, con date simboliche non provate dalla storia documentaria (valga per tutte l’incendio di una fabbrica di New York), ma capaci di restituire vicende dolenti e verissime, tragedie sul lavoro e violenze domestiche, pesi insopportabili che altri impongono e non toccano neppure con un dito.
Consumismo, festosità ma anche forza vitale delle donne
Nel tempo la festa ha assunto anche la leggerezza del fiore di mimosa che la rappresenta, non senza la complicità del re Mida/mercato, che trasforma ciò che sfiora in consumismo e affari. Nella sua parte migliore, cioè in quella che non è preda di compravendite e mercimoni (fatti salvi i piccoli venditori di mimosa per strada, che mi sembra buono trovino una nicchia economica) ma è semplicemente festosità, è comunque portatrice di un messaggio. Afferma cioè che le donne vivono anche una forza gioiosa e che non accetteranno progetti di nuove sottomissioni.
La dinamica trasformativa implicita nell’otto marzo si allarga poi a molti altri aspetti, a volte collegandosi ad altre date, sempre formando una significativa costellazione: contrasto alla violenza di genere e all’omofobia, cartelli contro le violenze e le molestie sessuali, alleanza con i gruppi che riflettono sulla maschilità, giornate contro la tratta; ma anche temi largamente politici, come attenzione alla militarizzazione del territorio e al commercio di armi, corruzione e devastazione ambientale, intreccio tra guerra migrazioni e finanza.
Vale per tutto questo quanto diceva Clarice Lispector, utilmente richiamato da Chiara Zamboni nel volume Femminismo fuori sesto: il femminismo nasce da un sì e da un mai. Nasce da un’adesione a un’alleanza, a una forza vitale, e dal «mai» di non accettare niente di meno, niente di ingiusto e inadeguato.
L'istanza etica e la sfida teologica
In questo senso è il femminismo nel suo insieme a rappresentare una profonda e radicale istanza etica, ben prima e ben oltre di quanto si può riscontrare in singoli affondi tematici. Fra questi ultimi, comunque, alcuni meritano proprio di essere segnalati all’attenzione comune.
Fra questi alcune proposte etiche quali l’inclinazione verso altri che Adriana Cavarero legge nel quadro di Leonardo, Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino:
«In ultima analisi, il sorriso e l’inclinazione della Madre leonardesca ci suggeriscono che c’è, visibile a tutti ma nascosto all’occhio nobilitante della teoria, un senso carnale, mondano e prosaico dell’esistere che consiste primariamente nell’inclinazione irrinunciabile verso l’altro. La sua postura è obliqua proprio come il suo sorriso, perché gli indizi del segreto che esso custodisce [...] sono così ovvi da essere rimasti invisibili allo sguardo indaffarato dell’intelletto» (p. 240).
In questa visione s’incrociano i temi della cura/responsabilità, in cui autrici diverse per modi e cronologia (Gilligan, Marsico, Hoagland) provano a dire come più donne che uomini nelle decisioni difficili si orientano non sulla base di valori astratti, ma di relazioni viventi – «verso chi sono più responsabile?» – epifania di una dimensione etica alta e in-corporata, autonoma ma non individualista.
Tutto questo è attivo e importante anche in singoli dibattiti, quali le interconnessioni segnalate dall’ecofemminismo e il fronte problematico della «gestazione per altri», ma anche nella sfida teologica a trasformativa rappresentata da Al di là di Dio padre di Mary Daly, di cui è appena uscita la ristampa per Editori Riuniti:
«Quando le donne prendono provvedimenti positivi per uscire dal tempo e dallo spazio patriarcali si genera un’ondata di nuova vita. Io la definisco partecipazione nel Dio Verbo che non può essere semplicemente coniugato al passato, presente e futuro, perché Dio è un potere di trasformazione che distrugge e crea tutte le forme e rinnova ogni cosa».