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Neurotecnologie: l’allarme etico degli scienziati

27 ricercatori di neuroscienze e intelligenza artificiale (IA) hanno lanciato su Nature un appello che mette in evidenza importanti criticità correlate al promettente futuro di tecnologie capaci di decodificare i processi mentali per muovere protesi bio-artificiali, per potenziare capacità umane fisiche e mentali, per creare reti di comunicazione e calcolo connettendo direttamente tra loro i circuiti cerebrali degli individui.

I rischi per la privacy e l’identità dei soggetti

Sebbene le Brain-computer interface technologies (BCIT) siano attualmente solo in una fase molto iniziale di sviluppo, prevalentemente concentrate su finalità terapeutiche, già si comprende che le immense potenzialità implicano gravi pericoli per l’eguaglianza sociale, la privacy e la libertà di pensiero, l’autonomia individuale, la comprensione di sé come corporeità vivente e la consapevolezza di essere all’origine delle proprie azioni. Per questo gli strumenti etici e giuridici disponibili sono giudicati insufficienti di fronte alla possibilità di decodificare i processi mentali delle persone e manipolarne emozioni, intenzioni e decisioni.

E che non si tratti solo di previsioni visionarie ne è prova il fatto che importanti aziende private e agenzie federali statunitensi stanno investendo capitali enormi in vista delle applicazioni commerciali, militari e di controllo sociale. Per questo si chiede ai governi di creare organismi e opportunità di confronto etico tra le diverse componenti religiose, etniche e culturali per determinare le linee-guida etiche condivise e regolamenti normativi efficaci.

Le questioni sollevate riguardano la riservatezza e il consenso, poiché si prospetta la possibilità di monitorare comportamenti traendone informazioni sensibili, per utilizzarle all’insaputa dell’interessato o per manipolare la sua esperienza mentale. La protezione dei dati neurali dovrebbe essere assicurata al massimo grado con normative simili a quelle che proibiscono la vendita di organi umani, perché il loro uso potrebbe compromettere l’identità individuale e i processi della democrazia.

Nuove strategie: sensibilità morale e autocontrollo

L’impiego delle BCIT potrebbe incidere gravemente anche sulla capacità di agire responsabilmente, fino a intaccare il senso della corporeità e la consapevolezza di sé, attraverso un massiccio condizionamento cognitivo ed emozionale difficilmente prevedibile. Ciò potrebbe richiedere la definizione di “neuro-diritti” da inserire nella Dichiarazione universale e nelle Convenzioni internazionali per la protezione dell’integrità personale.

Si pone, poi, la questione dell’enhancement, ovvero la possibilità di amplificare le capacità mentali di soldati, spie e analisti, prospettando la necessità di definire già adesso rigorosi limiti, come è accaduto per l’editing genetico o per l’uso delle armi chimiche e atomiche, ben sapendo che moratorie e trattati potrebbero risultare comunque insufficienti a impedirne l’uso militare. Infine, l’elaborazione di sofisticati algoritmi per l’elaborazione di una mole enorme di dati, potrebbe veicolare pregiudizi dei programmatori, volti a privilegiare certi gruppi e a danneggiarne altri.

Tutto ciò richiede un surplus di sensibilità morale: l’informazione dell’opinione pubblica mondiale, l’intervento dei governi nazionali e degli organismi internazionali, ma investe di particolari responsabilità chi è in prima linea nell’innovazione. Finanziatori, ricercatori, ingegneri devono essere formati eticamente non solo per orientare al “buon uso” questi strumenti, ma per giungere a dotare le tecnologie di “sistemi etici di autocontrollo” perché il mondo che esse contribuiranno a plasmare non sia ostile alla specie umana. 

Che questo lo dicano scienziati direttamente impegnati nella ricerca indica l’alto grado di consapevolezza etica che li anima, ma è anche una sfida alla bioetica teologica perché esplori con coraggio questo campo, allargando i propri orizzonti nei termini di una “ecologia umana integrale” come prospettato con lungimiranza nell’enciclica Laudato si’.

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