Morale e religione, il bello della prossimità
«Addirittura i teologi l’hanno condivisa con esiti che sono intuitivamente auto-contraddittori». È questa un’affermazione di apertura di un saggio fresco di stampa, che ci dà l’occasione di aguzzare la vista su territori contigui alla teologia morale che però, nonostante la contiguità, sembrano non essere nemmeno guardati.
Invece, guardare altrove può solo giovare per rendersi conto sempre più delle proprie ragioni, passando per la cruna delle ragioni dell’altro, attraversando il visibilio di chi (forse noi?), pensando di sostenere tesi scontate, poi si rende conto che deve ricominciare daccapo per renderle intellegibili a chi pensava non ci fosse assolutamente bisogno.
Che cosa, dunque, i teologi avrebbero condiviso a tal punto da suscitare tale meraviglia? E meraviglia da parte di chi? La cosa che desta meraviglia è l’autonomia della morale (scoperto l’arcano); colui che ne rimane meravigliato è un filosofo della religione (possibile mai?).
La filosofia (morale) della religione
Eppure è possibile che ex parte philosophiae religionis si segnali come impedimento al solo tentativo di attenzione teorica (quindi oltre il semplice interesse storico e storiografico) al tema in questione una mentalità diffusa e condivisa.
Pertanto, perché in barba a tale mentalità la filosofia, che ha come oggetto il complesso di credenze e di atti cultuali che regolano il rapporto individuale e comunitario degli esseri umani con una o più realtà divine, dovrebbe accontentarsi dell’impostazione che ha preso corpo da Kant in poi?
E perché si fa fatica a prenderne le distanze, compresi gli stessi teologi che condividendola (non Kant tout court ma la sua eredità) sarebbero addirittura caduti nella botola della contraddizione?
Allora ecco la tesi: se esistono fatti obbliganti è perché la ragione li scopre senza esserne l’artefice, per cui non vi è, pena la contraddizione, un’autonomia ma una dipendenza da un comando che non può autoimporsi ma essere imposto. Grazie per la lectio! I teologi lo sapevano già, ma perché non si accorgerebbero di cascare in contraddizione se parlano di autonomia?
Attenti a quei due!
Qui non si ha l’intenzione di recensire un testo né tanto meno di recepirlo né ancor meno di formulare un giudizio su uno studio legittimo. Al contrario, tanto di chapeau per l’offerta intellettuale che ci permette di fare alcune considerazioni stavolta ex parte theologiae moralis: se la morale dipende dalla religione, in che termini? In termini di rilevazione? Se sì, che significa? Se la morale dipende dalla religione, in che termini? In termini di motivazione? Se sì, che significa? Se la morale dipende dalla religione, in che termini? In termini di giustificazione teorica? Se sì, che significa?
Le domande che si ripetono a stampo come delle fotocopie sembrano condurci alla minuta originale: la dipendenza dalla morale di che tipo è: logico o ontologico? Ecco un’altra lectio sempre dalla parte della teologia morale: se Dio c’è, non è da intendere come un legislatore e se c’è non è necessario per determinare la differenza morale.
Presupporre che qualcosa sia obbligatorio non ha bisogno di presupporre, a sua volta, la polarità punizione/ricompensa divina, cosicché se Dio non esistesse, non esisterebbe l’obbligo. Che, poi, vi sia di fatto la possibilità che un non credente possa fare i propri comodi perché non si ritiene per questo responsabile e non teme una punizione (ultraterrena), rimane vero.
Alla luce di questo voltare lo sguardo verso territori contigui (e sa quanto ce ne sono), dovremmo concludere (si fa per dire) che mentre la coppia ateismo/amoralità è una coppia di fatto (quindi solo possibile), la coppia ateismo/moralità è una coppia da legittimare sempre senza avvertire il lezzo della contraddizione.
Pietro Cognato insegna Teologia morale e bioetica presso la Facoltà teologica di Sicilia e l’Istituto di studi bioetici S. Privitera. Tra le sue opere Fede e morale tra tradizione e innovazione. Il rinnovamento della teologia morale (2012); Etica teologica. Persone e problemi morali nella cultura contemporanea (2015). Morale autonoma in contesto cristiano (2021). Ha curato inoltre diverse voci del Nuovo dizionario di teologia morale (2019).