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Moralia Blog

Maschio o femmina, uomo o donna?

Moralia | Una collaborazione dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) con Il Regno.

  

Si è celebrato, in questi giorni, un matrimonio tra un uomo e una donna transgender. Passata l’euforia dei media sulla notizia, è necessario fare un po’ di chiarezza in merito alla questione. Non si è trattato di un’unione civile fra persone dello stesso sesso – istituto giuridico introdotto dalla legge un anno addietro – né di un matrimonio “transgender”, com’è stato definito dalla cronaca in maniera molto superficiale: questa espressione, d’altronde, non avrebbe alcun significato. Si è trattato (semplicemente) di un matrimonio civile fra due persone eterosessuali.

Un istituto “classico”, quindi, per il nostro mondo del diritto. Perché, allora, tanto rumore? Sicuramente non perché la sposa, la donna, prima era un maschio, aveva cioè un’identità sessuale maschile. Il motivo è da rintracciare, piuttosto, nella circostanza che quella stessa donna aveva chiesto ed ottenuto dai giudici il cambio di sesso all’anagrafe senza operazione chirurgica. Insomma: una donna, con una riconosciuta identità sessuale femminile, ma con gli attributi genitali maschili. Tutto normale per il diritto dei giudici, un po’ meno per il senso comune.

Teoria del gender: una riflessione morale

La materia, molto complessa, si inserisce nella più ampia riflessione sulla Teoria del gender. Una riflessione di morale cristiana sul gender è possibile solo nella misura in cui – tra le tante chiavi di lettura – non si consideri tale ideologia come substrato di una cultura che vuole annullare la differenza sessuale e rendere gli individui sessualmente indifferenziati. Al contrario il gender intende decostruire quella struttura di subordinazione culturale che caratterizza la dialettica sociale tra il genere uomo e il genere donna, restando ferma la costante fisiologica dell’identità sessuale del maschio e della femmina.

L’identità sessuale, quindi, dipende dalla costante fisiologica degli organi sessuali, è un dato di fatto (a parte i casi di difficile determinazione sessuale a livello biologico), che oggi può essere mutato attraverso una terapia ormonale accompagnata da un intervento chirurgico (transessualismo), permettendo così di ristabilire nell’individuo l’equilibrio psico-fisico. Nel caso della sposa di cui parlavamo all’inizio, il processo di transizione sessuale ancora non è terminato sul piano biologico, in quanto la donna non si è sottoposta ad intervento chirurgico. A determinare una nuova identità sessuale, quella femminile, ci ha pensato un giudice. Il bisturi, in questa vicenda, è stato sostituito dal martelletto del giudice, che ha permesso, così, di contrarre matrimonio eterosessuale con un uomo.

Ma se l’identità sessuale attiene ad una realtà naturale come può una sentenza essere costitutiva di un’identità che non corrisponde alla realtà naturale? In un caso molto simile, il tribunale di Ragusa si era espresso sottolineando l’irreversibilità della volontà del soggetto «sul piano psicologico» che «percepisce chiaramente e stabilmente l’appartenenza al genere femminile», e ciò bastava al cambiamento anagrafico di sesso senza operazione chirurgica. A contare sarebbe la determinazione dell’individuo; uno stato mentale, più che fisico.

Piani dell'identità sessuale: natura e psiche

Sia ben chiaro: non è qui in discussione l’idea del genere come prodotto culturale e sociale, e, quindi, la possibilità di essere donna pur avendo una identità sessuale maschile o la possibilità di essere uomo pur avendo un'identità sessuale femminile. È in discussione, più specificamente, l’idea che sia possibile determinare l’identità sessuale solo a livello psicologico, senza una corrispondenza, a livello fisiologico, con gli organi sessuali. Questa idea non convince.

C’è una questione di fondo: posso io decidere di essere quello che in natura, fisiologicamente, non sono? A questa obiezione si potrebbe rispondere che io sono quello che sento intimamente di essere. Ma nella formazione dell’identità sessuale l’elemento psichico gioca un ruolo fondamentale almeno quanto l’elemento fisico. La determinazione dell’identità sessuale senza un riferimento alla fisiologia dell’organo sessuale – a prescindere dai caratteri somatici secondari – è un processo dagli esiti molto incerti, che potrebbe condurre alla neutralizzazione dell’identità sessuale: il sesso “neutro”. Il sesso, però, non è un prodotto culturale, e come tale non può andare al di là delle categorie naturali del maschio e della femmina, corrispondenti alla morfologia degli organi sessuale.

Il tutto a dispetto di ogni tracotante pretesa di onnipotenza del diritto.

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