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Magna Charta: il cammino dei diritti umani

Oggi si festeggiano gli 800 anni di un documento che è ritenuto da molti una delle pietre miliari nell’elaborazione dei diritti umani. Il 15 giugno 1215 il re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra promulgando la Magna Charta Libertatum (scritta in latino) accordava ai baroni d'Oltremanica alcune concessioni, limitando il potere del sovrano.

La storia dei diritti umani ha compiuto svariati passi, se non altro in relazione all’elaborazione (mentre la loro applicazione non sempre è attuata). Vorrei, nel presente post, non tanto indicare nuove piste di riflessione etica, ma ricordare alcune caratteristiche dei diritti umani (da calare nelle singole situazioni, anche quelle esaminate nei post precedenti), per favorire un dibattito.

I diritti umani sono stati ritenuti ed elaborati come:

1. Innati: essi appartengono costitutivamente all’essere umano, ed esplicitano la dignità della persona sia come singolo individuo, sia come membro della famiglia umana. Ne consegue che i diritti umani non sono assegnati o concessi da autorità statali o istituzioni politico-giuridiche.

2. Universali: in quanto innati, essi appartengono a ogni essere umano, indipendentemente dall’etnia, dal sesso, dalla religione… da qualsiasi altra caratterizzazione.

3. Inviolabili e inalienabili: essi non possono essere negati, perché qualsiasi privazione negherebbe l’identità e la dignità della persona in quanto persona.

4. Interdipendenti e indivisibili: pur nella loro molteplicità e differenza, i diritti umani sono strettamente connessi. Ognuno interagisce con gli altri, in un mutuo compito di promozione della persona come soggetto individuale e soggetto sociale.  

Karel Vasek, nel 1979 propose, all’Istituto internazionale sui diritti dell’uomo, una distinzione dei diritti umani in tre generazioni, cui, in anni recenti, se ne è aggiunta una quarta. La ripartizione segna la scansione storica del loro riconoscimento ma, nel contempo, ne indica anche i mutamenti e le relazioni reciproche.

I diritti di prima generazione sono i diritti politici e civili, tramite cui ogni essere umano è riconosciuto come soggetto unico e irriducibile. Egli gode di uguaglianza rispetto agli altri esseri umani ed è soggetto di libertà.

I diritti di seconda generazione sono i diritti sociali, economici e culturali in cui il soggetto si scopre nella sua dimensione relazionale, comunitaria e sociale e riconosce la responsabilità che ne deriva.

I diritti di terza generazione – detti anche “diritti di solidarietà” – sono i diritti tramite cui la persona integra i diritti individuali (di prima generazione) e della comunità di appartenenza a una comunità (di seconda generazione) in una prospettiva planetaria, che si estende nel tempo e nello spazio.

I diritti di quarta generazione – che integrano la proposta di Vasek – sono quei diritti che la ricerca bio-etica (intesa nel suo ampio raggio d’azione, non soltanto nel campo medico) ha portato alla luce.  

Forse una ripresa della riflessione sui diritti umani (sulla loro fondazione, sullo sviluppo storico, sull’applicazione o sulla disattesa della stessa…) ci può aiutare a considerare i singoli fatti di cronaca, o alcuni temi caldi, evitando indebite semplificazioni, esasperazioni dettate dalla pancia o inadempienze dovute a ignoranza. Mi pare urgente una riflessione etica che sappia meditare e integrare la dimensione giuridica (e la sua storia) e, contemporaneamente, non dimenticare gli specifici “segni dei tempi” in cui viviamo. 

Tag Diritti

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