L’impatto della guerra sulla salute globale

Mai come ai nostri giorni stiamo assistendo a una proliferazione di conflitti e di guerre, che destabilizzano l’assetto geopolitico mondiale ma anche quello personale, sociale e comunitario.
Stiamo vivendo tempi difficili, un «cambiamento d’epoca» ha detto papa Francesco, ossia una serie di crisi a livello ambientale, sociale, politico, culturale, che richiedono un ripensamento profondo dei nostri comportamenti e stili di vita. Inoltre ciò che avviene nel piccolo, nel microcosmo, avviene anche nel grande, nel macrocosmo, perché in questo nostro mondo tutto è connesso, interconnesso, integrato. C’è una stretta interrelazione tra le diverse realtà esistenti e mondi vitali.
Anche la persona umana va vista e considerata come un microcosmo, come una totalità unificata, costituita dalla dimensione fisica, psichica, spirituale e relazionata con se stessa, con gli altri, con il mondo, con Dio. Come la persona va considerata in senso molto ampio, anche la salute della persona occupa il medesimo campo estensivo. Si tratta, infatti, di avere una visione olistica della persona e della sua salute. Quest’ultima, poi, la possiamo intendere come un equilibrio dinamico psicofisico, spirituale e sociale della persona, un equilibrio tra la persona e l’ambiente sociale ed ecologico.
Ebbene, la guerra fa saltare tutti gli equilibri e genera enormi squilibri e sconvolgimenti a livello personale, sociale, economico, ambientale. Essa attenta gravemente al bene della persona e della sua salute. Le guerre in atto costituiscono, quindi, un attentato vero e proprio al bene delle persone e della loro salute.
Solo la pace garantisce la salute
La guerra nega i diritti umani fondamentali, produce l’emigrazione di massa ed è devastante per la vita, la salute, il benessere, la libertà delle popolazioni, l’habitat naturale.
La Carta di Ottawa per la promozione della salute (21 novembre 1986) indica come primo prerequisito fondamentale per la salute la pace. Successivamente seguono «l’abitazione, l’istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile, le risorse sostenibili, la giustizia sociale e l’equità. Il miglioramento dei livelli di salute deve essere saldamente basato su questi prerequisiti fondamentali». Ebbene tutti questi prerequisiti fondamentali vengono annientati dalla guerra.
Il concilio Vaticano II, nella costituzione pastorale Gaudium et spes, afferma che «l’umanità non potrà portare a compimento l’opera che l’attende, di costruire cioè un mondo veramente più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla vera pace» (n. 77). Per umanizzare questo nostro mondo c’è bisogno di pace vera. Ma un futuro umano di pace non può essere costruito facendo la guerra.
Si tratta quindi di prevenire la guerra, intervenendo sulle cause che la determinano, e laddove è iniziata di fermarla, riducendo al minimo le conseguenze sulla salute e sull’ambiente.
Chi svolge una professione sanitaria è chiamato a opporsi alla guerra e promuovere la logica del dialogo, della diplomazia, del disarmo, della pace. La guerra è un problema di salute pubblica e gli operatori sanitari hanno il dovere di prendersi cura delle vittime della violenza e della guerra, ma anche cercare di prevenire la guerra perché essa attenta alla vita e alla salute delle persone nel breve, medio e lungo termine. Pertanto occorre fare in modo di evitarla, facendo appello a tutte le forze politiche e della società civile.
La guerra uccide non solo le persone ma anche la loro salute perché distrugge i fattori di protezione e di salvaguardia della salute pubblica ed espone le popolazioni a numerosi fattori di rischio che danneggiano il fondamentale e prezioso bene della salute. Pertanto, la rilevanza etica del bene della salute è tale da motivare un forte impegno da parte di tutti per la pace.
Tutti sconfitti
La guerra costituisce una seria minaccia alla vita delle persone, alla salute pubblica, all’integrità e alla bellezza del nostro habitat naturale e patrimonio culturale.
La guerra, afferma Sigmund Freud, «infrange tutte le barriere riconosciute in tempo di pace e costituenti quello che si diceva il diritto delle genti, disconosce le prerogative del ferito e del medico, non distingue tra popolazione combattente e popolazione pacifica, viola il diritto di proprietà. Abbatte quanto trova sulla strada con una rabbia cieca e come se dopo di essa non dovesse più esservi avvenire e pace fra gli uomini. Spezza tutti i legami di comunità che possono ancora sussistere fra i popoli in lotta e minaccia di lasciar dietro di sé un tale rancore da rendere impossibile per molti anni una loro ricostituzione. Questa guerra ha inoltre rivelato, in modo del tutto insospettato, che i popoli civili si conoscono e si capiscono tanto poco da riguardarsi l’un l’altro con odio e con orrore».
La guerra riconduce indietro il cammino dell’umanità e fa regredire lo sviluppo umano agli stati più arcaici sia a livello individuale che comunitario. Sfigura il volto dell’uomo e distrugge la bellezza del creato.
La dichiarazione Dignitas infinita considera la guerra una grave violazione della dignità umana e, facendo proprio il messaggio di papa Francesco, afferma: «Con la sua scia di distruzione e dolore, la guerra attacca la dignità umana a breve e a lungo termine: “pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una ‘sconfitta dell’umanità’. Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto; nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore; nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra casa comune; e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all’altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni”. Tutte le guerre, per il solo fatto di contraddire la dignità umana, sono “conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno”» (n. 38).
La guerra non è uno strumento idoneo per la risoluzione delle controversie tra i popoli o un mezzo per ottenere il risarcimento di un diritto violato; non è uno strumento di giustizia. La potenzialità distruttiva delle armi moderne, le cui conseguenze sono fatali per la vita sulla terra, rende la guerra estranea alla ragionevolezza. La guerra «alienum est a ratione», dice Giovanni XXIII nella lettera enciclica Pacem in terris, che don Tonino Bello traduce «roba da matti». Non si può, quindi, raggiungere la pace e tutelare il prezioso bene della salute facendo la guerra!
Salvatore Cipressa insegna Teologia morale presso l’Istituto teologico calabro e l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano di Lecce. Tra le sue pubblicazioni più recenti Affettività fragile. Diagnosi e terapia, Cittadella, Assisi 2023; Etica del vivere, Cittadella, Assisi 2023.