m
Moralia Blog

L'etica spiegata a mio nipote

Con tutta onestà, devo ammettere che Francesco e Chiara, i miei nipoti, riescono sempre a sorprendermi con la loro intelligenza e simpatia. È successo anche poco tempo fa, nel corso di un pranzo in famiglia. Mentre noi adulti discutevamo del clima politico del momento, loro due, lasciando per un attimo i loro giochi, sono tornati a tavola e in modo del tutto imprevisto mi hanno chiesto:

«Zio, tu sei un professore?».

«Certo», ho risposto.

«E che cosa insegni nella tua scuola»?

«Insegno etica», ribatto io; poi però, vedendoli piuttosto perplessi, aggiungo: «È una materia che non si studia alle elementari, ma solo quando si è più grandi».

A questo punto Chiara, la più piccola, riprende la sua ‘bimba’ di pezza e torna a giocare; Francesco, invece, evidentemente insoddisfatto della mia spiegazione, insiste: «Zio, ti prego, mi dici cos’è l’etica?».

«La cosa si fa impegnativa – penso tra me e me –. Francesco di anni ne ha solo nove, cosa gli racconto così, a bruciapelo?». Lui però continua a guardarmi, in attesa che soddisfi la sua curiosità.

Provo ad abbozzare una risposta meno evasiva. Incomincio con l’etimologia. Mi sembra la strada più semplice: «Etica è una parola molto antica, deriva dal greco e significa carattere, abitudine, comportamento». Poi, pensando alla passione di mio nipote per il calcio, gli dico: «Per fare una buona partita servono almeno tre ingredienti: una buona squadra, dove tutti abbiano voglia di allenarsi e di giocare insieme; dei buoni avversari, con altrettanta voglia di vincere – altrimenti non ci si diverte nemmeno –; e, da ultimo, poche buone regole che siano valide allo stesso modo per tutti».

Francesco adesso mi sorride compiaciuto. «Hai capito che cos’è l’etica?», gli chiedo. «Adesso sì, zio, grazie». «Bene, mi fa molto piacere», commento io.

Terminato il pranzo, mi accomodo un attimo in disparte e ripenso alla scena. Senza volerlo ho tradotto in un’immagine calcistica la splendida definizione di etica che si trova nel capolavoro di P. Ricoeur, Sé come un altro: «Chiamiamo “prospettiva etica” la prospettiva della “vita buona” con e per l’altro all’interno di istituzioni giuste».

Della citazione dotta, nessuno dei miei familiari si è accorto, tantomeno Francesco e Chiara. Di Ricoeur, loro non sanno nulla. Tuttavia sanno che come in ogni sport, anche nel gioco della vita, almeno i ‘fondamentali’ sono necessari: il desiderio del bene, il rispetto di sé e degli altri. Io, del resto, questa ‘lezione’ l’ho imparata da loro. E alla fine, questo è ciò che importa.

      

Giuseppe Quaranta, Facoltà Teologica del Triveneto

Tag Etica

Lascia un commento

{{resultMessage}}