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Moralia Blog

Laudato si’: la terra come oikoumene?

Scrivo con ancora davanti le immagini della visita di Francesco al Tempio Valdese di Torino di lunedì 22 giugno e i forti interventi pronunciati. Nelle parole di Francesco, così come in quelle del moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini, la richiesta di perdono per le colpe commesse e l’auspicio di un cammino comune si sono intrecciati col riconoscimento delle differenze su temi etici e antropologici tra le due Chiese.

È questo ormai quasi un Leitmotiv anche nei testi del Gruppo misto di lavoro tra Chiesa cattolica e Consiglio ecumenico delle Chiese (di cui si celebrano in questi giorni i cinquant’anni): negli ultimi decenni proprio sull’etica sono accentuate le tensioni tra le Chiese cristiane, mentre si riduce drammaticamente il peso delle differenze teologiche. E tuttavia, forse, l’enciclica Laudato si’ potrebbe aprire spazi inediti anche in quest’ambito?

 

Un’enciclica tutta ecumenica

Certo essa si segnala per una ricchezza di riferimenti che va ben al di là della tradizione cattolica, a esprimere un forte desiderio di dialogo per la pace: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare” (n. 13). Va in tal senso il riferimento a un maestro spirituale sufi (nota 159), ma soprattutto la marcata attenzione ecumenica.

Ampia, ad esempio, l'attenzione (nn. 8-9) per il contributo ecoteologico del patriarca Bartolomeo, cui Francesco è legato da affetto e collaborazione; significativa la presenza del teologo ortodosso Giovanni Zizioulas, metropolita di Pergamo, alla presentazione. Ma importanti pure i riferimenti al pensiero protestante: esplicito quello al filosofo riformato Paul Ricoeur (n. 85); non dichiarato, ma evidente a uno sguardo attento, quello a un grande teologo come Jürgen Moltmann (nn. 79-80), forse colui che negli ultimi decenni più di ogni altro ha operato per una rimodulazione ecologica della teologia cristiana.

Non si tratta certo di un fatto casuale: proprio in ambito ecumenico che le Chiese cristiane hanno imparato ad ascoltare il grido della terra. Nella prima metà degli anni Settanta il CEC avviava un percorso di riflessione cui si devono anche alcune categorie importanti della Laudato si’. Essa richiama esplicitamente, al n. 92, il legame tra giustizia, pace e salvaguardia del creato, caratteristico della ricerca ecumenica. Ma la stessa nozione di sostenibilità, evocata più volte, è stata elaborata dal CEC, primo organismo internazionale a introdurla – fin dall'Assemblea di Nairobi del 1975 – tra gli assiomi della sua etica sociale. Quasi naturale, dunque, per Francesco far propria la sintonia profonda tra oikoumene ed ecologia, nel segno della casa comune condivisa.

Non casuali neppure le reazioni, sia sul piano internazionale (tra l’altro lo stesso CEC) sia su quello valdese italiano, con una lettura fortemente positiva della pastora Letizia Tomassone e una – più critica ma comunque partecipe – del pastore Peter Ciaccio.

 

Riaprire i dossier?

Che sia il tempo per riaprire anche altri dossier? Se provassimo a vedere se davvero le differenze sui temi “eticamente sensibili” sono ancora così profonde e divisive? Se verificassimo se esse non esprimano piuttosto diversi percorsi di ricerca, tesi all’ascolto di una domanda di senso che attraversa l'intera famiglia umana? Chissà che la convergenza sulla cura della casa comune non possa catalizzare anche una ripresa di dialogo su quei temi etici più problematici...

Perché l'incontro, il confronto e la ricerca condivisa costituiscono essi stessi elementi di forte valenza etica, sostegni per la speranza in un'umanità riconciliata, capace di corrispondere al suo Signore in una storia che sia davvero finalmente spatium verae fraternitatis (Gaudium et spes, n. 37).

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