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Moralia Blog

Laudato si’ +5. Teologia di sorella Terra

La teologia morale è un sapere in cammino, consapevole che a ogni bivio si dà una possibile svolta. Cinque anni fa papa Francesco ha donato a chi è per via, nella Chiesa e nel mondo, uno scenario verso cui avventurarsi con passo rinnovato. Un sentiero non lineare né sintetico, quello di Laudato si’, con andirivieni e saliscendi che ti domandi il perché, fino a quando non sosti nel gomito dell’ennesima curva che ti riporta indietro, ma a un’altezza diversa: e lì rivedi le forme del paesaggio in un nuovo nitore di luci e di ombre, con differenti profondità.

L’ombra di una possibile fine

Ombra inquietante, quella che Laudato si’ mostra. Quella del baratro di una crisi quasi irreversibile, determinata da un patchwork di emergenze ambientali, tali da lasciare tranquillo solo un uomo ebbro di sé e dimentico dell’equilibrio che lo tiene in vita. Alla teologia morale l’enciclica dice di un’urgenza che invoca un’etica dell’emergenza, con azione rapida e coordinata.

Chi vive nel cono d’ombra, prodotto dai neon di un progresso che gioca solo a favore di alcuni, è più di tutti il povero, che ha visto inaridire la propria terra o è costretto nelle periferie deturpate da un disordine ingovernabile. Il teologo morale che è in ciascuno di noi è chiamato non solo a vedere, ma a incidere nella propria carne il suo lamento, che porta in sé anche il grido di sorella terra: il logos è ascolto di un sentire e condivisione di un patire, nessun’altra comprensione del reale è autorizzata a prescindere da questo magistero profetico del povero, ultimo sacerdote rimasto a dare voce al creato ferito.

Un nuovo discernimento politico ed ecologico

È l’ombra di un modello di sviluppo che ha pervertito la tecnica, da luogo in cui uomo e natura si alleano dandosi la mano, a strumento di devastazione. La Laudato si’ rammenta la necessità del discernimento, perché la tecnica governata a favore dell’uomo e per il bene comune produce meraviglie e benessere, ma senza progetto politico e orientata al solo profitto degli investitori sottrae il necessario a molti, oggi, e alle generazioni future, calpestando irrimediabilmente la vita nella sua delicata varietà e complessità.

La Laudato si’ chiede alla teologia morale di essere politica nella sua ispirazione, rivolgendo a una classe dirigente, ancora incapace di decidere, una parola incisiva rispetto alla visione rachitica che essa esprime.

Le chiede poi di essere ecologica nel suo fondamento, con uno sguardo sufficientemente largo da abbracciare le profondità degli oceani, dove meraviglie evolutive della natura dicono la gloria del Creatore e custodiscono – ciascuna nel suo piccolo – gli equilibri della vita, fino ad arrivare alle aree più remote della terra, in cui culture tradizionali cresciute in armonia con i loro habitat sono abbattute in un attimo insieme alle foreste. Non un capitolo aggiunto, l’ecologia, ma un aggiornamento dell’intero sistema di comprensione, che incoraggi la teologia morale ad incamminarsi, ancora una volta, all’interno dei conflitti, per comprendere e offrire un modo di abitarli non distruttivo: riguadagnare, sì, una centralità dell’uomo, ma in termini di responsabilità, cura e gratitudine.

Nella luce di uno sguardo integrale

Lo sfondo della Laudato si’ è infatti pervaso da una luce, che la fede filtra nel dialogo con tutti i saperi, le altre confessioni e religioni, ogni forma di saggezza. Soprattutto, come alcuni decenni prima il magistero sociale riconobbe la necessaria mediazione delle scienze sociali, ora papa Francesco indica alla teologia morale la necessità di porsi in dialogo con le scienze naturali, assumendo una razionalità ecosistemica che non solo colga l’interdipendenza dei problemi, ma faccia risaltare la meraviglia della vita nella sua crescente complessità e varietà, nei suoi sistemi di fragile e fecondo equilibrio, con la conseguente esigenza di aver cura di ogni uomo di oggi e di domani, dei viventi, degli ecosistemi e del pianeta.

È uno sguardo integrale, quello a cui la Laudato si’ spinge la teologia morale, evangelicamente orientato alle coscienze: il modo in cui il cuore si dispone verso la vita debole ne dice la qualità sintetica, impossibile far coabitare cinismo e arbitrio selvaggio con l’autentico amore cui siamo chiamati. Un’antropologia riconciliata con il limite della scarsità, con la morte nostra e anche degli altri – nessuna vita è a impatto zero – apre a un’esperienza di debito e riconoscenza che di tutto fa per allargare gli spazi della convivialità. La contemplazione radiosa a cui LS invita l’etica, in apertura e chiusura di discorso, è quella di un canto francescano che, ospitando anche le note amare del lamento, dischiuda nella lode la risposta ad una vocazione di bellezza e di giustizia ancora – e anzi ancora di più – attrattive.

 

Pier Paolo Simonini insegna Etica ecologica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – Sezione parallela di Torino.

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