La Quaresima e i suoi inattesi alleati digitali
Quaresima: il tempo liturgico ci invita a ritornare ad alcuni principi salutari della buona tradizione cattolica, che in tempi di cultura digitale trovano alleati inattesi.
Andiamo con ordine: il Catechismo degli adulti afferma:
«La disciplina dei sentimenti si integra con la disciplina del corpo. In concreto, quest’ultima comprende i seguenti elementi: sobrietà nel cibo, nell’abbigliamento, nelle comodità, nei consumi superficiali e banali; controllo degli sguardi e delle conversazioni; rinuncia agli interessi inutili e pericolosi; dominio dell’istinto sessuale» (n. 947).
Per converso la rivoluzione digitale in alcuni settori ha fatto fortuna promettendo, e spesso realizzando, l’esatto opposto. La digitalizzazione di gran parte delle nostre iterazioni ha portato a un’estrema semplificazione di molte operazioni, da quelle più complesse e articolate a quelle più semplici, conseguendo una diffusa e sempre più radicalizzata «perdita di frizione».
Senza frizione
Con questa espressione, come ha notato tra gli altri Kevin Roose, editorialista del New York Times, s’intende dire che la semplificazione continua, a cui la digitalizzazione ci sottopone, ha tolto – insieme agli attriti che derivano dalla fatica di dover fare o pensare qualche cosa – anche la capacità stessa di fare o pensare, fino a lasciare che le macchine facciano e pensino al posto nostro, a questo punto più per necessità che per scelta.
Scrive Roose:
«Di tutte le parole chiave della tecnologia, forse nessuna è stata impiegata con la stessa filosofica convinzione come frictionless. Nell’ultimo decennio o giù di lì, eliminare l’attrito – il nome dato a qualsiasi cosa che rende un prodotto più difficile o dispendioso da usare in termini di tempo – è diventata l’ossessione dell’industria tecnologica».
In questa prospettiva la digitalizzazione ci restituisce un’umanità atrofizzata nei muscoli e nelle sinapsi, dei rammolliti ipertecnologici sempre più dipendenti dal manufatto artificiale. Un esempio banale che probabilmente condividiamo tutti è la nostra capacità di fare calcoli un minimo complessi: chi è disposto a togliere dal cellulare la funzione calcolatrice?
Occorre dunque, passata l’ubriacatura, trovare quel giusto equilibrio che ci avvantaggi, ma nello stesso tempo non spenga le nostre capacità primarie.
Palestra per il corpo e per la mente
In questo scenario l’ascesi diventa strumento prezioso, coniugando ancora una volta la consapevolezza, cristologicamente fondata, che quanto fa bene allo spirituale fa bene al corporeo e viceversa.
La questione non sta tanto nel ridurre la velocità dello sviluppo tecnologico o complicare quanto abbiamo semplificato, ma giudiziosamente riflettere e migliorare il nostro rapporto con la tecnologia. Non togliamo gli ascensori, ma continuiamo a fare un po’ di scale a piedi.
Sobrietà, rinuncia, digiuno: la prassi quaresimale diventa, letteralmente, palestra per rinvigorire le mani fiacche e ristabilire quelle attitudini intellettive, morali e culturali che ci hanno permesso di avere servitori digitali ai quali non dobbiamo, ieri come oggi, permettere in alcun modo di ricattarci.
Buona quaresima dunque, santamente analogica, intelligentemente digitale.
Luca Peyron è presbitero della Diocesi di Torino, coordinatore del Servizio per l’apostolato digitale, docente di teologia all’Università cattolica di Milano e di Spiritualità dell’innovazione all’Università degli studi di Torino. È autore di Incarnazione digitale (Elledici, Torino 2019).