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Moralia Blog

La coscienza morale in rete (ovvero il Raccordo di Roma il venerdì alle 18)

L’ambito della teologia morale non può essere ristretto al solo capitolo della coscienza morale, ma dall’account di quest’ultima dipende l’epistemologia dell’intera disciplina; anzi dipende la sua stessa sopravvivenza.

Lungo la storia la coscienza è stata compresa sotto diversi punti di vista, ora accentuando la sua dimensione intima in riferimento alla sincerità della persona, ora presentandone l’autenticità in riferimento soprattutto alla legge naturale, secondo un modello applicativo. Come sappiamo, tracce di questa specie di altalena si sono cristallizzate nella redazione del n. 16 della Gaudium et spes, la costituzione pastorale del concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo.

Sfide inedite: questione di sopravvivenza!

Una delle sfide, cui oggi la coscienza è sottoposta, è così radicale e inedita da non trovare posto in nessuna dialettica storica passata. Altro che la ghiandola pineale di Cartesio! Si tratta di quelle neuroscienze che riducono il mistero della coscienza, schiacciandolo sulla sola dimensione biologica. Così, esse pongono una domanda centrale, dalla cui soluzione dipende la sopravvivenza della coscienza e, pertanto, della stessa morale.

Se la decisione è predeterminata dalle informazioni chimiche che si scambiano i neuroni e che costringono la persona a scelte deterministiche, si può ancora parlare di coscienza morale? Quale spazio può avere la responsabilità personale? È possibile ridurre la coscienza alla sola dimensione biologica? Certo quest’ultima aiuta a capire che esiste un’interazione tra la coscienza e il cervello, ma la sola biologia non esaurisce il mistero della coscienza.

Osservare le sinapsi

Osservare i movimenti nelle sinapsi in occasione delle decisioni più o meno drammatiche non significa spiegare il perché di tali decisioni. Per esperienza so che una delle ore di punta del traffico sul raccordo di Roma è il venerdì alle 18, ma con ciò non so dove vadano le macchine, né perché ciascuna di esse si trovi lì.

Ecco la mia proposta: la coscienza può essere spiegata partendo dalla nozione di «sistema organizzato complesso», che si esprime in una fitta rete di relazioni, ma che non può essere ridotta a nessuno dei fili che la costituiscono e nemmeno alla somma matematica di essi. Già Aristotele diceva che in una realtà costituita da più elementi, l’intero è qualcosa di più della semplice somma dei singoli elementi. Possiamo individuare diversi elementi che compongono la coscienza morale, ma non possiamo ridurla a nessuno di essi e nemmeno alla loro somma, come se ne fosse il risultato. Esiste un’eccedenza della coscienza rispetto alle dimensioni in cui e grazie a cui si esprime.

Forse può aiutarci a capire l’analogia della «realtà emergente o emergentismo», che si verifica quando a ogni livello del reale emergono nuove proprietà (per esempio effetti o eventi) che pur non contraddicendo le proprietà del livello più basso, non possono tuttavia essere derivate da queste, né ridotte semplicemente alla loro somma.

Un esempio è il sale: i suoi componenti, presi separatamente, non lasciano certamente immaginare che dalla loro unione possa scaturire tanto sapore. Infatti il sodio è un metallo morbido, infiammabile se a contatto con l’acqua e il cloro è un gas tossico, usato come veleno nella grande guerra!

E se l’emergentismo fosse una strada utile per accostarsi con umiltà al mistero della coscienza? Il sistema organizzato complesso si pone oltre ogni riduzionismo e legittima lo spazio del mistero.

 

Cataldo Zuccaro, prete della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, è ordinario di teologia morale fondamentale nella Facoltà di teologia della Pontificia università urbaniana di Roma. Ha scritto, tra l’altro, Teologia morale fondamentale (Queriniana, Brescia 22017).

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