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Moralia Blog

Fronteggiare il fondamentalismo con l’educazione

Prevenire i fenomeni di radicalizzazione islamica attraverso la formazione delle guide di culto musulmane. Se l’educazione è primariamente una sfida etica, la scelta del Ministero dell’Interno di puntare sulla formazione degli imam ha un importante significato morale.

 

Prevenire i fenomeni di radicalizzazione islamica attraverso la formazione delle guide di culto musulmane. Se l’educazione è primariamente una sfida etica, la scelta del Ministero dell’Interno di puntare sulla formazione degli imam ha un importante significato morale. Si tratta di un progetto primo nel suo genere, che vede coinvolti docenti delle università di Bologna, Cosenza, Salerno, Bari, Pisa e Firenze, sotto la direzione del prof. Giovanni Cimbalo, ordinario di diritto ecclesiastico all’Ama Mater di Bologna.

L’iniziativa, promossa da Fondazione Flaminia, ente a sostegno dell’Università di Ravenna, vedrà un pool di esperti trasmettere i principi fondanti ed i valori della nostra Repubblica alle guide spirituali delle confessioni diverse dalla cattolica che non hanno stipulato intesa con lo stato, e quindi, in particolare, delle comunità musulmane presenti in Italia. Il tutto attraverso lezioni frontali di diritto ecclesiastico, diritto costituzionale e sociologia.

Vi è peraltro da aggiungere che è questo un ulteriore tassello di una complessiva strategia di prevenzione della radicalizzazione islamica nel nostro Paese. Basti pensare solo il Protocollo d’intesa firmato il 5 novembre 2015 tra il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia e l’Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia (UCOII), per l’accesso di mediatori culturali ed imam negli istituti penitenziari, considerata la forte presenza di detenuti di fede musulmana o di cultura islamica.

Investire in educazione e formazione: la scelta italiana

Dicevamo che l’iniziativa ha un importante significato morale. Questo significato può declinarsi in almeno due (brevi) considerazioni di natura etica:

  • Per garantire la sicurezza pubblica di fronte al dilagante fenomeno del terrorismo islamico il dispiegamento di forze militari non è sufficiente, né tantomeno può essere di una qualche utilità – come, in questi giorni, sembra proporre Donald Trump in America – la minaccia della “violenza di stato”. L’Italia, da questo punto di vista, ha scelto – finalmente – di investire in educazione e formazione. Come dire che il grande strumento di neutralizzazione del fondamentalismo (di qualunque fondamentalismo!) è la diffusione della cultura. Infatti, ha sottolineato il prof. Nicola Fiorita, docente di diritto islamico presso l’Università della Calabria di Cosenza: «Investire sulla formazione degli imam è certamente la strategia più avanzata da attuare per prevenire la radicalizzazione dei musulmani».

  • Una complessiva strategia di prevenzione del radicalismo islamico richiede la capacità di fare rete e di lavorare insieme. Con tale progetto da Nord a Sud, com’è evidente dalle università che partecipano all’iniziativa, tutto il paese è impegnato nel promuovere un’azione positiva a favore dell’integrazione delle minoranze religiose. Ma è questa una sfida che travalica gli stessi confini nazionali. Tant’è che il prof. Pierluigi Consorti, ordinario di diritto ecclesiastico presso l’Università di Pisa, parla di una “sfida europea”:

«Il fondamentalismo religioso si combatte garantendo le identità culturali e religiose di ciascuno. Perciò l’iniziativa si muove nello spazio di approfondimento del dialogo fra religioni e culture, con lo scopo di dare un contributo alla costruzione di una convivenza sociale pacifica e nonviolenta».

 

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