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Moralia Blog

Expo 2015: domande da cristiani

Che c’entra la Chiesa con l’Esposizione universale che ha aperto quindici giorni fa a Milano? A un primo livello possiamo rilevare che la Santa Sede sarà presente con un suo padiglione, collocato su un’area di 747 metri quadrati, sotto la “regia” del card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura. A un livello ulteriore notiamo che il tema dell’Expo, Nutrire il pianeta, energia per la vita, è strettamente connesso con la fede cristiana. Mangiare per condurre un’esistenza piena: è una constatazione di biologia e fisiologia. Ma anche un ottimo trampolino di lancio per una lettura più spirituale.


Pensiamo alla chiamata di Ezechiele, cui Dio chiede d’inghiottire il rotolo della sua parola (cf. Ez 3,1-3), per annunciarla con coraggio avendola letteralmente fatta propria gustatane la dolcezza. Anche al veggente dell’Apocalisse è consegnato il libro da divorare (Ap 10,9-11) in vista della profezia: in questo caso, però, all’esperienza del piacere si aggiunge l’amarezza nelle viscere. Vivere la fede significa condividere la passione e la risurrezione del Cristo, non andare alla ricerca di un tanto generico quanto illusorio “stare bene con sé stessi”.


Solo l’incontro personale con Dio dà la forza della testimonianza: non dimentichiamo che le immagini e le metafore appena descritte trovano un riferimento solenne nell’eucaristia, il vertice dei sacramenti, in cui ci si nutre non solo della Parola, ma addirittura del suo stesso corpo e sangue per diventare «partecipi della natura divina» (2Pt 1,4).


Appurato che l’Expo c’entra con la fede, come possiamo vivere questo evento mondiale in stile cristiano? Papa Francesco nel messaggio indirizzato agli organizzatori ha suggerito tre atteggiamenti: «Scegliere a partire dalla priorità: la dignità della persona; essere uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di custodire la terra che è madre di tutti» (Video-messaggio per l’incontro di 500 rappresentanti nazionali e internazionali: “Le idee di Expo 2015 – Verso la Carta di Milano”, 7 febbraio 2015).


Combattere la «cultura dello scarto» combattendo le cause strutturali della povertà e dell’ingiustizia; mettere al centro dei piani per lo sviluppo la dignità della persona e i principi del bene comune, della solidarietà e della sussidiarietà; rispettare il creato, di cui siamo amministratori e non padroni, come più volte ci richiamò san Giovanni Paolo II durante il grande giubileo.


Nutrire il pianeta, energia per la vita: si tratta, dunque, del programma non soltanto dell’Esposizione universale di Milano, ma della vita del credente. Ricevendo nei giorni scorsi il presidente della Repubblica italiana il santo padre ha espresso l’auspicio che l’evento possa «contribuire anche ad approfondire la riflessione sulle cause del degrado ambientale, in modo da fornire alle autorità competenti un quadro di conoscenze ed esperienze indispensabile per adottare decisioni efficaci e preservare la salute del pianeta che Dio ha affidato alla cura del genere umano».


Dall’Expo alla riflessione, per giungere all’azione e alla vita, dunque. Terra e cibo chiamano infatti in causa sia la produzione sia la distribuzione dei beni, sia l’uso delle risorse sia gli stili di vita. Fino all’inderogabile necessità di porsi una domanda: il modello di sviluppo è sostenibile? Può continuare così all’infinito? Eppure «realizzare lo sviluppo di tutti gli stati, di tutte le persone e di tutta la persona è un obiettivo fondamentale dalla priorità assoluta: è la priorità del bene comune universale della famiglia umana» (Pontificio consiglio della giustizia e della pace, Terra e cibo, LEV, Città del Vaticano 2015, 143-144).


Ben venga allora l’Expo: purché rappresenti un autentico sprone a cercare di capire come nutrire il pianeta per promuovere la vita.


Fabrizio Casazza

@CasazzaFabrizio

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