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Etica e mondo digitale: un Papa al G7

In questi anni di pontificato, papa Francesco chi ha abituati a gesti eclatanti e importanti che hanno segnato la storia e la riflessione di fronte alle sfide che l’umanità sta vivendo in questo tempo. Tra questi gesti e spunti di riflessione ci sono sicuramente quelli relativi alle trasformazioni che il contesto digitale ha generato nel nostro mondo e nella nostra umanità.

Ci basta ricordare il Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2024 o quello per 58a giornata delle comunicazioni sociali, in cui parlando dell’intelligenza artificiale mostrava in maniera lucida e puntuale la direzione che la riflessione etica doveva prendere per affrontare le sfide che questi sistemi portano con sé: l’uomo, affermava il papa, deve sempre rimanere al centro dello sviluppo tecnologico e non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente ammissibile.

Sicuramente, però, il momento più grande e stimolante per chi riflette su queste tematiche è stata la sua partecipazione al G7 del 14 giugno 2024 in Puglia. È stato sicuramente un evento storico la presenza di un papa al G7, ma lo è stato ancora di più il tema che papa Francesco ha affrontato davanti ai leader mondiali: l’intelligenza artificiale. Di questi sistemi si sente parlare quotidianamente, ma ascoltare il discorso del papa a questo incontro ci ha fatto capire perché la Chiesa si deve interessare di intelligenza artificiale.

Affascinanti e tremendi

I sistemi di intelligenza artificiale sono presenti in tutti gli ambiti della nostra vita: possiamo dire che essi fanno parte del nostro contesto culturale e questo incide in ogni aspetto del nostro vivere. L’intelligenza artificiale, oggi, rappresenta il confine tra ciò che vogliamo avvenga nella nostra vita e ciò che invece non vogliamo, per cui riflettere su di essa significa riflettere sulla nostra esistenza, sulla nostra umanità e soprattutto sulla direzione che vogliamo seguire per promuovere il bene comune.

Questi sistemi, definiti da papa Francesco affascinanti e tremendi, possono essere una preziosa occasione per crescere nella nostra umanità: infatti, come ha affermato il papa al G7, «se sarà garantita la loro vocazione al servizio dell’umano, gli strumenti tecnologici riveleranno non solo la grandezza e la dignità unica dell’essere umano, ma anche il mandato che quest’ultimo ha ricevuto di coltivare e custodire il pianeta e i suoi abitanti».

È per questo motivo che la presenza del papa al G7 ha avuto un peso importante sulle decisioni dei leader mondiali: quello su cui ci si deve interrogare, ci ricordava Francesco, non è tanto ciò che un sistema algoritmico può o non può fare, ma ciò che ad essi vogliamo delegare e soprattutto quali effetti tutto ciò avrà nelle nostre vite.

Etica e politica

La sfida che si pone, allora, è quella di non perdere il senso dell’umano e la nostra dignità. A tal proposito il papa ci ha consegnato due piste di lavoro che non possono essere separate. La prima pista è di natura etica. La tecnologia, da sempre, non è soltanto modellata dalla visione del mondo di chi la sviluppa o la usa, ma influenza i valori, i bisogni e i desideri che l’uomo assume come significativi per la propria vita: tutto ciò ha una chiara valenza etica che non può essere trascurata quando si riflette su un sistema tecnologico. La seconda pista è, invece, di natura politica. Papa Francesco ha affermato chiaramente che abbiamo bisogno di una sana politica che favorisca tutte quelle condizioni affinché l’uso dell’intelligenza artificiale sia buono, fruttuoso e possibile per tutti.

La presenza del papa al G7, allora, non è stata soltanto un evento storico da ricordare ma un monito per ogni battezzato: ognuno di noi ha il dovere, per realizzare fino in fondo la sua vocazione, di comprendere il mondo nel quale vive e oggi, in questo mondo, anche l’intelligenza artificiale svolge un ruolo importante.

Interrogarsi su questi sistemi significa interrogarci su noi stessi, tenendo sempre in mente che essi, come ogni prodotto tecnologico, sono un frutto del nostro intelletto e come tali sono un dono di Dio che va accolto, custodito e compreso liberamente, consapevolmente e quindi responsabilmente.

In questo senso, con questa sua presenza acuta e decisa, ci ha ricordato quanto il concilio Vaticano II ci ha insegnato: imparare a scrutare i segni dei tempi per poter abitare in maniera umana il nostro mondo e la nostra storia.

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