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Educare a una cittadinanza integrante

Una proposta educativa possiede sempre come finalità la possibilità di sostenere un particolare profilo di cittadinanza. Il nostro tempo è caratterizzato dalla crescita costante di esperienze sulle differenze culturali, etniche e religiose.

Considerare le minoranze e le diversità

Una proposta educativa possiede sempre come finalità la possibilità di sostenere un particolare profilo di cittadinanza. Il nostro tempo è caratterizzato dalla crescita costante di esperienze sulle differenze culturali, etniche e religiose. Come cittadini, siamo tutti chiamati a scelte che possono coinvolgere una varietà di aspetti umani prima non previsti ma che, adesso, bisogna conoscere per poter interagire con la realtà sociale, politica e culturale odierna.

Il fattore della comprensione è determinante all’interno di una proposta educativa. Infatti, comprendere elude il giudizio definitivo, la condanna inflessibile verso sé e sugli altri e apre alla possibilità dell’accoglienza, del riscatto, dell’assenza del pregiudizio. Per far ciò serve un progetto educativo che consideri le minoranze e le diversità come portatori di conoscenze specifiche da non escludere, bensì da far integrare e soprattutto interagire, nelle attuali comunità socio-politiche.

Il valore della cittadinanza riflessiva

La pluralità culturale, etnica e religiosa invita gli uomini e le donne del XXI secolo ad uno sforzo che conduca ad una cittadinanza riflessiva capace di cogliere le positività provenienti dalla diversità sistemica in atto.

In primo luogo, tale prospettiva implica un esame critico di se stessi, della propria storia e delle relative appartenenze; poi, invita a considerare il fatto di essere, ancor prima che cittadini di una nazione, abitanti di un mondo complesso; infine, sviluppa nell’uomo l’esercizio dell’immaginazione non distaccandolo dalla realtà ma donando a questa una profondità in grado di generare un’incessante tensione verso il progresso.

Questo profilo di cittadinanza ha bisogno di un’educazione e di un relativo insegnamento che siano democratici nei quali chiunque è invitato a dare un contributo attraverso una metodologia dove non è solo l’adulto, o il maestro, a trasmettere nozioni agli allievi, o ai giovani, ma insieme si esercita una continua tensione critica volta alla ricerca della giustizia nel rispetto dei diversi profili sociali.

Il perenne e condiviso esercizio della tensione critica non mette in discussione, per via di una temporanea maggioranza, alcuni diritti e libertà fondamentali bensì indica la capacità di entrare in relazione pensante con ogni dato della realtà persino con la propria tradizione. Un percorso educativo del genere è in grado di fornire la consapevolezza intellettuale delle cause e degli effetti delle diseguaglianze, delle povertà, del nuovo colonialismo, della crisi attuale della politica. 

Per insegnare a vivere

Alla luce di questa prospettiva, educare alla cittadinanza non significa accontentarsi di trasmettere le conoscenze ma mira alla peculiarità fondamentale di ogni insegnamento che è quella di insegnare a vivere. Per attuare un tentativo del genere occorre avviare una riforma del pensiero che da un lato eviti le parcellizzazioni disciplinari, i percorsi monotematici, le iper-specializzazioni dall’altro promuova la globalizzazione del sapere.

Risulta evidente come l’educazione e l’istruzione siano, specialmente ai nostri giorni, degli strumenti indispensabili per la costruzione della democrazia. Per fare questo, il metodo pedagogico deve da un lato rifiutare ogni logica di dominazione o di indottrinamento delle nuove generazioni dall’altro promuovere processi di liberazione culturale, umana, sociale.

La lezione di don Milani

Nel dopoguerra italiano, don Lorenzo Milani costruisce una proposta educativa per una cittadinanza integrante rivolta ai figli dei contadini quasi del tutto lontani da ogni logica di progresso tecnologico, sociale, politico e umano.

Il priore di Barbiana parte dalla consapevolezza che la parola non è solo un mezzo di comunicazione, ma è soprattutto la via per divenire sovrani ovvero realmente liberi. Quindi, non si tratta di mirare soltanto ad una forma di sviluppo che si lega al prolungamento biologico della vita umana bensì di operare per una crescita psicologica, culturale, spirituale che si traduca politicamente in maggiore responsabilità sociale e dignità umana.

Così, l’impegno per l’alfabetizzazione in vista del “possedere la parola” è la più radicale prospettiva per una reale riforma della politica. La lezione di don Milani e dei suoi ragazzi ci dice che le ingiustizie hanno cause sociali, culturali, politiche e ambientali ma che queste possono essere modificate tramite un percorso educativo di cittadinanza integrante che miri alla giustizia sociale e alla libertà.

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