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Moralia Blog

Dopo Francesco. Non perdere la freschezza e il profumo del Vangelo

L’ATISM con questo breve contributo del suo presidente inizia una riflessione su alcuni aspetti del magistero etico di papa Francesco

L’Associazione teologica italiana per lo studio della morale con questo breve contributo del suo presidente inizia una riflessione su alcuni aspetti del magistero etico di papa Francesco, che ricevendo i soci ATISM in occasione del 50° di fondazione, il 24 agosto 2016, li aveva esortati «a spezzare il pane della misericordia nell’insegnamento di tale importante disciplina». I contributi proposti nelle prossime settimane intendono approfondire, nel breve spazio del nostro blog, altrettanti elementi di un magistero ricco di implicazioni nei differenti ambiti dell’etica, che rappresentano una fondamentale eredità per la ricerca teologica. La rubrica è aperta anche a quanti vorranno contribuire con commenti e scritti da proporre alla redazione. L’invito è rivolto in particolare ai soci ATISM. Si prega di inviare i contributi a gaia.devecchi@fastwebnet.it.

Da Francesco un preciso impegno per la teologia morale cattolica

La prospettiva fondamentale impressa da Francesco nel suo magistero morale è stata proposta nel documento programmatico del suo pontificato, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), con un deciso invito a ritornare alla tipicità dell’ethos evangelico:

«La predicazione morale cristiana non è un’etica stoica, è più che un’ascesi, non è una mera filosofia pratica né un catalogo di peccati ed errori. Il Vangelo invita prima di tutto a rispondere al Dio che ci ama e che ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da sé stessi per cercare il bene di tutti. Quest’invito non va oscurato in nessuna circostanza! […] Poiché allora non sarà propriamente il Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più «il profumo del Vangelo»» (n. 39).

Un respiro dialogico

Per la riflessione teologica, il magistero morale di Francesco, prima ancora che per un’attenzione agli specifici contenuti, ha rappresentato e continua a essere un invito a rileggere il passato e a imprimere un orientamento sensato verso il futuro, per evitare di ricadere in acritiche ripetizioni di moduli incapaci di rendere ragione del presente nella densità e complessità della sua realtà messa a contatto con la forza del Vangelo di Gesù.

Si è così determinato un «mutamento climatico», anche all’interno della teologia morale cattolica italiana, in un modo non dissimile da altri contesti internazionali. È risultato chiaro, fin dai primi atti di magistero, il respiro dialogico, improntato da maggiore libertà di parola e corrispettivo rispetto degli interlocutori.

In particolare si è avvertita la necessità di riprendere il rapporto «spirituale» tra la dimensione carismatica della teologia, l’imprescindibile apporto dal sensus fidei fidelium e la qualità propria della parola del magistero. Degna di menzione, in proposito, è la valutazione offerta in Evangelii gaudium:

«In seno alla Chiesa vi sono innumerevoli questioni intorno alle quali si ricerca e si riflette con grande libertà. Le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere la Chiesa, in quanto aiutano ad esplicitare meglio il ricchis­simo tesoro della Parola. A quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciò può sembrare un’imperfetta dispersione. Ma la realtà è che tale varietà aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dell’inesauribile ricchezza del Vangelo» (Evangelii gaudium, n. 40).

Gerarchia delle verità

Inoltre si è percepito l’impegno a una più evidente e consapevole «gerarchia delle verità» (cf. Unitatis redintegratio, n. 11 e Evangelii gaudium, n. 37) anche in ambito morale, con la conseguente esplicitazione dei passaggi tra i contenuti kerigmatici (o strutturanti la tipicità dell’ethos cristiano) e i singoli dettati normativi, in una continua oscillazione tra queste due polarità, sia in vista di una migliore saldatura, anche grazie all’operazione teologica, delle norme morali sul messaggio fondamentale dell’Evangelo, sia di una revisione, anche concettuale, di alcune norme particolari ereditate dal passato:

«La centralità del kerygma richiede alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche» (Evangelii gaudium, n. 165).

Il senso delle norme morali

È stato ancora papa Francesco a indicare ai teologi il compito di riflettere sul senso che le norme morali, anche quelle riconducibili alla formulazione storica della legge naturale, possono avere sul presente e sulla loro capacità di interpretare la realtà o di intercettare con pertinenza il criterio del bene e del giusto:

«Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia, che oggi ormai non sono più interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di solito percepito adeguatamente. Possono essere belle, però ora non rendono lo stesso servizio in ordine alla trasmissione del Vangelo. Non abbiamo paura di rivederle. Allo stesso modo, ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche, ma che non hanno più la stessa forza educativa come canali di vita» (Evangelii gaudium, n. 43).

Attenzione al linguaggio

Inoltre, ha richiamato a un preciso lavoro sulla modalità di comunicazione dei contenuti etici del Vangelo:

«A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo. Con la santa intenzione di comunicare loro la verità su Dio e sull’essere umano, in alcune occasioni diamo loro un falso dio o un ideale umano che non è veramente cristiano. In tal modo, siamo fedeli a una formulazione ma non trasmettiamo la sostanza. Questo è il rischio più grave» (Evangelii gaudium, n. 41).

Ripensare l’universalità della morale, senza riduzioni

Il magistero di Francesco ha rappresentato un invito alla teologia cattolica per ripensare l’universalità della morale non unicamente a partire dall’enunciazione di norme razionali immutabili, senza per questo vedere in questa operazione un’altrettanto problematica caduta in una sua riduzione culturale e relativistica. A partire da Evangelii gaudium e in modo significativo nei successivi atti di magistero, risulta evidente l’attenzione a non limitare la riflessione etica attorno a evidenze universali di ragione disponibili a prescindere dalla pluralità dei saperi e delle culture.

L’impulso perseguito da Francesco nasce dalla consapevolezza che il messaggio cristiano possiede una sua intrinseca possibilità recettiva universale che si offre alla coscienza di ogni essere umano e di ogni cultura. Ciò nella certezza, ugualmente affermata in Evangelii gaudium, che «una cultura inedita palpita e si progetta nella città. […] È necessario arrivare là dove si formano nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città» (nn. 73-74).

Pier Davide Guenzi, presidente dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM)

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