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Moralia Blog

Dj Fabo riposa in pace… però noi dobbiamo darci da fare!

Quando qualcuno chiede di morire perché la morte appare come l’unica via di uscita da una condizione insopportabile, occorre “battersi il petto”.

Di fronte alla tragedia di una persona che si trova a definire la propria condizione di estrema fragilità «un inferno di sofferenza, privo di senso» e che conclude la propria vita mordendo un pulsante per autosomministrarsi un cocktail letale di farmaci, l’unico atteggiamento adeguato è quello del silenzio pietoso, carico di rispetto e di compassione.

Ogni parola, anche se pronunciata con buone intenzioni, suona comunque stonata poiché, se non insinua il sospetto di una bieca strumentalizzazione – da qualunque schieramento provenga –, almeno sembra voler addomesticare il lacerante dramma umano del dolore e della morte.

Infatti, quando qualcuno chiede di morire perché la morte appare come l’unica via di uscita da una condizione insopportabile, occorre “battersi il petto” perché qualcosa non ha funzionato nell’assistenza medica, infermieristica, psicologica e umana: le nostre relazioni sociali e istituzionali hanno fallito, e la nostra comune umanità ne esce impoverita e sconfitta.

I passi ancora da compiere: una legge sul fine vita

Ecco perché è quanto mai urgente che anche l’Italia si doti di una legislazione adeguata sul fine vita, ponendo fine a un estenuante dibattito che dura da troppo tempo e che continua a offrire il desolante spettacolo di una politica incapace di rispondere ai reali problemi dei cittadini e di superare ostruzionismi ideologici che appaiono teorici, lontani dalla vita e funzionali solo a logiche di potere.

Che la materia del fine vita e delle DAT sia complicata lo sappiamo ufficialmente dal 2003, quando il Comitato Nazionale di Bioetica ha prodotto un interessante e articolato documento che affronta con equilibrio tutte le problematiche sottese, i punti difficili e le diverse posizioni presenti nella nostra società. Ciò non toglie il diritto di un giusto confronto parlamentare, ma 14 anni di discussione appaiono più che sufficienti per produrre una legge quanto più condivisa possibile e comunque sempre perfettibile.

A quel punto la comunità cristiana potrà/dovrà assumere il suo compito più proprio: formare coscienze adulte capaci di un autentico discernimento evangelico, accompagnando le persone credenti a saper riconoscere non solo le opzioni permesse dalla legge, ma anche le scelte conformi o meno alla visione evangelica della persona e della malattia, della vita e della morte.

In tal modo, i cristiani potranno agire in modo coerente con la propria fede, con piena consapevolezza, serenità e libertà, sempre inserite in una rete di relazioni di cura, unica esperienza veramente umanizzante, che la legge non può né prescrivere, né assicurare.

Responsabilità per tutti, la comunità civile e la Chiesa

E se la legge dovesse permettere qualche forma di eutanasia, più o meno camuffata? I cittadini cattolici potranno utilizzare tutti gli strumenti legali previsti per verificare la legittimità costituzionale di un simile provvedimento, facendo valere democraticamente i propri convincimenti, ed extrema ratio appellarsi all’obiezione di coscienza, che spesso risulta inevitabile in una società pluralista e frammentata che voglia normare argomenti eticamente molto sensibili e divisivi.

Più forte ancora, mi sembra però la necessità di un’azione profetica che la Chiesa tutta è chiamata ad assumere in un contesto socio culturale sempre più favorevole alla «mentalità dello scarto»: affermare «non a parole, ma coi fatti e nella verità» il valore delle vite più fragili facendosene carico concretamente, assistendole con la moltiplicazione degli hospice, strutture adeguate alla gestione dei casi più difficili, finanziandoli anche con i proventi dell’8 per mille…

Questo è il frutto dell’umanità redenta che conosce e pratica l’amore per i piccoli: nessuna legge può assicurarlo, se non quella infusa dallo Spirito del Risorto che prende su di sé ogni sofferenza umana, anche la più assurda, e la salva.

Tag Bioetica

Commenti

  • 13/03/2017 cascone.mario@tiscali.it

    Condivido parola per parola quanto scritto dal confratello e "collega" Giovanni. Grazie! Mario Cascone

  • 10/03/2017 gipipi@hotmail.it

    grazie per la delicatezza e la serietà 'umana' di questo post, grazie gianni pizzo

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