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Moralia Blog

Dinamiche morali: 5 verbi chiave

Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare: sono questi i cinque verbi sui quali la Chiesa italiana sta articolando la propria riflessione, che culminerà nel Convegno ecclesiale di Firenze su "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo" (9-13 novembre 2015). Tramite essi si mira a focalizzare alcune dinamiche qualificanti per l'esistenza cristiana, ma che – vorremmo metterlo in luce in questo breve intervento – evidenziano anche elementi chiave del vivere morale.

Istanze convergenti

Il dato è particolarmente evidente per due verbi come abitare e educare, che esprimono dinamiche decisamente consonanti col fatto etico.

Già la lingua greca coglieva – con due termini graficamente diversi, ma foneticamente simili – la prossimità dell'etica all'abitare (abitare un mondo umano, uno spazio vitale, uno stile di esistenza...): c'è come una reciprocità tra le due dimensioni, che si sostengono a vicenda. L'educare richiama, d'altra parte, la centralità della formazione, di quella modalità d'interazione con altri che è intenzionalmente orientata alla crescita della persona (e segnatamente della persona morale). Non è in gioco qui solo lo sviluppo del senso del dovere o l'apprendimento di specifiche norme: è la stessa esperienza del vivere bene – umanamente bene – che cresce in un simile contesto.

Anche per la prospettiva dell'uscire è facile cogliere una densità morale, espressiva di una dinamica di emergenza, di apertura all'alterità e di orientamento a essa. Ne evidenzia la rilevanza il n. 208 dell'enciclica Laudato si' di papa Francesco: "È sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da sé stessi verso l’altro. Senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda"; la capacità fondamentale (quella del volto e dello sguardo, direbbe E. Levinas).

La stessa figura della coscienza (quasi sempre pensata come luogo interiore, in cui si radica l'agire morale) viene volentieri associata all'immagine della voce, a dire di un legame stretto con l'interazione comunicativa tra persone.

Un passo ulteriore

Meno evidente il collegamento per gli altri due verbi, che esigono una meditazione più articolata, un vero e proprio ripensamento del significato del discorso etico. Esso, infatti, è anche apertura di prospettive non evidenti, di modi di essere che solo se nominati e indicati divengono accessibili al soggetto.

La parola morale non va, allora, pensata tanto come comandamento che si sovrapporrebbe alla vita, quasi essa fosse una realtà preesistente, già data a monte di ogni riferimento etico. Al contrario, l'etica è anche inscindibilmente indicazione di possibilità di esistenza, che già per il solo fatto di entrare nello spazio del discorso modificano l'orizzonte del soggetto della vita stessa, lo trasformano, lo risignificano.

E' questo un fatto caratteristico dell'essere umani - esseri culturali, per i quali la forma dell'esistenza non è semplicemente data, ma va coltivata, fatta crescere con parole potenti. 

Se compreso in tal senso il discorso morale diviene davvero annuncio per l'esistenza umana e sua trasfigurazione, indicazione di spazi in cui l'abitare e l'incontrare altri possono darsi in forme imprevedibilmente vivificanti.

Consonanze

Cinque verbi raccolti assieme da una comunità ecclesiale per esprimere dimensioni qualificanti della propria esistenza, ma che si rivelano anche capaci di esprimere componenti imprescindibili dell dinamismo morale che ci abita. Cinque verbi che forse, più semplicemente, esprimono dimensioni costitutive dell'umano – di quell'umano cui si riferiscono, in forme certo diverse, il discorso morale e la parola dell'Evangelo.

Il Convegno di Firenze sarà anche un'occasione per valorizzare simili consonanze, senza certo ridurre il kerygma a mera funzione della dimensione etica o antropologica. Si tratterà piuttosto di evidenziare le potenzialità di interazione feconda con un umanesimo colto nello spessore delle sue potenzialità morali, quali si dispiegano appieno nella luce trasfigurante di Gesù Cristo.   

Tag Etica

Commenti

  • 05/11/2015 augusta.depiero@tin.it
    Uno dei cinque verbi che proponente come riferimento di dinamiche-chiave del vivere morale è EDUCARE. Si possono fare progetti educativi per coloro di cui si nega l'esistenza? E ancora, leggo in un vostro post ‘L’abbraccio di Francesco’. Sono certa che attribuire un abbraccio a papa Francesco non sia retorica ma esprima, nella fisicità dell’immagine, veramente una volontà di accoglienza di tutte le persone. Proprio perché credo in questa intenzione voglio ricordarvi e ricordarGli persone che sono state sottratte a questo abbraccio. Una memoria indimenticabile di papa Giovanni mi rende presente il momento in cui pronunciò, nell’enciclica pacem in terris, l’espressione ‘segni dei tempi’ che dava un senso preciso – e in qualche modo benedetto – del nostro essere qui ed oggi. Quell’espressione fu ripresa nei testi conciliari. Era il segno che il nostro legame con la società deve avere una consistenza giuridica in cui l’amore per i piccoli, che nascono nel nostro territorio diventa dono di una vita nella società civile che si esprime nel loro riconoscimento, nel dargli un nome che sia riconosciuto come segno della loro identità, nel riconoscerne l’appartenenza a una famiglia. Questa presenza riconosciuta è segno dei tempi da non trascurare. Dal 2009 una legge (legge 94/2009 art. 1 comma 22 leggera g) nega il certificato di nascita ai bambini che siano figli di immigrati non comunitari privi di permesso di soggiorno, il documento in cui quella che ho chiamato ‘presenza riconosciuta’ si fa realtà condivisa. Da cinque anni il report di Save the Children (firmato anche dalla Caritas italiana) ne dà notizia, ma nulla viene fatto per modificare quella legge iniqua, come l’ha chiamata mons. Bruno Forte in una sua nota su Avvenire del 30 settembre. So che è probabile che la mia segnalazione non porti a nulla (da parecchi anni cerco si segnalare questo fatto nell’ambito politico e senza risultati). Desidero solo che facciate sapere a papa Francesco che esistono bambini che la legge italiana sottrae a un’esistenza riconosciuta, legge cui la società italiana consente e di cui la chiesa cattolica convocata in Sinodo è riuscita a non dire nulla.

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