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Moralia Blog

Di libri in valigia (e non solo)

Piano piano, una parola rimasta sospesa in questi mesi incerti appena trascorsi – parola innominabile quasi come il Tu-sai-chi/Voldemort di Harry Potter – sta nuovamente riecheggiando nei nostri discorsi. La parola è: «vacanze». E per molti di noi la parola «vacanze» fa rima con la parola… «libri» o «lettura».

Non che non si legga durante l’anno, anzi!, ma il tempo delle ferie è tempo per letture più personali, meno legate alla professione; tempo di letture più distese e gustate; tempo per smaltire (o tentare di smaltire) quella pila di libri che durante l’anno si accumula sotto il segno del «lo leggerò in vacanza / quando avrò tempo», appunto; tempo di relax anche per chi è uno tsundokiano convinto.

Leggere è un atto moralmente neutro? Evidentemente la risposta è no. Anzi: direi che proprio attraverso i libri passa l’allentamento ad altri atti morali che compiamo quotidianamente.

Primo: della scelta

Ci sono dei libri che siamo «costretti» a leggere (penso ai ragazzi a scuola, penso ai libri che usiamo per l’aggiornamento, per la preparazione a un convegno…) da una parte. Dall’altra ci sono i libri che scegliamo. Ma i libri, la lettura, ci plasmano. Tutti.

Con quali criteri, quindi, scelgo i libri da portare in valigia? Per la copertina attraente, perché è in classifica, perché mi sono fatto consigliare, perché sono legata a un determinato autore, perché pesa poco, perché lo ritengo un «imprescindibile» per la mia cultura…? Il modo in cui scegliamo un libro dice molto del modo in cui compiamo le scelte. In cui decidiamo di farci plasmare, anche (soprattutto) nel quotidiano più abitudinario.

Secondo: della relazione

Ogni volta che leggiamo, entriamo in un «mondo altro». E lasciamo mettere in discussione il nostro mondo. Ci disponiamo all’ascolto attivo (diversamente da un film che è, in buona parte, un ascolto passivo). Ci mettiamo in gioco. Ci predisponiamo a non prevaricare l’altro (l’autore, i personaggi del libro). In altre parole: ci disponiamo alla relazione. Ci alleniamo a riconoscere l’altro (ri-conoscendo noi stessi, nel contempo).

Terzo: dell’attesa

In forza delle scelte compiute e delle relazioni che vogliamo instaurare, i libri estivi ci insegnano anche il gusto dell’attesa. Quasi controcorrente rispetto alla mentalità odierna del «tutto e subito», del «consumo sfrenato», la lettura di questo periodo ci ricorda un «modo altro» di stare al mondo, di vivere l’esistenza, il tempo.

 

Non mi resta quindi che liberarvi dalla lettura del mio ultimo post prima della sospensione estiva, per lasciarvi ai vostri libri in valigia, augurandovi buona lettura morale!

 

Gaia De Vecchi è insegnante di religione presso l’Istituto Leone XIII e docente presso l’Università cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto superiore di scienze religiose a Milano. Fa parte dell’ATISM e del gruppo di redazione di Moralia. Ha scritto Il peccato è originale?, Cittadella, Assisi 2018.

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