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Moralia Blog

Dal tetto del mondo, l’eco di un logos comune

In vista della Conferenza di Parigi sul clima, anche il Dalai Lama è intervenuto, raccomandando anzi tutto l’attenzione per l’Altipiano del Tibet, il “terzo deposito di ghiacciai al mondo” dopo i poli, la cui temperatura è cresciuta velocemente nell’ultima metà di secolo. Un’attenzione che da lì discende sul mondo intero, da quel “tetto” che è il Tibet alla “nostra unica casa”, la cui “salute e sostenibilità” deve essere oggetto di protezione da parte di tutta la comunità internazionale.

Chi ha avuto modo di leggere o ascoltare le parole di Francesco nella Laudato si’ non può non aver colto come un’eco, vibrante da una parte all’altra di queste che sembrano essere diverse stanze dell’unica casa comune, oggi più comunicanti che mai.

Sembra infatti di risentire il monito di Francesco per cui “questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi”, sulla base di dati che godono ormai di un consenso scientifico consistente (nn. 23-24). Analogamente, le “misure urgenti” e il “solido accordo” invocate da parte del Dalai Lama confermano l’“importanza inedita” acquisita, secondo Francesco, dalla diplomazia internazionale in ordine alla prevenzione dei gravi problemi che finiscono per affliggere il mondo intero (n. 175), la quale prospetta anzitutto l’urgenza di seri accordi internazionali (n. 173).

Consonanze

È singolare che sia una Chiesa in uscita, la quale – secondo la felice formula pastorale della Evangelii gaudium – metta in conto ferite e sporcizia di chi va per le strade del mondo, a cogliere la necessità di salvaguardare la casa comune a partire dai territori locali: la circostanza ha una particolare consonanza con la forza dell’appello di Tenzin Gyatso, il quale dall’esilio invoca la salute per la sua terra d’origine che è, al contempo, salute per ogni uomo.

Camminare lungo i deserti dell’esistenza, per condanna o per scelta, diventa anche un tempo opportuno per cogliere l’essenziale delle relazioni tra gli uomini e le loro terre, e tra tutti gli abitanti del pianeta. Il tempo della crisi si rivela così anche come possibilità di una crescita etica, il cui primo segno è proprio il superamento di quegli aspetti della crisi sotto i quali soccombono i più deboli e affaticati: la violenza politica dell’occupazione di una terra, così come la preoccupazione che il pianeta intero non sia più in grado di sostentare i suoi abitanti.

Da oriente a occidente, tra spiritualità e scienza, risuona con sempre maggiore convinzione l’eco di un logos, visione e parole, che nella “cura” e “protezione” della nostra casa comune indica la via di una giustizia planetaria piena e integrale.

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