Criogenesi: la salvezza che viene dal freddo
Londra 2016, 14 anni, malata terminale di cancro, scrive al giudice perché i genitori separati e in disaccordo tra loro si impegnino a rispettare la sua volontà di essere ibernata un attimo dopo la morte, con la speranza di essere riportata in vita senza finire definitivamente sotto terra. Il giudice colpito dall’insolita richiesta visita la ragazza e decide di esaudire il suo desiderio, deliberando di affidare le sue spoglie alla madre, che al contrario del marito non si oppone alla richiesta della figlia.
Londra 2016, 14 anni, malata terminale di cancro, scrive al giudice perché i genitori separati e in disaccordo tra loro si impegnino a rispettare la sua volontà di essere ibernata un attimo dopo la morte, con la speranza di essere riportata in vita senza finire definitivamente sotto terra. Il giudice colpito dall’insolita richiesta visita la ragazza e decide di esaudire il suo desiderio, deliberando di affidare le sue spoglie alla madre, che al contrario del marito non si oppone alla richiesta della figlia.
La procedura di crioconservazione prevede di immergere il cadavere in acqua fredda, ripristinare la circolazione sanguigna e sostituire i fluidi con liquidi capaci di congelare senza produrre cristalli di ghiaccio. Il corpo viene poi raffreddato velocemente fino a -125° (vetrificazione) e poi lentamente portato a -196° per essere indefinitamente conservato, nella speranza che un giorno la scienza possa fare qualcosa per risvegliare la persona o per recuperare almeno la sua memoria.
Lotta contro il tumore: speranza fantascientifica?
Unanimi gli scienziati a mettere in luce come si tratti di una speranza fantascientifica. Per la scienza si tratterebbe, infatti, di arrivare non solo a sconfiggere definitivamente la patologia tumorale in questione, ma di far risuscitare da morte (diagnosi ritenuta irreversibile) un corpo da scongelare (effetti ignoti del procedimento) che è deceduto proprio a motivo della patologia che si vorrebbe successivamente curare e che solitamente devasta tessuti e organi. Privi di qualsivoglia razionale scientifico, i risultati sperati sono ritenuti irragionevoli.
La cultura moderna ha diffuso una smisurata fiducia nelle capacità della ricerca bio-medica e dei risultati che essa ha conseguito riuscendo a guarire gravissime malattie o almeno contrastando il loro decorso e migliorando la prognosi quanto a quantità e qualità della sopravvivenza. Tali risultati rappresentano indubbiamente una grande conquista a servizio del bene della vita e della dignità delle persone. Pertanto il progresso della ricerca scientifica va incoraggiato e sostenuto, nella speranza che sempre nuovi traguardi vengano raggiunti nella lotta contro le malattie, ma senza illudersi che la morte possa essere sconfitta.
Fiducia nella scienza: sperare contro ogni speranza
Le strutture biologiche della nostra corporeità sono limitate, probabilmente possono essere sostenute per resistere molto a lungo e in buone condizioni, ma sono inevitabilmente programmate per giungere a una fine. Probabilmente ci voleva il cuore traboccante di voglia di vivere di un’adolescente per far emergere il grido di protesta che abita le profondità dell’esperienza umana: «Non è possibile morire per sempre!!!».
Una voce messa a tacere dall’uomo contemporaneo, sottoposto ai ritmi di un’esistenza super-efficiente e iper-connessa, ma che sta all’inizio di ogni domanda di senso sul vivere e sul morire, sul nostro desiderare, affannarci e sperare. Sì perché ciò che è in gioco è proprio la speranza contro ogni speranza. Ma come ricordava tristemente S. Agostino: «Da due pericoli bisogna guardarsi: dalla disperazione senza scampo (la mancanza di speranza) e dalla speranza senza fondamento».
E come potrebbe mai essere affidabile una speranza che tutta dipende da un prodotto dell’uomo, fragile e finito? Forse è proprio questo è l’aspetto più triste di tutta la vicenda… perché solo se un Dio dal volto umano ci viene incontro nella fragilità della nostra carne è possibile abbandonarsi con fiducia al Mistero.