COP 25: un triste bilancio etico
Simone Morandini, 19/12/2019
La vicinanza del Natale introduce il clima spirituale della grande festa, annuncio di pace e vita nuova per l'umanità intera e per il creato tutto: viviamo un tempo di preparazione e di attesa di Colui che viene a rinnovare la terra. Anche per questo siamo più sensibili a quanto è dissonante da questa attesa, a quei segni dei tempi che vanno in direzione opposta.
Mi riferisco in particolare al deludente risultato della COP 25, tenutasi a Madrid nelle scorse settimane. L'appuntamento avrebbe dovuto aggiornare e rafforzare le scelte che la comunità internazionale aveva preso a Parigi del 2015, definendo ulteriori ambiziose misure di contrasto nei confronti del mutamento climatico. Nonostante il protrarsi dei negoziati aldilà del termine stabilito, però, il risultato è stato purtroppo un nulla di fatto: la definizione delle misure necessarie è stata in gran parte rimandata all'analogo appuntamento del prossimo anno.
Rinviare
In Italia siamo fin troppo abituati al rinvio - e talvolta può effettivamente essere una strategia sensata, per evitare di fare scelte delicate al momento sbagliato - ma qui ci troviamo di fronte ad una questione troppo urgente per tollerare ulteriori dilazioni. I rapporti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) - espressione di un consenso ormai consolidato entro la comunità scientifica - ci dicono che abbiamo dieci o quindici anni per prendere misure efficaci nei confronti del riscaldamento globale.
Un ritardo di un anno può diventare esiziale e una non-scelta è in effetti una scelta pesantissima. Ben si comprende la delusione di Greta Thunberg e dei giovani del Fridays for Future: in un anno che ha visto una mobilitazione senza precedenti della società civile su questi temi, la comunità internazionale non riesce a dedicarvi la necessaria attenzione. Certo, uno sguardo più analitico dovrà fare anche le necessarie distinzioni, evidenziando ad esempio i tentativi dell'Unione europea di sbloccare una situazione incastrata tra veti di segno diverso, ma è impossibile non sottolineare una volta di più la negativa valenza etica delle (non-)scelte fatte.
C'è una prevalenza degli interessi economici particolari rispetto ad uno sguardo più ampio, capace di pensare in termini di bene comune della famiglia umana nella sua relazione col pianeta che ci porta. C'è soprattutto un'assenza di lungimiranza, che non sa farsi carico del futuro e delle prossime generazioni, preferendo prospettive di breve termine. A nulla sono valsi i richiami di papa Franceso e del segretario delle Nazioni Unite, Guterres, che si è detto poi profondamente deluso.
Sirene a Venezia
A Venezia, intanto, ci si prepara a suonare ancora le sirene: nei prossimi giorni è prevista un'ulteriore acqua alta eccezionale (si intende superiore ai 140 cm). Si raggiungerebbero così le venti volte in cui in questo 2019 si supera la quota dei 110 cm; un annus horribilis, senza precedenti per la città lagunare, che si trova in prima linea di fronte all'innalzamento del livello medio del mare, così come all'esposizione ad eventi metereologici di particlare intensità.
Simone Morandini è coordinatore del progetto «Etica, teologia, filosofia» della Fondazione Lanza e insegna all’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia; è coordinatore del blog Moralia.