Che cos’è l’uomo? Scienze ed etica rispondono
«Humanum: specie e specificità. Dialogo tra prospettive scientifiche e teologia morale». È il titolo del seminario ATISM di Perugia appena conclusosi, che ha inviato le scienze e l’etica a porsi la domanda sulla specificità dell’umano.
Assistiamo oggi a un cambiamento di paradigma epocale nel nostro modo di conoscere. Se infatti l’impostazione aristotelica prediligeva l’interrogazione teleologica, cioè la considerazione della finalità di ciò che esiste, e quella moderna la descrizione causale, l’approccio contemporaneo è prevalentemente correlazionale: rende cioè ragione dei fenomeni a partire dall’esistenza di relazioni stabili.
In questo senso la fecondità per la ricerca scientifica di un approccio sistemico, che prenda in esame i coefficienti di correlazione, invita indirettamente anche la riflessione teologica morale a procedere in maniera analoga.
Appare così essenziale riconoscere le relazioni fra i diversi livelli di comprensione del comportamento umano, sapendo che ognuno di essi interagisce con i diversi ambiti in un’ottica di circolarità.
Biologia, neuroscienze e anche linguaggio
Biologia evoluzionistica, neuroscienze e neurolinguistica sono i principali interlocutori al centro della nostra discussione.
La prospettiva della biologia evoluzionista, ormai priva di ogni minaccia ostile per la teologia, non si pone tanto la domanda sull’Origine, ma richiama l’attenzione sulla specificità umana, pensata nelle sue relazioni con l’ecosistema, senza abbracciare una visione antropocentrica assoluta.
All’invito della biologia ad abbandonare ogni forma di essenzialismo corrisponde l’esortazione della teologia a riconoscere l’irriducibilità dell’humanum al piano puramente biologico.
Resta aperto il dibattito sul modo d’intendere attualmente la dimensione «naturale» sul piano teologico morale. La prospettiva tomista della natura ut ratio potrebbe ad esempio essere ripensata nella sua mediazione culturale, per divenire maggiormente comprensibile nel contesto contemporaneo; si aprono così nuove prospettive che mettono a tema altre forme d’espressione della legge naturale.
Ridefinire il libero arbitrio
Il futuro dell’etica rischia però di restare solo un sogno, se nel contempo dovessero affermarsi gli scenari inquietanti delineati da un’interpretazione determinista delle neuroscienze. Siamo messi in guardia da studi scientifici che sembrerebbero provare condizionamenti biologici tali nel comportamento, da rendere praticamente nulla la libertà dell’uomo.
A partire da queste osservazioni, appare opportuno ridefinire il libero arbitrio in modo da tenere conto adeguatamente del rapporto tra ragione ed emozione e della loro influenza reciproca.
Non si sottrae alla possibilità di un condizionamento biologico nemmeno la sfera del linguaggio, che a prima vista sembrerebbe una convenzione, frutto soprattutto di un’elaborazione culturale. Secondo gli studi della neurolinguistica, infatti, alla base di ogni grammatica e di ogni sintassi vi sarebbe uno schema modulare che ammette un numero finito di combinazioni per tutte le lingue; la torre di Babele affonderebbe quindi le sue radici nella fisicità dell’uomo.
Pur ammettendo però un forte legame tra biologia e strutture linguistiche, la creatività dell’uomo rimane fuori da ogni schema predefinito e appare come sigillo della nostra libertà.
Dialogo tra discipline
Il seminario si è rivelato un’esperienza autentica di quel dialogo a tutto campo a cui ci richiama papa Francesco nella Veritatis gaudium, n. 4.b. Esso va vissuto «non come mero atteggiamento tattico, ma come esigenza intrinseca per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità e per approfondirne il significato e le implicazioni pratiche».
Da mettere in opera, in particolare, il principio di interdisciplinarietà, inteso «non tanto nella sua forma debole di multidisciplinarità, come approccio che favorisce la migliore comprensione da più punti di vista di un oggetto di studio, quanto piuttosto nella sua forma “forte” di transdisciplinarietà, come collocazione e fermentazione di tutti saperi entro lo spazio di luce e di vita offerto dalla Sapienza che promana dalla rivelazione di Dio» (n. 4.c).
Andreina Pelullo* è dottoranda in Teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.