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Moralia Blog

Bibbia nell’etica teologica

Che cosa può fare una morale, sorta in una società strutturata in modo relativamente semplice, in una società organizzata altamente complessa? L'inventario normativo della Bibbia rimane solo oggetto di esplorazione letteraria o storica, o rappresenta un potenziale per la creazione di norme per il presente? Andiamo possibilmente con false aspettative sui testi biblici se chiediamo loro risposte valide a domande etiche? 

Un (classico) rompicapo

Domande di questo tenore, formulate senza colpo ferire dai curatori di una monografia dedicata al tema «Bibbia ed etica teologica», fanno presagire che più che trovarci di fronte a un reperto museale della pinacoteca teologico-morale, siamo di fronte a una questione aperta, guardando la quale è sempre possibile farsi un’idea di come si dovrebbe affrontare questo rapporto.

Se vogliamo dirla in soldoni, dovremmo chiederci se affrontare questo rapporto non è che una straordinaria occasione per verificare quanto siamo intellettualmente all’altezza delle esigenze poste dall’incontro tra fede e morale, avendo a cuore il come bisognerebbe creare le giuste disposizioni affinché una «fons moralis», fosse pure «sacra pagina» per alcuni, venga almeno accolta come tale da tutti. Che cosa vogliamo dire? Vogliamo dire semplicemente che il tema, per quanto classico, non può essere semplicemente «ripetuto», bensì «ri-pensato».

È solo con questa intentio epistemologica che il rapporto tra Bibbia ed etica teologica, come derivante da una cellula diploide, si divide per meiosi dando vita a una molteplicità di altre domande: che cosa può imparare la teologia morale dalla Bibbia? A quali questioni etiche contribuisce la Scrittura? Quali intuizioni può trarre la teologia morale dalla rivelazione dell'Antico e del Nuovo Testamento? Che aspetto assume una trattazione appropriata delle affermazioni etiche nella Bibbia?

Mission

Questo vuol dire che chiunque voglia occuparsi di etica teologica (fondamentale o speciale), da una parte, non può che fare i conti con tale rapporto e di come debba essere declinato; dall’altra, tuttavia, proprio in forza di questa sua trasversalità e pervasività epistemiche, corre il rischio di imbattersi in una questione che si esaurisce in slogan.

Research

Per non cascarci è necessario che la ricerca abbia chiaro che le etiche della Bibbia non sono in sé la fondazione biblica dell’etica teologica. Questo punto fermo provoca un interrogativo a grappolo: l’indagine alla ricerca delle etiche nella Bibbia è motivata per quale fine? Diversamente detto: cerchiamo contributi o acquisizioni rispetto alle conoscenze morali conquistate? Se sì, in che senso? Altrimenti detto ancora: cerchiamo conoscenze etiche che dobbiamo di fatto alla Bibbia? E se sì, quali?

Vision

Questo interrogativo fa emergere già in via preventiva due elementi di carattere epistemologico: 1) se l’etica biblica non è già etica teologica biblicamente fondata, nel momento in cui apprendiamo le idee bibliche della morale non abbiamo ancora appreso nulla in merito all’uso che ne dobbiamo fare; 2) quali che siano le etiche bibliche rinvenibili nel canone, non sono loro che ci offrono una certa qual conoscenza morale, semmai è quest’ultima che ci permette di carpirle perlustrando i testi.

Al netto di queste considerazioni, non dovrebbe mai venir meno la consapevolezza di intendere l’etica teologica quale competente di un «rapporto» interno a se stessa, competenza in forza della quale guidare, a sua volta, i vari possibili rapporti che si possono istruire con altre discipline.

Da ciò l’attenzione massima alle domande che facciamo al testo biblico, chiedendoci sempre: queste domande dove sono? Nel testo o nella nostra testa? Gli interrogativi che ci aiutano a mantenere chiara questa distinzione tra domande del testo e domande nella nostra testa potrebbero essere così formulate: a) le fonti bibliche sono intese come fonti morali comprese autonomamente, sebbene non escludenti la visione di Dio? b) Ciò che rintracciamo come eticamente rilevante è tout court eticamente rivelato? c) È peregrina l’analogia tra un’altra fonte morale come l’Eutifrone di Platone e un testo biblico di evidente insegnamento morale?

Questi passaggi ci portano nel cuore della questio princeps, senza affrontare la quale la tematica/problematica in oggetto girerà sempre a vuoto: quale teoria sulla natura vera e propria della Rivelazione (strictu sensu) può rendere ragione della natura vera e propria dell’esperienza morale originaria e originale?

Road map

Concludiamo chiedendoci: con chi il teologo moralista dovrebbe sedere al tavolo della ricerca per condividerne le portate? Intravediamo almeno tre figure dalle quali egli dovrebbe recepire la loro lezione al fine di provare/trovare (a fare) il punto della situazione dalla prospettiva sua specifica: un filosofo della religione che ha interessi etici; un biblista esperto di etica biblica; un teologo fondamentale che lo aiuti a capire se è possibile rispondere già prima delle varie filosofie alla questione della conoscenza della realtà morale. L’invito è stato spedito, attendiamo!

 

Pietro Cognato insegna Teologia morale e bioetica presso la Facoltà teologica di Sicilia e l’Istituto di studi bioetici S. Privitera. Tra le sue opere Fede e morale tra tradizione e innovazione. Il rinnovamento della teologia morale (2012); Etica teologica. Persone e problemi morali nella cultura contemporanea (2015). Morale autonoma in contesto cristiano (2021). Ha curato inoltre diverse voci del Nuovo dizionario di teologia morale (2019).

Commenti

  • 14/11/2022 Alberto Caglio

    Perché non aggiungere anche la figura di uno psicologo o psicanalista ?

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