Amazzonia, luogo teologico
«Luogo teologico»: sono passati più di vent’anni da quando il teologo brasiliano Leonardo Boff qualificava così la regione, nel suo primo testo di eco-teologia (Grido della terra, grido dei poveri, Cittadella, Assisi 1996), eppure tale intuizione non ha certo perso di validità. Sono molti infatti i segnali che invitano a guardare in questa direzione, per cogliervi alcuni elementi chiave per comprendere teologicamente questo nostro tempo.
A colpire di più l’immaginazione sono gli incendi in quello che spesso viene definito come il polmone verde del pianeta, area strategica per il contenimento del riscaldamento globale ed estremamente ricca di biodiversità. Questo 2019 ha però visto crescere in modo devastante le aree bruciate, anche a seguito di attive pratiche di deforestazione, tese a rendere possibile lo sfruttamento del territorio per altri usi.
Si tratta di una vera e propria politica economica indicata e perseguita dal presidente Bolsonaro, che rivendica la sovranità brasiliana sul proprio territorio, rifiutando ogni riferimento a un «patrimonio comune dell’umanità» e rigettando ogni responsabilità per la stabilità climatica planetaria. Molti osservatori notano peraltro che le gravi responsabilità delle autorità locali non devono far dimenticare quanto profondo sia il legame dei loro comportamenti con l’azione di soggetti economici globali (incluse in alcuni casi imprese italiane).
Tali pratiche – ecologicamente devastanti – determinano pure la riduzione degli spazi per le popolazioni indigene, che nella foresta e della foresta vivono e che vedono quindi pesantemente intaccato il loro spazio vitale e messa a rischio la loro stessa esistenza.
Ma a rischio è pure la vita di chi cerca di opporsi a tali trend: numerose ormai le segnalazioni di militanti ambientalisti impegnati nella difesa del territorio e brutalmente assassinati, con indagini che spesso procedono a dir poco a rilento. Spesso, in effetti, si tratta di veri e propri «martiri della Terra», tra l’altro in più di un caso motivati in tale militanza proprio dalla fede cristiana.
Lo sguardo del Sinodo
A questa terra volgerà dunque lo sguardo il Sinodo che inizia la prossima settimana, il 6 ottobre, e che ci chiamerà a considerare le sfide che l’Amazzonia pone: da quella ecologica, che esige di contrastare la deforestazione e l’estrattivismo, a quella del ruolo vitale dei popoli indigeni, fino a quella della forma che deve assumere la comunità ecclesiale in simili contesti.
Centrale in questo senso l’interrogativo circa la possibilità di nuove forme di ministerialità, per far fronte alle necessità di comunità che attualmente in molti casi vengono visitate da un prete per la celebrazione eucaristica solo alcune volte all’anno o magari anche meno.
Davvero dunque un luogo teologico: luogo che costringe a interrogarsi sul messaggio testimoniato in tale contesto dalla comunità ecclesiale, così come sul popolo di Dio, che dell’annuncio è soggetto, e sulle istituzioni adeguate a supportarne la vitalità.
Non è certo casuale che sia proprio un pontefice chiamato a Roma «dalla fine del mondo» a invitare a ripensare questioni di tale spessore con un’attenzione ai contesti in cui esse si pongono. L’Instrumentum laboris Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale disegna in effetti una consapevole opera di discernimento, in cui il riferimento allo spessore teologico dei temi affrontati emerge da un accurato esame di una realtà locale in cui essi si pongono con un’acutezza tutta particolare.
Reazioni e resistenze
Non stupisce quindi che dinanzi a tale testo giungano reazioni di fastidio da parte di chi coltiva un’immagine di Chiesa falsamente universalista, sotto la quale si cela spesso soltanto la difesa di una particolarità di cui neppure si è coscienti.
Del resto, forse solo oggi stiamo finalmente comprendendo le implicazioni di una comprensione della Chiesa come realtà che vive la fedeltà alla realtà fondante dell’unico Evangelo in contesti diversi, con parole, pratiche e forme diverse.
Anche la riflessione morale guarderà dunque con particolare attenzione al Sinodo del mese prossimo, per gli importanti temi etici da esso affrontati, ma anche come occasione per cogliere indicazioni di stile e di metodo per una consapevole contestualità della propria ricerca.