Al voto! Una responsabilità, quattro criteri
Si conclude con quest’ultimo post il percorso con cui Moralia ha seguito il cammino di avvicinamento a queste elezioni politiche, così delicate sia per l’incertezza che le caratterizza, sia per la novità della legge elettorale che le regola.
Abbiamo preso le mosse da una considerazione d’assieme della politica nelle società occidentali (Guenzi) – tanto segnate tra l’altro dalla comunicazione in Rete (Benanti) –, per focalizzare poi l’attenzione su alcuni temi eticamente sensibili che sono in gioco in questa consultazione elettorale. Ci siamo quindi soffermati su ambiente (Bignami), economia (Bruni), demografia (Rosina); né va dimenticata l’attenzione alle persone migranti, efficacemente richiamata in questi mesi dal primo Dialoghi 2018 e dalla successiva ripresa.
Adesso questo percorso di avvicinamento giunge al termine; adesso è il momento del voto, della scelta, della responsabilità personale. Adesso, dopo avere preso in considerazione tanti elementi, è il momento per ogni elettore di soppesarli e valutarli in un discernimento attento e critico.
Del resto se in altre tornate elettorali ci si poteva lamentare di un’eccessiva somiglianza tra i programmi delle diverse forze in campo, in quest’occasione sono ben chiare le differenze tra i retroterra politici e culturali che agli elettori si presentano, così come tra le concrete prospettive che ne conseguono. Non è però certo questa la sede per esaminarle analiticamente: ciò che compete a Moralia e all’approccio che ne caratterizza lo stile è solo un essenziale richiamo ad alcuni criteri che la tradizione di riflessione etica ha elaborato per il discernimento tra le diverse ipotesi.
Quattro criteri
- In primo luogo una parola già evocata in questo post fin dal titolo: responsabilità. Il voto è importante e ogni elettore è chiamato a parteciparvi. Chi scegliesse di astenersi esprimerà evidentemente una responsabile protesta, ritenendo inadeguate le prospettive delineate dalle diverse forze politiche, ma lascerà anche in mano ad altri scelte importanti circa il futuro suo, dei propri figli, del paese.
- In secondo luogo il bene comune: la politica è l’arte della mediazione tra esigenze diverse, del bilanciamento sapiente e competente, capace di contemperare istanze talvolta divergenti. Importante in tal senso considerare – al di là del fascino che possono avere l’una o l’altra specifica proposta – il suo inserimento in un progetto di paese coerente e soddisfacente, così come la capacità di leadership in grado di supportarla.
- Un progetto soddisfacente, dicevamo, o almeno accettabile: l’altro versante del bene comune (del bene possibile) è il male minore. Esso assume particolare rilievo di fronte a prospettive, nessuna delle quali esente da pecche, ma che restano comunque caratterizzate da differenze, spesso eticamente sensibili. Facile coglierlo se si esaminano le proposte delle diverse forze politiche su alcuni dei vari temi toccati da Moralia in questo percorso: in diversi ambiti alcune delle indicazioni presenti (o assenti, con silenzi talvolta assordanti) possono davvero apparire inaccettabili.
- Infine (ma l’ordine potrebbe essere anche molto diverso) l’affidabilità: il discernimento non dovrà valutare solo programmi e progetti, ma anche i soggetti che si presentano, le loro storie personali e politiche, le loro coerenze e le loro incoerenze. L’assenza nella nostra normativa di vincoli di mandato per gli eletti rende ancora più acuto il problema della valutazione delle competenze e dell’affidabilità di coloro cui si attribuisce il proprio voto.
Il voto è un momento chiave per la vita di una democrazia: in esso i cittadini verificano la qualità dell’etica civile che li anima; in esso si esprime la capacità di futuro – minore o maggiore – di una nazione. La posta in gioco è alta. Per questo, alta dev’essere anche la responsabilità di ogni elettore.