m
Moralia Blog

Accogliere Colui che viene

Natale, festa di Colui che viene, festa di un inaudito dono. Festa di un Dio che – parafrasando la Lettera di Paolo ai Filippesi (cf. Fil 2,5-8) – non considera la propria divinità come possesso da custodire egoisticamente, ma viene, nella condizione fragile e vulnerabile di un piccolo bambino, confidando in mani e cuori accoglienti.

Lo ricorda il canto «Tu scendi dalle stelle»: colui che è mediatore della creazione tutta, colui che viene come dono di salvezza per l’umanità e la terra, sta nel presepio perché lo contempliamo esposto all’incertezza, alla condizione difficile di chi viaggia, senza sicurezze.

Del resto, già a Israele Dio si manifesta come presenza migrante, vicinanza benedicente che accompagna il popolo pellegrino, nei suoi esili e nei suoi esodi.

Il dono al di là di ogni dono

Lo stesso dinamismo prende in Gesù il volto e il corpo di un’umanità concreta, di una realtà personale che i nostri occhi possono vedere e le nostre mani toccare. Questo il senso del presepe: rendere tangibile ad ogni uomo e ad ogni donna tale prossimità, a contagiare cuori e pratiche, facendovi germinare umanità rinnovata - in fede, speranza ed amore.

Questo il vero radicale dono, la cui luce riempie di senso e benedizione i doni – piccoli e grandi – che in semplicità ed affetto ci scambiamo nel tempo del Natale

Ma i suoi non lo hanno accolto

Proprio la luminosità delle parole che ne parlano (prossimità, dono, fragilità…) fa della festa natalizia anche crisi: cioè, etimologicamente, interrogazione e domanda. Non a caso nelle gioiose letture del tempo di Natale fa pure capolino anche la figura di Erode, massima espressione di non-accoglienza, pronto a far strage di bambini per paura della novità che viene (cf. Mt 2,16-18). La domanda è allora: «Dove stiamo, rispetto a lui?»; il rischio di trovarsi oggi assieme a coloro che «non l’hanno accolto» (Gv 1,11) vela di oscurità anche la luce di Natale.

Davvero le società respingenti che rischiamo di costruire sono la negazione più esplicita di quella dinamica cui il Natale ci invita; lo testimonia quell’icona anti-natalizia per eccellenza che è la piccola guatemalteca morta di sete, disidratata, alla frontiera tra Messico e USA che coi suoi genitori cercava di attraversare.

Per Moralia dire etica oggi significa anche cercare icone diverse, resistere al pensiero del rifiuto e dell’irresponsabilità per altri, accogliere colui/lei che sempre e ogni giorno viene a noi.

Commenti

  • 31/12/2018 donatella.vicentini@gmail.com

    Il solo "tempo" che vale: quello regalato. Tanti auguri! donatella

Lascia un commento

{{resultMessage}}