Due sono le principali sfide per gli Stati Uniti per il 2023 (e gli anni a venire): la divisione politica e la debolezza che tale divisione comporta. Non si tratta di una situazione unica. I governi di tutto il mondo devono affrontare divisioni e debolezze. Ma la combinazione di divisione e debolezza è un problema d’importanza unica per il governo degli Stati Uniti, a causa del ruolo di leadership globale che esso svolge, dei rischi elevati che l’azione o l’inazione degli Stati Uniti comportano per la pace e la prosperità globali e dell’enorme pericolo che la disunione americana rappresenta.
L’«affievolirsi della democrazia» in vari paesi dell’America Latina è una delle particolari preoccupazioni di papa Francesco oggi. «Penso specialmente a quanto accaduto recentemente in Perù e, in queste ultime ore, in Brasile», ha dichiarato nel tradizionale discorso d’inizio anno al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (9.1.2023). Il pontefice ha messo l’accento sulle «crescenti polarizzazioni politiche e sociali, che non aiutano a risolvere i problemi urgenti dei cittadini».
Ora che papa Benedetto XVI è morto (31 dicembre 2022; cf. in questo numero alle pp. 9. 12. 68), si deve tornare per un istante sul suo pontificato (cf. Supplemento a Regno-doc. 3, 2013). Non fosse altro che per i 10 anni da «papa emerito» che ha vissuto, dopo la sua rinuncia l’11 febbraio 2013, accanto al nuovo papa Francesco.
Con la morte di Benedetto XVI si è conclusa la stagione che da più parti è stata definita «dei due papi». Dal punto di vista canonico non sono mai mancate difficoltà: se non alla rinuncia in sé, e per sé al titolo di «papa emerito» (vera novità del caso), malgrado lo stesso Benedetto XVI abbia più volte e in più modi ribadito che «il papa è uno solo» (riferendosi con ciò a Francesco).
Per scrivere del mio rapporto e dei miei incontri con Joseph Ratzinger / Benedetto XVI, devo scrivere letteralmente di due terzi della mia vita. Le nostre strade hanno continuato a incrociarsi. Ci siamo conosciuti nel 1963, quindi esattamente sessant’anni fa, durante un convegno presso l’accademia diocesana a Stoccarda. All’epoca era già un astro nascente nel cielo della teologia e tenne, cosa a cui ci siamo abituati in seguito, una conferenza brillante sulla dottrina eucaristica.
Il 9 gennaio scorso, ricevendo in udienza il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per il tradizionale saluto d’inizio anno, Francesco ha pronunciato un discorso insolitamente ampio. Non ha dimenticato nessuno, cosa che negli ultimi mesi gli avevano rimproverato alcuni osservatori internazionali. A partire da una rilettura della Pacem in terris di Giovanni XXIII, la prima enciclica sulla pace in termini globali, di cui ricorre nel 2023 il 60o anniversario.
Inutile ripercorrere i fatti relativi al «caso» Rupnik, ormai a tutti noto in molti dettagli (cf. anche Regno-doc. 1,2023,35). Peccato averli saputi così: entrano dentro e lavorano come i tarli nel legno delle menti, della Chiesa, dei fedeli. Qualcuno se ne difende, accusando «i media» e chiudendo gli occhi perché, davvero, quello che è emerso è troppo. Ancora più amaramente si potrebbe dire, tuttavia, che «non basta mai». La violenza e soprattutto l’abuso di potere spirituale è un abisso e ogni volta si rimane attoniti di fronte alla sua profondità.
A volte è molto difficile parlare dei fatti. Perché i ricordi sono frammentari, oppure i punti di riferimento nel tempo sono sfocati. Un buon metodo può essere quello di stabilire una cronologia sintetica, citando le date o i periodi che si ricordano e i fatti corrispondenti. Una terza persona può ascoltarvi e prendere appunti. Questo spesso aiuta a mettere in ordine i pensieri e a individuare le cose essenziali.
In questo mio secondo contributo sulla prassi sinodale nella Chiesa antica, anzitutto esaminerò il ruolo del popolo credente nel corso delle assemblee che alla fine del II secolo si tengono, da parte cattolica come da parte montanista, per disputare sulla verità del credo proposto da entrambe le posizioni.
Dopo il rinvio dello scorso anno, dovuto ai problemi al ginocchio, papa Francesco ha caparbiamente voluto trovare un’altra data per il viaggio in Repubblica democratica del Congo (RDC) e Sud Sudan: due paesi tormentati e dimenticati, che già lo scorso luglio ne attendevano la visita come manna dal cielo, come un segnale forte di vicinanza e sostegno a processi di pace che non decollano e anzi spesso fanno passi indietro. Così, dal 31 gennaio al 3 febbraio papa Bergoglio sarà a Kinshasa, capitale congolese, per poi spostarsi a Juba, in Sud Sudan, fino al 5 febbraio.
Per quanto paradossale possa sembrare, la storia sovietica, e in particolare quella delle repressioni, ci riguarda da vicino, in quanto europei e in quanto italiani.
Il volume Proteggi le mie parole (a cura di S. Bondarenko e G. De Florio, edizioni E/O, Milano 2022) raccoglie 25 «ultime dichiarazioni» di russi e russe perseguitate dal loro governo. In Russia è diritto di ogni imputato a processo pronunciare un’ultima dichiarazione – chiamata «ultima parola» – prima che venga emessa la sentenza. Questa lunga tradizione, inaugurata durante i terribili processi degli anni Trenta del XX secolo e diffusasi nel periodo della dissidenza degli anni Sessanta e Settanta, continua ancora oggi.
Tra le varie novità che, all’inizio del pontificato di Francesco, hanno colpito gli osservatori vi è stato anche il richiamo al valore esemplare attribuito alla figura di Pietro Favre. Si tratta infatti di un personaggio poco conosciuto. Nato a Villaret in Savoia nel 1506, si reca per gli studi a Parigi. Qui condivide la stanza, al Collège Saint-Barbe, con Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, diventando membro del gruppetto che è all’origine della Compagnia di Gesù. Con la morte a Roma nel 1546, il suo ricordo si eclissa dalla comunità ecclesiale.
La tempestività e l’immediatezza della comunicazione digitale spinge la Chiesa a muoversi verso un modo di comunicare più proattivo, consapevole che deve accompagnare, entrare in dialogo ed essere vicina ai fedeli. Il diritto all’informazione ha cambiato marcia con l’era digitale. Concetti come trasparenza, accountability, accesso all’informazione, rapporto bidirezionale tra fedeli e autorità della Chiesa sono dei traguardi culturali sui quali non si può tornare indietro.
Sin dall’antichità il silenzio è stato considerato centrale sia in ambito culturale che in quello più prettamente spirituale: un fenomeno complesso caratterizzato da diverse modalità, a seconda della definizione che ne viene data. Con il suo studio Francesco Zanella offre la possibilità di penetrarlo a livello filosofico e teologico così come venne inteso nell’antichità e nella tarda antichità, in particolar modo tenendo come punti di riferimento le fonti letterarie del mondo classico, delle tradizioni ebraiche, dello gnosticismo e, infine, del cristianesimo.
Puglisi, chi era costui? Domanda più che legittima fino alla sera del 15 settembre 1993, perché don Giuseppe (Pino) Puglisi non si era mai imposto per una prorompente visibilità. Era noto all’interno dei diversi mondi che egli frequentava e senza mai la pretesa o la voglia d’essere uno che attirava l’attenzione.
La «questione francescana» ha costituito tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento un momento significativo nello sviluppo degli studi storici. Lo storico protestante Paul Sabatier aveva affiancato alla sua Vie de saint François – che nel 1893 aveva suscitato ampio clamore perché restituiva un’immagine del Poverello assai diversa rispetto a quella dominante nella francescanofilia ottocentesca – uno studio sulle fonti che avevano sorretto il suo lavoro.
Per la concentrazione di eventi rivelatisi determinanti nella sua storia, il Novecento è con ragione uno dei secoli «della Chiesa». Tra gli eventi, risalta senza dubbio il concilio Vaticano II (1962-1965). A esso la Chiesa deve buona parte della sua «forma» attuale, ma questa continua ricerca «formale» che la contraddistingue – è ciò che intendiamo quando parliamo di «riforma» –, cui il Concilio ha impresso una svolta significativa, resta inconclusa relativamente all’accoglimento degli effetti che l’aggiornamento conciliare ha richiesto.
L’ultimo libro di Andrea Riccardi è uno studio che si focalizza su uno dei periodi più bui del secolo scorso: un tornante tragico contrassegnato dall’avvento dei totalitarismi, dal disastro della Seconda guerra mondiale, dall’immane tragedia della Shoah. Il quadro è composto secondo la percezione che se ne ebbe in Vaticano, in quel complesso e piccolo mondo, dotato di un’indubbia e importante valenza politico-spirituale, che era al contempo sia internazionale sia romano e italiano.
I nevitabilmente lo stato d’emergenza causato dalla pandemia dovuta al SARS-CoV-2 ha determinato un acceso dibattito che ha visto contrapporsi da un lato la politica del bene comune, dall’altro quella relativa al bene individuale, creando una situazione di squilibrio all’interno dello stato di diritto.
La deterritorializzazione degli individui e dei gruppi nell’età digitale rende difficile disegnare una mappa del villaggio globale. Deterioramento dell’ambiente, conflitti sociali, economia di mercato incontrollabile, nuovi nazionalismi, relazioni internazionali instabili ecc. rendono complicato formulare delle linee interpretative affidabili.
Questo studio racconta la storia e la vita interna (in tutti i suoi aspetti, comprese le sue contraddizioni) del Movimento dos trabalhadores rurais sem terra (MST), uno dei movimenti sociali più importanti dell’America Latina, presente in tutto il Brasile e che coinvolge oltre 600.000 famiglie di piccoli contadini.
Incertezze esistenziali e fede inquieta sono alcuni dei caratteri della biografia spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916), nato visconte. Questa antologia raccoglie una scelta di lettere e di meditazioni evangeliche. Un personaggio difficile da definire per il suo stile di vita originale: missionario? Monaco? Eremita? Militare? Esploratore? Filologo?
Su I promessi sposi, il romanzo che «è nella coscienza degli italiani», e su tutte le opere del Manzoni, molto hanno scritto specialisti e critici. Bizzocchi, docente all’Università di Pisa, assume invece il punto di vista di un «lettore appassionato che di mestiere non fa l’italianista ma lo storico». E così nel suo discorso si coglie sin dal primo capitolo, «Latinorum», un modo nuovo di leggere il grande scrittore lombardo.
Strazzari dipana il groviglio delle questioni accennate in maniera circolare: dal particolare della guerra all’universale delle relazioni politiche e internazionali, per ritornare al particolare. Così può mettere a fuoco le forze sociali, economiche, politiche e ideologiche in gioco, lasciando aperto il percorso interpretativo al lettore.
Il filosofo polacco naturalizzato britannico Leszek Kołakowski ha contestato la deriva stalinista, filosovietica, del Partito comunista polacco fino all’espulsione dal partito (1966), la perdita della cattedra universitaria e l’esilio (1968), dapprima verso gli Stati Uniti (Berkeley, Yale), poi verso l’Università di Oxford (Collegio All Souls), dove ha passato gli ultimi trent’anni della sua vita.
Dal 7 all’11 dicembre 2022 presso il monastero di Camaldoli si è svolto il XLII incontro nazionale dei Colloqui ebraico-cristiani, su «La comunità. Identità, leadership, processi decisionali». È un tema fondamentale per le tradizioni ebraica e cristiana per le quali la rivelazione si offre non solo a un singolo ma a una comunità.
Il Giorno della memoria (27 gennaio), quando si libera dalla morsa della ripetizione celebrativa, consente di mettere in luce o di riscoprire piccole o grandi vicende di questo tipo. Una di esse, pur avendo riferimenti più estesi, è collegata in primis alla città di Ferrara.
Da quando, il 5 dicembre scorso, l’Alta corte dello stato meridionale indiano del Kerala ha ordinato alla polizia di garantire la protezione dell’amministratore apostolico di nomina vaticana, è apparso chiaro che nell’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, centro della Chiesa siro-malabarese, si era creato un caso che aveva le caratteristiche di una vera e propria «guerra dei riti».
La canzone Le cose più rare di Cosmo con cui si chiude il film Chiara di Susanna Nicchiarelli è stilisticamente un pugno nello stomaco rispetto al trattamento filologico rigoroso della lingua e dei suoni del film dedicato alla santa d’Assisi. Eppure in questa scelta finale pienamente contemporanea, una sorta di smarcamento, di ribellione, c’è la possibilità di sigillare la narrazione con la promessa – come canta Cosmo – che «forse un giorno ci rincontreremo», dopo la morte che ci spaventa e non sappiamo vivere, dopo il dissolvimento della carne, perché «saremo orizzonti e ci potremo ammirare» e «ci riscopriremo nelle cose più rare».
Le nuove tecnologie hanno conquistato uno spazio sempre più ampio nella vita quotidiana delle famiglie, in particolare di quelle con figli piccoli o adolescenti, che nella fase iniziale e nei momenti più critici della pandemia si sono dovute adeguare per non rischiare di rimanere indietro se non addirittura essere catapultate ai margini della società.
«Qual è la situazione del cristianesimo in Europa oggi? Qual è la posizione storicamente evoluta del cristianesimo nelle così diverse culture e regioni europee? Quanto il suo messaggio è intessuto nella vita delle persone e delle culture del continente? Ci sono indicazioni per lo sviluppo futuro? La vita e l’opera dei cristiani e delle Chiese sono così ben inculturati da poter plasmare in modo sostenibile il corso della storia europea, il destino dei popoli europei e quindi il destino dell’Europa nel concerto dei continenti?». Le domande sull’avvenire della fede cristiana e delle Chiese in Europa sono, scrive Paul Zulehner, le domande tipiche della teologia pastorale, che muove dall’esame di «ciò che i cristiani in rete fanno nella sfera sociale pubblica grazie alla forza del Vangelo di Gesù Cristo loro affidato e come modellano la loro vita e la loro convivenza», nella tradizione del concilio Vaticano II e operando «in situazione», nella dimensione «locale», «contestuale», legata «alla cultura, ma anche alla denominazione». Di qui l’utilità di ripercorrere lo sviluppo della teologia pastorale distinguendolo secondo le diverse aree linguistiche: tedesca, dell’Europa centro-orientale, francese, italiana. La cui prospettiva è quella di favorire l’emergere di una teologia pastorale paneuropea.
L’attuale crisi della Chiesa ha molte cause, ma se la teologia si rimette alla scuola dell’esperienza del Dio di Gesù sorge subito la domanda sconvolgente se la crisi della Chiesa di oggi non sia essenzialmente una crisi di Dio.