Oggi il male minore è aiutare gli ucraini a difendersi; e la nonviolenza è essere presenti come resistenza attiva, ancorché non armata, per aiutarli a sopravvivere. Sono queste le scelte possibili. Il pacifismo che chiede la resa agli aggrediti, che cerca di dare ragioni a Putin per una trattativa indifferente a ogni valore in gioco è un pacifismo finto.
Il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, è stato colto di sorpresa quando il 24 febbraio è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina. «Temevo che la situazione potesse degenerare, ma non mi aspettavo che raggiungesse le proporzioni attuali», ammette. In un’intervista a Vida Nueva, il braccio destro di papa Francesco sottolinea gli «evidenti sforzi» del pontefice a livello diplomatico e spirituale per cercare di porre fine a questo conflitto e ricorda che la Santa Sede «è sempre pronta a offrire i suoi buoni uffici per contribuire al ripristino della pace e alla riconciliazione tra i due paesi».
Attorno a questo tema, che è uno dei più spinosi dell’antichità nel suo complesso, prima ancora sotto i profili filosofico e politico e poi sotto quello strettamente storiografico, è possibile in questa sede solo offrire qualche spunto di riflessione, soffermandoci specie sull’Occidente, più dialettico in materia.
La recente guerra tra la Federazione russa e l’Ucraina ha aperto un dibattito all’interno del mondo cattolico. Con tutta evidenza, siamo davanti a una violazione del diritto internazionale: la Russia è il paese aggressore, l’Ucraina è il paese aggredito. Ma la patente illegalità comporta anche la giustificazione morale di una risposta all’invasione che ricorra alla violenza bellica?
L’attesa svolta nelle politiche europee dell’asilo è arrivata in modo improvviso e drammatico, ma ancora parziale. Ai primi di marzo la Commissione Europea, posta di fronte alla necessità di rispondere all’emergenza umanitaria provocata dalla guerra in Ucraina, ossia all’arrivo di un ingente numero di profughi.
La data del 24 febbraio per molti è uno spartiacque, ormai indimenticabile, su un conflitto che fino a poco prima trascuravano o che proprio non consideravano nella mappa geopolitica. Se in tanti potevano dirsi, quindi, distratti rispetto alla crisi russo-ucraina, non possiamo dire altrettanto del cinema.
La costituzione Praedicate Evangelium, pubblicata significativamente il 19 marzo, a 9 anni esatti dalla cerimonia che ha dato inizio al ministero petrino di Francesco, rappresenta quindi il prodotto di questo processo di riforma, che nel corso del tempo ha conosciuto delle importanti correzioni di rotta.
Qualcosa si muove nella Chiesa cattolica statunitense, che a 9 anni dal conclave del 2013 prova ancora grandi difficoltà a conoscere e riconoscere il pontificato di Francesco.
Nell’indagare la questione della pedofilia in seno al clero spagnolo, il card. Omella, intervistato da El País, ha dichiarato che la Chiesa è ora disponibile ad arrivare «hasta donde haga falta», ossia «fin dove sia necessario», ma resta il dubbio che la pur netta affermazione del presidente della CEE non sia sufficiente a sgombrare il campo da ogni reticenza.
Il 3 luglio del 1992, Bettino Craxi, segretario del Partito socialista, tenne un memorabile discorso alla Camera, in occasione della fiducia al governo Amato. Quel discorso, accolto da un generale e glaciale silenzio dell’aula, ha segnato un passaggio storico dell’Italia. L’uomo che era diventato il simbolo di un regime fondato su un intreccio di finanziamenti irregolari, corruzione, tangenti e faccendieri, mosse il più lucido J’accuse!
Il 2022 è iniziato con segnali provenienti dall’economia reale ancora positivi, seppur in rallentamento dopo un brillante 2021, con una dinamica ancora sostenuta delle esportazioni e con l’occupazione in crescita.
Il legame primordiale fra creazione e incarnazione supera d’un balzo la dipendenza dell’incarnazione stessa dal peccato originale, posizione sostenuta dalla maggioranza dei teologi del tempo di Hildegard e dei secoli successivi. Su questo tema, centrale per la vita della Chiesa, ella non esprimeva peraltro una posizione del tutto inaudita.
Il saggio di Orlando Franceschelli, che si articola in 4 densi capitoli, prende avvio nel 1o capitolo dall’importanza del binomio «pensare e fare», che costituisce il contributo proprio della filosofia per affrontare le sfide del presente.
Il volume sintetizza uno studio quinquennale intorno alle «formazioni reciproche» di religione e urbanità, nella duplice consapevolezza che l’una e l’altra entrano in relazione in quanto «tutto esiste nello spazio e genera, a sua volta, spazio» e che a una religione possano essere associati luoghi tanto materiali (le chiese) come ideativi (il paradiso).
Ho sempre pensato Tina Anselmi come «partigiana della democrazia». La sua vita e le sue battaglie possono essere lette in sinossi con la nostra Costituzione.
La politica attraversa oggi una crisi, dovuta al fenomeno della corruzione e alla grave difficoltà in cui è entrato il sistema di democrazia liberale. Ma la ragione più profonda della crisi va ricercata nei cambiamenti intervenuti, nel breve volgere di anni, all’interno della società.
L’editore Castelvecchi ha compiuto un’operazione intellettuale e culturale d’alto livello ripubblicando il volume di riflessioni sui temi della guerra e della pace e sulle scelte a esse relative da parte di un cattolicesimo desideroso d’essere al centro della cité.
Chi è eretico? In passato furono due le risposte date a questa domanda: quella di Benedetto Croce, per il quale eretico era colui che veniva definito tale dalla Chiesa e quella di Delio Cantimori, che invece identificava l’eretico in chi sceglie (haeresis, significa «scelta») d’esserlo in quanto si ribella a ogni e qualunque comunione ecclesiastica.
La rivoluzione si è letteralmente inabissata e, con essa, sembra essere definitivamente evaporata l’urgenza di una rottura palingenetica, di un’inversione radicale della linearità storica di cui la vicenda rivoluzionaria si fa portatrice. Perché? Che cosa ha determinato questo tramonto?
Il libro s’inserisce in una serie, «Fact Checking: la storia alla prova dei fatti», che la casa editrice sta portando avanti da tempo, in cui s’intendono mettere alla prova dei fatti secondo parametri storici, i temi più complessi ancora dibattuti a livello storiografico.
Il volume recepisce le trasformazioni avvenute in questi anni già «aggiornando» il titolo del libro di Sartori: non più «essere» ma «diventare» teologi, non tanto perché fare teologia sia o debba solo essere il frutto di scelte individuali e consapevoli, quanto per sottolineare la molteplicità e la dinamicità dei percorsi che lo rendono possibile.
Il libro propone un’accurata ricostruzione della prima guerra del Golfo, determinata dall’intervento di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, dopo una risoluzione ONU contro l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein.
L’epistolario di san Francesco di Sales (1567-1622) si compone di 6 volumi in più tomi. È pubblicato d’intesa tra la Federazione dei monasteri del centro-sud Italia e da Città Nuova, nella collana delle opere complete.
È il 2004 e Anna Politkovskaja scrive un libro rivolto a un Occidente che ammira Putin, Berlusconi capofila, e non gli chiede seriamente conto di niente, abbagliato da PIL in crescita vorticosa e da un consenso popolare che le elezioni si ostinano a fissare intorno al 75%. Ma l’esercito è una geenna.
Quello che non abbiamo letto nei bollettini sanitari fa gelare il sangue nelle vene. Ai milioni di morti per COVID-19 dobbiamo aggiungere i 5,2 milioni di minori rimasti orfani in tutto il mondo. Per avere un ordine di grandezza: 5 milioni di bambini sono rimasti orfani a causa dell’AIDS in 10 anni; ora la stessa cifra è stata raggiunta in appena 2 anni di pandemia.
Le elezioni presidenziali del 29 maggio potrebbero risultare storiche, sancendo per la prima volta nella storia del paese, considerato culturalmente conservatore e alleato di ferro degli Stati Uniti nel continente, l’ascesa alla Casa de Nariño di un esponente della sinistra.
Nel corso dei secoli, la carenza di precipitazioni ha portato spesso a forti carestie. Negli ultimi anni, però, per effetto dei cambiamenti climatici, la frequenza di questi fenomeni è aumentata. E le comunità locali non riescono più a mettere in campo forme di resilienza.
Sono trascorsi oltre 1.000 giorni dalla «Pasqua di sangue» dello Sri Lanka, quando una serie coordinata di attentati portò morte e devastazione in diverse località dell’isola, provocando 279 vittime.
Siamo nel tempo della «società liquida», dove la «questione delle istituzioni» e delle loro «mediazioni» viene associata all’aggettivo «autoritario» e «arbitrario». Anche la Chiesa è dentro questo dibattito e, riandando alla lunga e ricca storia della discussione sul rapporto tra realtà visibile e invisibile, emergono gli elementi utili per discernere l’oggi, alla ricerca di un orientamento nel percorso sinodale. Dopo aver quindi passato in rassegna elementi della (variegata) Riforma protestante, della Controriforma di Trento e del Vaticano II (e delle sue questioni aperte), Pierre Gisel, docente di Teologia sistematica all’Università di Losanna, pone la tesi centrale: «La Chiesa non si dà fuori dalla cultura e dovrà resistere a quella tentazione del nostro tempo di essere la realtà resa autonoma e mondiale di un identitario deculturato» e basato su «una rilettura ideologizzata della tradizione da cui proviene». Essa deve essere «eterotopia significativa (…) iscritta in un luogo e determinata nella sua differenza», non s’identifica «in un progetto per il mondo», ma saprà dare valore a «richieste di cui essa non è l’orizzonte, come i riti di passaggio», «luogo di racconto» – a volte «un contro-racconto» – , luogo dove si coltivano pratiche di spiritualità (…) quasi pensate come servizio pubblico per l’umano», «luogo di diaconia attento a urgenze che la società non vede o non vede ancora o di cui non sa come farsi carico».